Gulda

Carme di Francesco Sebregondi

Fama non cerco, o mercenaria lode
Canto a me stesso e sol che meco io viva
Io stesso m'odirò s'altri non m'ode
Vincenzo Filicaia. v. Poesie

È l'amore un sorriso? e sempre dolce
Questa terrena voluttà dell'alma
Che in un delirio le create cose
Mesto commove e d'idoli gentili
Popola il mondo dell'anima ispirando
Dolcissime canzoni e pensier santi?
Povero cor... queste ferite molte
Che grondano di lagrime e di sangue
Chi te le fece? e sulla stanca fronte
Del figliuol di Caino maledetto
Chi improntò tante rughe?
                               Amore... amore...
Una voce per l'aria va gridando
Come di mille etere il concerto,
E a questa voce impietosito anch'io
Amor ripeto, e l'anima sospira
È l'amore un sorriso?
                                Ah! dei mortali

[..]

Sopra uno scoglio, ove s'infrange l'onda
Lamento del lago, ove una croce
Ai naviganti un naufrago ricorda
Se ne stava pensoso un giovinetto
Col pallore della morte in su la fronte,
Ei d'un libro sfogliava a quando a quando
Le pagine dipinte e vi scriveva
Talor parole d'orridi misteri
Eran lampi i suoi guardi e colla mente
Ritornava all'infanzia... e là crudeli
Visioni di sangue e di peccato.

Ascoltò la romanza e colle note
Mosse da un dolce e prodigioso accordo
Tale un concerto d'amorosi sensi
Gli corse 'al cor che sospirando ei disse
"Questa è la voce d'un angelo ramingo
"Che viene a consolar l'ore fuggenti
"Del dì che muore"
                                  E girò la pupilla
E fra le nebbie lucide del lago
Vide la bella e innocente Gulda.

Tu angelica parvenza e somigliante
Ad un sogno oriental dove fra mille
Nembi di fiori ed armonie di luce
Una bella sorride [illeggibile] velata

[..]

[..]

Era bella la notte e solamente
Sentivasi lontan gemere il lago
Come voce d'un esule che muore:
Qualche nube danzava in mezzo al cielo
E come velo d'una vergin pia
Copriva il disco dell'argentea luna
Ma alla povera Gulda oh! quanto eterna
Fu quella notte: e molto ella sofferse
Le ore al consumar del pianto
Il sembiante d'Adelchi, e in riva al lago
Quel fremito d'amore e di speranza
Gl'arcani affetti e l'avvampar frequente
Della sua guancia e del suo cor la febbre
Tutte l'ore ne pensa.
                                    Ella conosce
Che avvelenan la vita le la fan trista
Quelle memorie, e fors'anco il tempo
Immutabil prepara orrendi giorni
[..]

[..]

"Gulda ama Adelchi? Il mesto fiorentino
"Che del Lario lunghesso i verdi olivi
"È da tre mesi?
                               Un nome fiorentino...
"Odio Firenze e insieme al suo bel cielo
"Ogni mortal che beve alle tranquille
"Acque dell'Arno. Venga pur la morte
"Ma tu non sarai sposa a un fiorentino!"

Meno dolori avrebbe dato a Gulda
Sentirsi il ghiaccio d'un pugnal nel seno
Che del padre gli amari e desolanti
Orridi accenti. Una lacrima sola
Solcò il bianco suo volto, e le tremanti
Palme serrò qual disperata donna!

MP

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