Ready made

Il naso di Duchamp

Il termine ready made è utilizzato da Marcel Duchamp a partire dal 1915 per designare gli oggetti usuali, "tout fait", del tutto completi e adatti ad una funzione, che egli trasforma in opere d'arte, modificandone arbitrariamente la funzione.

Ready Made. Objet usuel promu à la dignité d'objet d'art par la simple choix de l'artiste. "Ready made réciproque: se servir d'un Rembrandt comme planche à repasser" (MD)

Si possono distinguere i "ready-made aidé" il cui prototipo è la Roue de bicyclette fissata per la forcella a uno sgabello, datata 1913.

A questa categoria appartiene Fontaine, del 1917, un pisciatoio rovesciato firmato con lo pseudonimo R. Mutt. "placé de telle sorte que sa signification utilitaire disparaisse sous le nouveau titre et le nouveau poin de vue"

Sono ready-made aidé pure A bruit secret del 1916, composé d'une pelote de ficelle prise entre deux plaques de cuivre, elles-même maintenues de quatre longs boulons. e Why not sneeze Rose Sélavy? del 1921

Seguono i ready-made rectifié fra cui Pharmacie del 1913 costituito da un chromo al quale Duchamp aggiunge due punti di colore uno giallo e uno rosso all'orizzonte ed il famoso Apollinaire Enameled del 1916-17 in cui l'inscription est obtenue en éliminant certaines lettres d'une affiche publicitaire pour la peinture Sapolin et en ajoutant d'autres en trompe-l'œil (Sapolin Enamel)

Ci sono poi i ready-made in senso stretto: Porte-buteilles del 1914 e Porte-chapeaux del 1917 tutti e due da appendere anziché per appendere.

Duchamp aveva previsto anche la possibilità di un ready-made réciproque, se servir d'un Rembrandt comme planche à repasser affinchè tutte le barriere fra arte e non-arte possano essere abbattute

i giochi di parole nei quali Duchamp eccelleva possono essere letti come ready-made imprimés et modifiés

A partire dal ready-made e dallo spirito dadaista che cristallizza, l'oggetto artistico rompe ogni relazione con la bellezza alla quale era da sempre stato legato. L'opera non trova più la sua conferma nel giudizio "questo è bello", ma invita ad una constatazione performativa: "questa è un'opera d'arte"

Fontaine vel pissoir

Una delle opere più celebri di Duchamp è Fontaine, un pissoir che Duchamp trasforma imponendo le mani e contemporaneamente pronunciando la formula rituale:

Questo pisciatoio è un'opera d'arte

È evidente a tutti che Fontaine non è un'opera d'arte, ma un comune pisciatoio! La sublime grandezza di Duchamp è nell'aver tolto all'arte la materia dissolvendola nel puro gesto. I ready-made significano appunto questo: l'imposizione delle mani genera arte. Niente altro è necessario, neppure il fatto estetico rappresentato dall'oggetto.

Da qui gli equivoci in cui cadono tutti coloro i quali non hanno ben compreso cosa sia accaduto. Duchamp ha trivializzato il gesto artistico assumendo un oggetto qualsiasi, il più infimo, un pissoir, come paradigma della trasmutazione di valori [2] operata dall'artista. Questo gesto però non riguarda l'universalità del genere umano, ma solo l'artista. Fontaine ritorna immediatamente pisciatoio al di fuori del gesto che lo ha prodotto. Non porta le vestigia che richiamano il riconoscimento della soggettività operante. Nel crollo del museo dove è ospitato, il pissoir non è più distinguibile come opera d'arte, è solo un pisciatoio fuori posto. [3]

Infatti il riconoscimento che Duchamp richiama non è quello dell'altro uomo, ma è solo quello dell'artista [4], di colui che ripercorrendo il suo gesto scopre il dissolversi della materia di cui è composto l'oggetto da lui prodotto. E da questa sparizione trae godimento. Nessuno spettatore che assuma la posizione dell'artista può negare che l'opera creata da Duchamp produca piacere estatico. Ma potrebbe essere l'ultima opera d'arte, perché non si può andare oltre ripetendo all'infinito il gesto di Duchamp - ciò significa perdersi. Andare oltre Duchamp è possibile solo tornando indietro... (nel tempo)

MP

Note

  1. Il est un point que je veux établir très clairement, c'est que le choix de ce ready made ne me fut jamais dicté par quelque délection esthétique. [A propos des "Ready-mades", discorso al Museo d'Arte Moderna di New York il 19 ottobre 1961. In Duchamp du signe, p. 191]
  2. Le processus créatif prend un tout autre aspect quand le spectateur se trouve en présence du phénomène de la transmutation; avec changement de matière en œuvre d'art, une véritable transubstantiation a lieu et le rôle important du spectateur [4] est de déterminer le poids de l'œuvre sur la bascule esthétique. [Le processus créatif testo di un intervento alla American Federation of Arts a Huston (Texas) nell'aprile del 1957. Compreso in Duchamp du signe, p. 189]
  3. Si ricordi che l'originale del ready-made Porte-buteilles è stato gettato nella spazzatura dalla sorella di Duchamp durante una pulizia generale del suo studio. Analogamente alcuni operai addetti all'allestimento della Biennale di Venezia (1976) hanno pensato bene di ridipingere Porte: 11, rue Larrey (1927) [Peraltro si noti che nel 1961, in occasione della mostra sul Movimento Dada ad Amsterdam, K. G. Pontus Hultén e Daniel Spoerri ricostruiscono l'opera, che verrà distrutta dopo lo smontaggio della mostra, ma verra in seguito replicata. Allo stesso modo Pontus Hulten viene implicato in una serie di repliche "non autorizzate" di Brillo di Andy Warhol] Il che non ha lo stesso senso della tela di Caravaggio usata dagli inservienti di un museo per sostituire il vetro rotto di una finestra. In questo caso si sarebbe trattato di un ready-made réciproque.
  4. olim

Bibliografia

P. Cabanne
- Entretien avec M. duchamp, Paris, Belfond, 1967
T. De Dove
- Nominalisme pictural, Paris, Ed. Minuit, 1984
- Au nom de l'art , Paris, Minuit, 1989
M. Duchamp
- Marchand de sel , Paris Le Terrain Vague, 1959
- Duchamp du signe. Ecrits, Paris, Flammarion, 1975
Gérard Durozoi
- Ready-Made, in Encyclopédie Philosophique Universelle. Les notions philosophiques, publié sous la direction d'Andé Jacob, PUF, Paris, 1990, p.2167
Hervé Fischer
- L'histoire de l'art est terminée, Balland, 1981, ed. elettronica di Jean-Marie Tremblay, 2004, Chicoutimi,
Ernesto L. Francalanci
- Estetica degli oggetti, il Mulino, 2006
A. Schwarz
- Marcel Duchamp , Paris, G. Fall, 1974