O

Mettiamo che voglia studiare Flaubert.

Mettiamo che io voglia studiare l'Histoire d'O. Di certo si può studiare l'Histoire d'O, come si studiano le opere di Flaubert o magari di Stendhal. Ma come si studiano Flaubert e Stendhal? Che cosa dovrei fare? Forse dovrei incominciare col chiedermi come voglio studiare l'Histoire d'O. Ecco come...

L'Histoire d'O come rêverie

Nous ne sommes qu'un lecteur, qu'un liseur.

L'uomo è un animale che attribuisce molta importanza ai propri sogni ed alle proprie fantasticherie. Ora li considera la parte più nobile di sé ora la più volgare, ma quasi mai legge i propri fantasmi per quello che sono: cioè fantasmi, ed anzi spesso si ingegna di realizzarli quasi a provarsi che non si tratta di sogni. In una parola, le opinioni dell'uomo intorno ai propri sogni sono anch'esse dei sogni.

O, nous est-it dit, existe littéralment comme incarnation du fantasme de son amant: tu - es - à mon idée.

La vita è sogno. La vita è sogno, il sogno di un sogno e quando ci si sveglia è ormai troppo tardi, il sogno e la vita sono ormai svaniti. Siamo vissuti realizzando il nostro sogno , senza conoscerlo e senza saperlo.
La scrittura altro non è che un modo per conoscere il nostro sogno e forse un modo per realizzarlo, per trasformare il sogno in realtà. Sempre che la realtà non sia già il nostro sogno.

Qui est Pauline Réage? Est-ce une simple rêveuse, comme il en est. Est-ce une dame d'experience, qui a passé par là?

Io non so, né voglio sapere chi è Pauline Réage: Io sono un lettore, meglio un leggitore. So che l'Histoire è un sogno, conosco quel sogno, perché esso è fatto di parole, parole già udite. Ma tutti i sogni sono fatti di parole e si possono leggere. Il sogno di Pauline Réage è preciso, rigoroso nel suo svolgersi, spietato nelle sue conclusioni e questo rigore e questa spietatezza ci convincono che non si tratta del ricordo di una dama d'esperienza. Nel ricordo tutto si smorza e si affievolisce, si trasforma, mentre nell'Histoire è tutto presente.
L'Histoire non ha la struttura narrativa delle memorie di una prostituta. L'Histoire è un atto di prostituzione, non il ricordo di esso, la sua rievocazione. O meglio, non è improbabile che Pauline Réage abbia provato o subito quello che ha provato o subito O - per pura predilezione personale preferisco immaginare che sia così - ma non è per descrivere la propria vita reale che è stata scritta l'Histoire d'O.
Non c'è nessun motivo di raccontare la propria vita, la vita si vive non si scrive. E ridicolo pensare ad esempio che le autobiografie siano il racconto della vita reale di chi le ha scritte. Eppure l'Histoire ci narra qualcosa di reale. Non dubitiamo neppure un istante della esistenza di O, di donne come O e di uomini come Sir Stephen. Chi non sogna di possedere una Justine - dice Paulhan... - già, chi non sogna di essere una Justine... ecco! E' questo , si forse è questo che ci fa sentire, che ci fa dire che l'Histoire d'O è reale ancor prima di averne le prove sensibili. La realtà dell'Histoire d'O è nel nostro sogno, è il nostro sogno... e della realtà dei nostri sogni noi non dubitiamo punto.

Per questo scriviamo.

L'Histoire d'O come fantasia sadico-anale

L'Histoire d'O è come abbiamo detto un sogno o se preferite una fantasia, comunque è un sogno o una fantasia sadico-anale per usare una espressione del gergo psicoanalitico ormai entrata nell'uso comune.

Che l'Histoire d'O possa essere letta così, anche così, non ci sono dubbi. I simboli sadico-anali: la frusta, le catene, l'ano ( le reni come pudicamente dice Pauline Réage) sono i reali protagonisti del racconto. O non è che un segno un simbolo, che incarna e racchiude tutti questi significanti e la narrazione, la storia, non è che lo svolgersi con rigore geometrico al modo dell'Etica di Spinoza, di questi significanti fino alle loro conseguenze ultime come se si trattasse della dimostrazione di un teorema.

Per andare ancora oltre nell'usare la terminologia di questi pazzi che si esprimono nel mondo esercitando l'ostetricia dell'anima, si può definire l'Histoire d'O come la narrazione ovvero la plastica rappresentazione del mondo fantasmatico dell'ossessivo, di un ossessivo donna, dato per certo che Pauline Réage è donna

Peraltro è noto che la nosologia psichiatrica assomiglia a quei bestiari seicenteschi, nei quali in una singolare mistura di realtà e fantasia venivano accomunati animali reali, mostri e animali mitologici. Sono notissimi due di questi animali mitologici - l'uomo dei lupi e l'uomo dei topi - descritti da Sigmund Freud in due celeberrimi racconti ovvero casi clinici.
E qui faccio una digressione per notare come ormai la forma narrativa del caso clinico abbia assunto dignità letteraria e non sia lontano il giorno in cui anche questo genere letterario avrà consacrati i suoi capolavori come il genere picaresco, il giallo, il romanzo rosa, la tragedia... ... ed appunto il romanzo erotico.

Comunque sono evidenti le analogie fra i due racconti di Freud e l'Histoire d'O, tanto da far sorgere il sospetto che l'autrice dell'Histoire d'O possa aver plagiato l'immortale romanziere viennese. Non è così naturalmente, ma da questa concordanza abbiamo una prova indiretta della sincerità dei fantasmi creati dall'immaginazione di Pauline Réage o viceversa abbiamo una prova che nella mente di Sigmund Freud non vi erano più idee deliranti di quante non ve ne siano correntemente in ciascuno di noi. Abbiamo una prova della sincerità, se non della realtà di queste mitologie

Mitologie

1. La preparazione e la dilatazione

jacques ha ragione è troppo stretta bisogna allargarla

Le reni di O sono troppo strette, sono chiuse, e per l'uso che se ne vuole fare è necessario prepararle dilatandole. L'anello di carne, lo sfintere, che le chiude deve essere divaricato permanentemente affinchè non si opponga alla penetrazione.
René acconsente a ché si provveda allo scopo. Fra le reni di O vengono introdotte delle aste di ebanite modellate ad imitazione del sesso virile eretto ed ogni giorno le aste di ebanite vengono sostituite con aste di dimensioni sempre maggiori.
Le aste di ebanite forzano e distendono l'anello di carne, impedendogli di richiudersi, finché non sia divaricato permanentemente e non sia aperto a sufficienza da permettere una comoda utilizzazione di quella via da parte del membro virile.

Fin qui l'Histoire; analizziamo ora il contenuto di questo mito, poiché di mito si tratta.

Le reni di O devono essere preparate, O stessa il suo corpo deve essere preparato. La preparazione è una forma di mediazione che l'uomo introduce fra sé e la cosa, attraverso un'idea riflessa. Chi dice mediazione dice dialettica. L'uomo ha imparato ad introdurre fra sé e la cosa un intermediario, un mezzo per raggiungere la cosa anche quando gli sarebbe negata dalla sua fisicità. La preparazione, l'idea riflessa, richiamano alla mente qualcosa di innaturale di antifisico.
Attraverso il corpo di O, le sue reni aperte viene realizzata una idea riflessa. Nessuna donna deve essere preparata per ricevere l'uomo, per svolgere il suo ruolo di donna; essa è naturalmente in grado di ricevere qualsiasi uomo senza alcuna preparazione. La vagina è un ricettacolo virtuale in grado di adattarsi al pene non appena vi sia penetrato, qualsiasi sia la dimensione del pene e della vagina stessa.

L'idea riflessa ( dialettica) realizzata attraverso la dilatazione delle reni di O è la trasformazione dell'ano in vagina.Ma al contrario della vagina l'ano non è una cavità è uno sfintere, cioè un muscolo circolare che ha la funzione di chiudere l'orifizio terminale del canale alimentare. Quindi esso si presenta naturalmente chiuso, senonché la percezione della potenziale cavità dell'ano precede la percezione della cavità della vagina. Si tratta di una percezione mediata, sociale, è l'altro che mi fa percepire come bucato, è la madre. (Sartre - L'essere e il nulla )
Questa percezione infantile spiega le caratteristiche mitologiche della percezione dell'ano e l'idea che esso possa trasformarsi attraverso la dilatazione in un organo cavo, la vagina appunto.

2. La deflorazione

Nel congedarla le fece osservare che ciò che aveva sparso in lei, nell'uscire da lei a poco a poco si sarebbe tinto del sangue della ferita che le aveva fatto.

Dopo averle ripetutamente e brutalmente forzate le reni sir Stephen fa notare ad O che quello che ha versato in lei, nell'uscire sarebbe tinto di sangue. E quando O si lava l'asciugamano passato fra le reni si tinge di rosa.
Questa descrizione che ho deliberatamente reiterato evoca subito alla mente il lenzuolo macchiato di sangue esposto alla finestra la mattina dopo la prima notte di nozze come segno tangibile della verginità della sposa. L'analogia è evidente Sir Stephen deflora O il giorno in cui ella gli viene formalmente consegnata da René.

O le appartiene - aveva risposto René - O sarà felice di essere lacerata

Infatti Sir Stephen violenta O, provocando la lacerazione delle sue reni, come per affermare il proprio possesso. Le reni che O offre a Sir Stephen sono illibate e l'asciugamano macchiato di sangue ne è la testimonianza. Noi però sappiamo che materialmente le reni di O non sono affatto vergini perchè Sir Stephen ed altri hanno già usato di quella via resa in breve tempo così larga dalle aste di ebanite e siamo portati ad attribuire ad una logica non aristotelica la lacerazione che le reni di O subiscono.

mi vuoi rovinare per sempre? che vergogna: Sanguinerò. Ho perso un'altra verginità...

Sembra da quanto fin qui detto che la deflorazione anale non sia meno reale della deflorazione dell'imene. Vediamo i motivi che sono all'origine di una tale mitologia, posto che di una fantasia si tratta per ovvi motivi.

Qualche volta nel caso di amplesso compiuto su giovani non predisposti psicologicamente all'atto per vincere la resistenza dello sfintere contratto(lo sfintere è un muscolo non una cavità) è necessario che l'inseritore eserciti una certa violenza nel compimento dell'atto, questa provoca facilmente la lacerazione della mucosa anale con conseguente gemizio di sangue e dolore lacerante avvertito dall'inserito.

La presenza di sangue e dolore durante i primi amplessi sono all'origine dell'idea di deflorazione, quale che sia la cavità copulata. L'idea che lo sverginamenato comporti la presenza di sangue e di dolore e viceversa che la presenza di sangue e dolore comporti la deflorazione è semplicemente una traslazione dalla vagina alle reni, secondo la legge per cui quello che accade a uno deve accadere all'altro.

Questo dice ancora una volta come i due fori siano considerati omogenei. Riprova si ha nella identificazione dell'ano con la vagina compiuta presso molti omosessuali, per cui l'atto omosessuale è la riproduzione simbolica dell'atto omosessuale.

Ma, come si è già detto, esiste un solo buco, di cui tutti gli altri buchi possono essere soltanto il simbolo ovvero la negazione. Poiché il simbolo è la negazione della cosa, la sua sostituzione con qualcosa di meno minaccioso e pericoloso. Quindi la deflorazione anale sventa - non mima - lo sverginamento. Beninteso sempre che lo sverginamento sia la castrazione.

3. Una teoria dei buchi

Nell'Histoire d'O ci viene proposta una teoria della sessualita con le sue leggi ed i suoi postulati. Ogni teoria della sessualità è in qualche modo una teoria dei buchi. Sarte nell'ultimo capitolo de L'essere e il nulla dice - Innanzi tutto il sesso è buco - ed ha ragione, la sessualità è null'altro che il modo con il quale ciascuno definisce il proprio rapporto col buco. Come sto io di fronte al buco? La sessualità umana è la risposta concreta a questa domanda e ciò spiega come esistano modi diversi di vivere la sessualità: ogniuno ha la sua risposta anche se la domanda è la stessa per tutti.

Qualcuno ha detto che la nevrosi ossessiva è una teoria dei buchi, ma meglio si potrebbe dire che la nevrosi ossessiva è una teoria dei buchi che vuole costituirsi come la teoria dei buchi possibili. Si veda ad esempio Juliette di Sade.

Anche nell'Histoire siamo in questo ambito.

L'Histoire d'O come metamorfosi

La metamorfosi, la trasformazione, è una delle ermeneutiche possibili di un testo letterario. La parola scritta è intimamente legata all'idea di metamorfosi, alla possibilità cioè della trasformazione. Solo nella parola scritta viene realizzata una metamorfosi impossibile nella realtà. Fuori di essa abbandonarsi al fantasma della metamorfosi significa entrare nel regno della follia e della morte.

Una applicazione sistematica del concetto di metamorfosi alla interpretazione dell'opera letteraria è stata data da J.P.Sartre nelle tre monumentali monografie su Baudelaire, Genet, Flaubert. Si tratta in verità di una unica opera,unico è il tema e unico lo svolgimento.

Intendere un testo letterario come metamorfosi sott'intende la seguente domanda:

chi debba essere Gustave Flaubert per aver avuto, nel campo dei possibili, la possibilità di ritrarsi come donna. La risposta prescinde da ogni biografia in quanto il problema potrebbe porsi in termini kantiani - a quali condizioni la femminilizzazione dell'esperienza è possibile?

Fermiamoci qui e riformuliamo la domanda nel modo che segue - chi debba essere Pauline Réage per aver avuto, nel campo dei possibili, la possibilità di ritrarsi come donna, quella donna. Ovvero in termini kantiani - a quali condizioni la mascolinizzazione dell'esperienza è possibile? - Le parafrasi non sono mai di buon gusto ma non potevo farne a meno.

Un libro è il prodotto di un altro me diverso da quello che manifestiamo nelle nostre abitudini, nella società, nei nostri vizi.

A questo altro me che scrive - dice Proust contro la critica di Sainte-Beuve - si può pervenire soltanto ricreandolo in noi, cioè scrivendo e non mai cercando nella biografia di chi scrive il movente della scrittura.

Così anche Sartre sempre in Questioni di metodo poco oltre precisa - sia chiaro, l'opera non rivela mai i segreti della biografia, può essere semplicemente lo schema o il filo conduttore che permette di scoprirli nella vita stessa - quindi se dovessimo esaminare la biografia di Sartre (cosa che non vogliamo fare) alla luce delle sue letture di Baudelaire, Genet e Flaubert dovremmo partire dalla constatazione che oggetto del suo interesse sono uomini molto femminili e non ci stupirebbe più di tanto ritrovare in Simone de Beauvouir una donna molto maschile.

Ma, sia chiaro, che la vita di Flaubert sia illuminata da Madame Bovary o che la vita di Sartre sia illuminata da L'idiota di famiglia è cosa che non ci riguarda punto. Come non ci riguarda la vita di colei che si cela sotto lo pseudonimo di Pauline Réage. Qui non è in gioco la biografia, il biografismo lo lasciamo ai curiosi, a coloro i quali, cioè, non vogliono sapere! Mi auguro anzi che non esisteranno biografie di colei che ha scritto l'Histoire d'O, come è possibile scrivere la biografia, narrare la vita di qualcuno che non esiste, che ha il corpo di un altro!

Madame Bovary non è mai esistita eppure ha scritto un romanzo che appunto si intitola Madame Bovary e narra la sua storia, la storia che ella si è data fra le innumerevoli possibili; le si farebbe un torto ad identificarla con Flaubert, è Flaubert che è Madame Bovary, non è Madame Bovary che è Flaubert.

Quindi che Pauline Réage sia uno pseudonimo mi va benissimo, il senso del testo letterario come metamorfosi è qui; è noto che l'autore del Don Chisciotte è un tale Benengeli, l'autore della Nausea non è Sartre, Proust ha scritto sedici volumi di appunti per un romanzo che in verità non ha mai scritto, è Shakespeare stesso a dirci che l'autore dell'Otello è Jago, e cosi via si potrebbe continuare...
Lo pseudonimo è soltanto un gioco... ...no è che

i bei libri sono scritti in una sorta di lingua straniera. Sotto ciascuna parola ognuno mette il suo senso o almeno la sua immagine...
Io è l'altro
chi sono io se non la parte di un'altra persona
Io sono colui che parla... ...l'altro

Lo pseudonimo, questa affermazione di assoluta autografia che si manifesta nella ripulsa a dare il proprio nome a ciò che si è scritto avrà pure un senso? Un senso che non si può racchiudere negli eventi di una biografia! Citiamo ancora Sartre

l'opera come oggettivazione della persona è più completa e totale della vita pur radicandosi in essa e illuminandola trova la spiegazione più totale solo in se stessa

Già, chi parla, non è qualcuno che possa essere racchiuso nella mia biografia, e neppure il mio gesto di scrivere è qualcosa che riguarda la mia biografia, la mia vita: ne è se mai la negazione.

Ancora. Forse è soltanto casuale che Picasso e Celine abbiano scelto il nome della madre come pseudonimo, ma io non lo credo...

il nome che mi identifica perchè sia veramente mio, deve essere quello che ha portato (un altro) mio padre.

Quando cito Alphonse de Waelhens non cito Alphonse de Waelhens, sia chiaro. Se così è, e non ci sono motivi perchè così non sia, lo pseudonimo non è il nome che ha portato mio padre. Lo pseudonimo non è il nome che ha portato mio padre... ...o forse lo è troppo!

C'est que Amiel n'avait point l'air d'une demoiselle
Un uomo che si maschera o si ammanta dietro uno pseudonimo, si rifiuta a noi. Ecco perché ne diffidiamo e tentiamo di smascherarlo.

Se l'intenzione di Stendhal fosse quella che pensa Starobinski, di rifiutarsi e nascondersi al nostro sguardo, Stendhal commetterebbe un'ingenuità. La maschera sotto cui si cela e si nasconde invece di allontanare il lettore dalle sue tracce lo stuzzica, lo invita, lo provoca a smascherarlo. Ma come la fanciulla che rinnova il suo abito ogni volta che si reca al convegno amoroso perchè l'amante abbia sempre il desiderio, la curiosità di vedere cosa c'è sotto il vestito, così lo scrittore che si cela vuoleche si guardi dietro la maschera. Dice Pierre Angelique:

Che delusione stare qui a giocare con le parole, prendere a prestito la lentezza delle frasi quando debbo mettermi a nudo. Se nessuno riduce alla nudità quello che dico, restringendo il rivestimento e la forma, avrò scritto invano.

Lo scrittore pseudonimo rifiutandosi lascia intendere che vuole darsi. Noi lettori, siamo curiosi e vogliamo vedere cosa c'è sotto... invero sappiamo bene cosa nasconde il vestito, cosa c'è dietro la maschera, ma questo gioco della maschera e del vestito ci piace, ci stuzzica, ci cadiamo sempre. E quando crediamo di prendere... siamo presi!

Lui, ce n'etait pas Raoul.
Elle, ce n'etait pas Marguerite

Lui non era lui Lei non era lei Comunque erano proprio bene accoppiati. Non si sa mai con chi si parla (Pauline Réage) nè tanto meno con chi ci si sposa!

Mi sto abituando all'idea di considerare ogni atto sessuale come un processo nel quale sono coinvolte quattro persone

E' proprio necessario che quello che segue spieghi quello che precede, o viceversa che quello che precede spieghi quello che segue? Già se non fosse che tutto è maledettamente legato e non si può non dire semplicemente.

L'Histoire d'O come romanzo erotico

L'Histoire d'O è un romanzo erotico o pornografico se preferite, essendo la distinzione inessenziale alla cosa, cioè un genere letterario minore destinato ad un lettore a priori non universale, ma definito. Invero quanto ai suoi moventi ultimi è assai arduo e del tutto arbitrario distinguere il testo, letterario o meno, secondo i fini. Probabilmente si potrebbe leggere tutta la letteratura come motivata - a scopo erotico - ma per convenzione, per comodità, qui ammetteremo la letteratura erotica, quella deliberatamente erotica, come autonoma e retta da leggi proprie.

Il testo erotico ha nel suo statuto, se così possiamo chiamare le regole che presiedono alla scrittura, il fine dichiarato di eccitare l'immaginazione sessuale del lettore in modo diretto e non mediato come ad esempio nel testo letterario (di piacere) con descrizioni di attività pensieri ed immagini che il lettore deve percepire come eroticamente eccitanti.

Il testo erotico si fonda sulla regola generale che il piacere è una cosa che ho in comune con un altro, cioè che il mio piacere è il piacere dell'altro e l'eccitazione dell'altro è la mia eccitazione. Ma diversamente che nel rapporto sessuale nella letteratura la comunanza del piacere, ciò che rende la letteratura possibile, passa attraverso un fondamentale narcisismo. L'altro sia esso lettore o scrittore è virtuale. Il corpo dell'altro non è presente alla scrittura lettura, ma semplicemente ne viene data la rappresentazione oggettivata come corpo erotico. Il corpo dell'altro è virtuale, ma non può non essere presente. Cioè si scrive e si legge per qualcuno che pur non essendo presente con il corpo c'è.

Ovvero la semplice narrazione della copula non è sufficiente ad evocare il mio desiderio, è necessario affinchè io mi ecciti, abbia il desiderio dell'altro, che l'altro , chi scrive, mi mostri il suo desiderio. Chi scrive deve mostrarmi che io sono la sua eccitazione, il suo desiderio, egli deve cioè crearmi in quanto altro.

Degli uomini non mi piace quello che mi fanno, ma quello che io faccio loro.

La letteratura erotica è letteratura per uomini, non esiste il corrispettivo femminile del testo erotico. Probabilmente ne esite una ragine intrinseca al testo erotico. La donna non gode di quanto viene rappresentato nella scena del testo erotico. Ma che cosa viene rappresentato nel testo erotico? Già basterebbe sapere se il testo erotico mima la scena primaria.

Un giorno una ragazza innamorata disse all'uomo amato: potrei scrivere anch' io di quelle storie che vi piaccionotanto.

La letteratura erotica è scritta da donne per uomini o almeno la donna ha una naturale disposizione alla letteratura erotica certamente più di quanta non ne abbia la poema epico o alla tragedia. Anche in questo vi è qualcosa di intrinseco al testo erotico.

L'Histoire d'O è stato scritto da una ragazza innamorata per l'uomo amato, è il prolungamento della seduzione compiuta non con il corpo reale ma con il corpo erotico virtuale. Non vi è nulla di più naturale, la seduzione è condizionata dal corpo erotico virtuale più di quanto non lo sia dal corpo reale. Pauline Réage mostra all'amante cosa egli ama, gli mostra lo specchio...il godimento della donna passa attraverso l'eccitazione dell'uomo, ne è condizionato e ne è condizione.

Si spiega meno perchè gli uomini scrivano romanzi erotici...

Il m'enconne jusqu'à la matrice et m'inonde des preuves non équivoques de l'extase qu'il vient de goûter

Chi è Sade? Sade è un grande scrittore, uno scrittore che si fa enconner, engorger, enculer...si Sade è una grande puttana!

e se occorresse classificarlo ad ogni costo, sarebbe fra gli autori che vi castrano (Montaigne)

Ma Sade è anche il fondatore di ogni erotica possibile (Barthes) la sua vuole essere una teoria dei buchi complessiva. Si può paragonare Sade a Macchiavelli il fondatore di ogni politica possibile. Macchiavelli aveva fallito nell'esercizio del potere, Sade fallisce nella pratica del libertinaggio. Entrambi si vendicano con la parola. parlano su ciò di cui non si deve parlare. Macchiavelli smaschera il fondamento del potere, scopre gli altarini (Gramsci) fa vedere cosa c'è dietro, parla al Principe perché il popolo intenda. Sade scopre il fondamento dell'Eros e smaschera il sadismo del potere, gli mostra lo specchio (Lacan). Parla al carnefice perché vittima intenda.

Quelli che ammirano Sade sono truffatori - capisci ?- truffatori

L'Histoire d'O come figura del rapporto servo-padrone

Qui à apris a mourir, il à desapris a servir. Le scavoir mourir nous afranchit de toute subjection et contrainté.

Si dice che Hegel abbia scritto la Fenomenologia dello Spirito per non impazzire: E c'è chi ha letto il capitolo della Fenomenologia sull'autocoscienza in parallelo con l'interpretazione freudiana del mito di Edipo. Questa lettura che ha un fascino e certamente contiene del vero, può servire a comprendere meglio sia Freud che Hegel e forse può servire anche ad altro.

Non credo sia utile né proficuo cercare la letterale corrispondenza delle due esposizioni, si rischierebbe di cimentarsi con un letto di Procuste da cui si uscirebbe inevitabilmente a mal partito. E' più utile andare direttamente alla Cosa. Per parlare occorre necessariamente andare alla Cosa, non ci sono altri mezzi. La cosa di cui qui si parla è la Morte ovvero la Libertà.

"O Critone io son debitore d'un gallo ad Esculapio" Queste ridicole e terribili ultime parole significano per chi abbia orecchie: " O Critone la vita è una malattia!" è possibile ? un uomo come lui, che ha vissuto lieto e da soldato alla vista di tutti, quest'uomo era un pessimista!

Se quanto afferma Nietzsche è vero, e non ci sono dubbi che le parole di Socrate sott'intendano " O Critone ringrazia per me Esculapio che da questa malattia mi ha guarito" Guarito, certo, quindi Socrate era ottimista! la morte come guarigione dalla vita! né si vede come Socrate pensasse, se non per ischerzo, ad un'altra vita, magari eterna, se riteneva la vita una malattia.

Dice Kierkegaard - Un bel giorno si muore e di colpo si diventa eterni - ma il senso è lo stesso.

L'abbiamo detto con Freud, il grande passo è rinunciare all'immortalità vitale del desiderio, di accettare la morte del padre e la propria morte: E' questo precisamente che fa il padrone.
Pensare in accordo con la verità significa impegnarsi ad esistere in accordo con la verità ( in Platone i concetti estremi che illustrano tale rovesciamento sono la morte come principio della vita del filosofo e la liberazione violenta dalla caverna).

Non è casuale che all'inizio della filosofia di Platone, che poi è l'inizio del pensiero occidentale siano i libri sulla morte di Socrate. E' la morte il principio della filosofia e da essa si dipartono tutte le vie del pensiero. Quelle buone e quelle false, perchè vi sono strade vere e strade false, ma tutte buone. Anzi direi che impegnarsi a parlare significa impegnarsi a mentire, a non dire...

Racconto senza raccontare, parlo senza dire, lascio inespresso eppure tu capisci! Come è possibile tutto ciò?

Roland Barthes dice di non capire e di non condividere nulla di ciò che dice Bataille eccetto quando parla della morte. Allora va bene anche tutto il resto. Sembra che funzioni proprio così.

Ciò c'ha esser convien sia
Chi vuol esser lieto sia
di doman non c'é certezza

Gli amanti di Roissy

L'Histoire d'O si apre con la scena replicata di una ragazza condotta dal proprio amante in un luogo sconosciuto. Cosi iniziano anche le fiabe

Il suo amante conduce un giorno O a passeggiare in un quartiere dove essi non vanno mai...

Quel luogo si rivelerà un bordello, dove la ragazza viene prostituita con il consenso e per il volere dell'amante. Non esistono altri motivi dell'azione, sappiamo solo che una ragazza, di cui non conosciamo neppure il nome è condotta in un bordello dal desiderio del proprio amante.

Roissy è un bordello non vi sono dubbi, è pacifico.Sempre che un bordello sia un bordello e non sia invece un convento, il Castello di Silling, il Castello di Kafka o magari l'Abbazia di Thélème. Ma un bordello potrebbe essere tutto questo e non ci stupiremmo più di tanto. Comunque è chiaro che Roissy non è un comune bordello, anche se è un bordello ben reale, al contrario di Silling o di Thélème che sono utopie. Roissy non solo è reale ma esiste, viene realizzato.

Non solo: Roissy è una metafora, una metafora del potere. Si può leggere nel Castello di Silling la metafora del potere come ha fatto Pasolini, ma Silling non è reale e neppure realistico come non è realistico il Castello di Kafka anch'esso chiara metafora del potere. Eppure la lettura di Pasolini e di quanti leggono il Castello di Kafka come metafora della realtà non ci convincono. Silling è come il Castello di Kafka una metafora rovesciata, il potere non vi si riconosce e Salò viene bruciato come erano state bruciate le opere di Sade.

Il punto è questo Silling non è una metafora è il potere , è la cosa stessa e ridurlo a metafora è un chiamarsi fuori mentre ci siamo tutti dentro!

Roissy invece è una metafora, il potere la cosa a Roissy è solo riflessa e proprio per questo il potere vi si riconosce. L'Histoire viene realizzata, riprodotta, direi esaltata dal potere. Il potere ama i ruoli definiti ed immutabili. Le converse di Roissy non si trasformeranno mai negli uomini che le possiedono, mentre invece il carnefice di Silling è vittima egli stesso della sua crudeltà. La ghigliottina che ha mozzato il capo a Hebert è la stessa che ha ucciso Luigi XVI e Robespierre. Ma il potere non ha proprio nulla da temere da Roissy? Quale potere ama identificarsi con Roissy?

La sacralità del bardello.
Il bordello è il luogo dove il desiderio sessuale è sacralizzato. Il bordello è un luogo sacro, dal tempo delle civiltà più antiche è sempre stato accanto al tempio, quasi una sua dipendenza. Forse per questa vicinanza si è sacralizzato o forse le popolazioni antiche sentivano il bordello ed il tempio legati da una comune matrice e per questo li costruivano uno accanto all'altro. Nel bordello vi è qualcosa di rituale, l'atto sessuale diviene un rito esso stesso. Anche il bordello come il tempio richiama il coltello del macellaio ed il sangue necessari affinché il rito abbia il suo compimento.

Il bordello ovvero dell'educazione

La scuola, anche la scuola nasce nell'antichità come una dipendenza del tempio ed alla scuola è legato il tramandarsi della legge. L'educazione è null'altro che il riprodursi della legge. Roissy è una scuola, forse un collegio giansenista o pietista ed a Roissy O apprende la legge.

Preparava e sorvegliava il fuoco, versava e offriva il caffè, i liquori, accendeva le sigarette, sistemava i fiori e piegava i giornali come una ragazza qualsiasi nella casa dei suoi genitori.

L'educazione di O è sadica e naturale ad un tempo, comunque non diversa dall'educazione di una qualsiasi ragazza nella casa dei suoi genitori.

Il sadico non cerca di sopprimere la libertà di quello che tortura, ma di costringere la libertà ad identificarsi liberamente con la carne torturata.

L'educazione che O riceve a Roissy consiste proprio nella costrizione ad identificarsi liberamente con la propria carne torturata, ma questo avviene con naturalezza. La caratteristica dell'educazione di Roissy è appunto la naturalezza. A Roissy o riceve l'educazione conforme alla propria natura, e la natura della donna è l'essere liberamente sottomessa

La donna vuol essere presa ed accettata in proprietà, vuol concedersi nell'idea di possesso di cosa posseduta e di conseguenza esige qualcuno che prende. L'amore è dedizione dell'anima e del corpo,senza riserva e senza ritegno, anzi con vergogna e paura al pensiero di una dedizione legata.

Già, queste sono fantasie maschili! ovvero di uomini che si rappresentano come donne... ...avete dimenticato che O è un uomo che si rappresenta come donna? Avete dimenticato che Pauline Réage è una donna che si rappresenta come uomo? I conti non tornano, non tornano...

Sir Stephen

Senza dubbio tutto sarebbe stato più semplice se a Sir Stephen fossero piaciuti i ragazzi e O non dubitava affatto che René, al quale non piacevano affatto, avrebbe tuttavia accettato con passione di sottostare alle minime e più esigenti richieste di Sir Stephen. Ma a Sir Stephen non piacevano che le donne.

Ma a Sir Stephen non piacevano che le donne... e nelle donne solo quello che hanno in comune con gli uomini...
Ovvero Sir Stephen esorcizza l'esistenza della donna riportandola a quanto essa ha di maschile, ma forse questo è anche quanto fa la civiltà occidentale, e forse è questo il desiderio stesso della donna, di O almeno.
Quello che O cerca in Sir Stephen non è ciò che la rende pienamente donna, ma ciò che la fa uomo: è per questo che acconsente alle minime e più esigenti richieste di Sir Stephen, perché non mettono in questione il suo essere donna.
O adempie al suo ruolo femminile, provoca la detumescenza all'uomo, castra Sir stephen, senza che venga messo in questione il suo essere bucata. La castrazione è esorcizzata e questo va bene a O come a Sir Stephen.
In verità Sir Stephen non ricava da O nulla che non potrebbe ricavare da un ragazzo. E se a Sir Stephen piacessero i ragazzi probabilmente René sarebbe al posto di O, ma visto che così non è, O diventa il mezzo attraverso cui René si dona a Sir Stephen. Le reni che O offre a Sir Stephen, quelle stesse reni di cui René non ha mai usato ed ora sono concesse a Sir Stephen e di cui egli si impadronisce con violenza sono le reni di René.

La donna è da sempre il mezzo attraverso cui gli uomini si scambiano qualcosa. 

La prostituta ad esempio, ed O a Roissy viene prostituita, è il corpo di un uomo offerto ad un altro uomo. Si potranno trovare, perché no, ragioni economiche alla prostituzione, ma difficilmente la si comprenderà se si ignorano le sue ragioni simboliche.

Ma anche il matrimonio rappresenta nel suo significato più antico uno scambio fra uomini in cui la donna è l'oggetto dello scambio, il pegno di sé lasciato all'altro uomo.

Le reni sono dunque il luogo della trasformazione, della metamorfosi simbolica, e questo capitolo è una metafora della trasformazione, di una delle trasformazioni possibili alle quali O viene sottoposta. La trasformazione in uomo. O è trattata allo stesso modo di un ragazzo, in luogo di un ragazzo e può sognare di essere un uomo.

Anne Marie e gli anelli

Si potrebbe intitolare questo capitolo - Anne Marie e la castrazione - sempre che la castrazione sia la castrazione...

Ai giorni nostri quando si vuole impedire ad una giovane cavalla di procreare le si inserisce nelle grandi labbra un anello di ferro o di rame argentato che tiene congiunte le parti ostacolando l'avvicinamento dello stallone, senza perciò impedire l'evacuazione naturale: si faceva altrettanto con le giovani donne salvo la diversa forma e dimensione dell'anello

Sir Stephen conduce O presso una donna, probabilmente lesbica che vive in una sorta di gineceo circondata solo da ragazze che gli uomini le consegnano. E' a questa donna, Anne-Marie che Sir Stephen affida il compito di infibulare e marchiare O. Come si fa con le cavalle. Si tratta di una sorta di preparazione a cui O deve essere sottoposta. Ancora una volta O deve essere trasformata, resa diversa da quello che era. Il modello è ancora una volta quello di Roissy, anche a Roissy O è stata preparata, i suoi orifizi sono stati aperti e allargati. Ma la preparazione che Anne Marie compie sul corpo di O è ben diversa: a Roissy O viene aperta, ogni suo orifizio viene reso disponibile alla penetrazione del fallo ed al godimento, è ridotta ad una serie di buchi, cloache che grondano umori. Al contrario Anne Marie sigilla il corpo di O, chiude quello che a Roissy era stato aperto.

O subisce l'infibulazione. Nelle labbra della vulva, quelle esterne, vengono inseriti degli anelli di metallo piuttosto grandi, che se uniti fra di loro impediscono il congiungimento. Il sesso di O è chiuso, viene chiuso, può essere chiuso a discrezione di Sir Stephen. Ma anche le reni che con tanto impegno sono stare rese accessibili a tutti, vengono simbolicamente sigillate con il marchio a fuoco delle iniziali di Sir Stephen sulla carne delle natiche. Dopo la marchiatura solo chi avrà accesso al nome potrà usare quella via. Il marchio impresso a fuoco nella carne è il simbolo del possesso eterno. Sir Stephen impallidisce ed arretra quando il ferro infuocato che porta il suo nome brucia la carne di O.

O non ha più buchi, è trasformata in un eunuco, senza sesso, in un oggetto sessuale dove tutto e nulla è sesso, godimento.

Sir Stephen non ti ha mai frustato l'interno delle cosce con le gambe aperte? No? No gli uomini non ci sanno fare.

L'infibulazione e la marchiatura a fuoco delle reni sono precedute dalla flagellazione del sesso. Se si può esitare nell'identificare infibulazione e castrazione, la flagellazione del sesso rappresenta senza dubbio la castrazione. La flagellazione lacera il sesso fino all'evirazione e solo le donne sanno castrare. No gli uomini non ci sanno fare.

La civetta

Sarai dunque la civetta per il Comandante

Nell'ultimo capitolo dell'Histoire O viene condotta ad un festino, un party o forse un'orgia. Il suo volto viene nascosto sotto una maschera che rappresenta una civetta. Di lei si può vedere il corpo nudo e doppiamente marchiato sul ventre e sulle reni ma di lei non si può vedere il volto. Forse il volto è nascosto perché non possa essere riconosciuta, o forse non ha più volto, non ha più una personalità propria , ma solo un corpo uguale a tanti altri e di cui tutti possono disporre.

Una maschera. Cosa è una maschera? Una maschera di civetta? Una donna, che cosa è una donna? Una donna nascosta sotto una maschera di civetta? Non lo so

Esiste uno splendido quadro di Max Ernst intitolato La vestizione della sposa che rappresenta una donna nuda con il volto coperto da una maschera di civetta appunto. La somiglianza con la descrizione dell'Histoire d'O è davvero impressionante. Molto probabilmente Pauline Réage conosceva il quadro e il riferimento può essere quindi esplicito. Il quadro ha un erotismo sottile ed inquietante. Il corpo sensuale della sposa si accompagna ad un volto straniante davanti a cui l'immagine che abbiamo della donna svanisce per far posto ad un desiderio animale.

Che significa tutto questo? Forse nulla. In realtà l'ultimo capitolo del'Histoire non è l'ultimo capitolo dell'Histoire. L'Histoire d'O non ha fine, non c'è possibilità di una conclusione ad effetto, ma solo la ripetizione degli atti, un lento, graduale dolce ed amaro oblio. Per questo motivo Pauline Réage ci propone brutalmente due (non uno) epiloghi a modo di conclusione.

Nel primo O ritorna a Roissy dove Sir stephen l'abbandona. O non ha più un padrone reale Sir Stephen o altri , ma tanti padroni che la posseggono in quanto rapppresentano il fallo, a cui solo, lei è ora sottomessa.

Nel secondo epilogo ci viene detto che , vedendosi abbandonata, O preferì morire. Sir Stephen vi acconsentì. E' il fantasma per uno snuff movie. Quel " Sir Stephen vi acconsentì" ci dice che O non si suicida, non avrebbe potuto, ella non si appartiene più, non ha più il diritto di uccidersi. Chiede di essere uccisa. Il fantasma sadico, il fantasma del sadico si avvera nella richiesta che la vittima gli fa di essere uccisa. Ma dal punto di vista della narrazione e del desiderio è l'epilogo che libera la narratrice dal suo fantasma, mentre il ritorno a Roissy la condanna alla ripetizione.

MP