Leibniz e il denaro

- Appunti -

Quale utilità può avere per noi oggi, e per me, diffondermi a parlare del bisogno di sicurezza economica e del conseguente amore per il denaro di Leibniz? Questa domanda ha un senso? Poiché ne parlerò la risposta è si.

Gottfried Wilhelm Leibniz nacque nel 1746 a Lipsia da Friedrich, professore dell'università di Lipsia, e da Catharina Schmuck, figlia di un avvocato di fama anch'egli professore nella stessa università.

Il padre morì all'età di cinquantacinque anni, quando Gottfried ne aveva sei. Sembra quindi corretta l'osservazione, genericamente sociologica, avanzata da Matthew Stewart, che collega la precoce morte del padre al successivo comportamento di Leibniz.

Leibniz trascorse tutta la sua esistenza appoggiandosi su questa o su quella figura autorevole. [..] Non sarebbe fuori luogo supporre che egli andasse costantemente alla ricerca di quel tipo di protezione che aveva perduto alla morte del padre, in così tenera età;

Nella vita di Leibniz stupiscono il desiderio, direi meglio il bisogno, di intrattenere relazioni con figure autorevoli e l'abilità nel coinvolgere i suoi interlocutori nei propri progetti, il cui fine mescola sempre l'interesse personale all'interesse collettivo.

Il rifiuto di un incarico, poco interessante e poco retribuito, di professore, in una università di provincia, è segno precoce di una scelta di vita che privilegia il rischio, ma anche della coscienza della propria intelligenza.

Leibniz, non meno di Spinoza, era ansioso di conseguire l'onore filosofico. Ma, laddove Spinoza andava alla ricerca di quel genere di fama che viene ai capi delle rivoluzioni sotterranee, Leibniz cercava una forma di prestigio molto più visibile.

Diversamente da Spinoza, Leibniz ha bisogno che il riconoscimento della propria intelligenza, da parte delle figure chiaramente edipiche a cui si rivolge, si manifesti tangibilmente attraverso ogni forma di dono e di remunerazione materiale: denaro e titoli in primo luogo.

Imperturbabilmente desiderava tutto ciò che Spinoza disdegnava: titoli, riconoscimenti, salari, possessi. Era grande il suo desiderio di brillare, come notò un osservatore. E, a dire il vero, senza i segni esteriori della fama, pensava, non sarebbe mai stato nella condizione di poter contribuire al bene collettivo del genere umano. Nella mente di Leibniz, la sua personale sicurezza nel futuro risultava a volte difficilmente distinguibile dal bene collettivo del genere umano.

l'accumulazione del denaro

Anche quando ebbe accumulato cariche, titoli e risparmi a sufficienza per poter essere considerato un uomo molto ricco, non cessò mai di correre dietro alla gente nell'affannosa ricerca di altro denaro e di maggiore sicurezza. [..] Leibniz non la considerò mai avidità; la considereva come una parte del proprio progetto di far progredire le scienze e di servire Dio. Sempre, quando questionava con un datore di lavoro dopo l'altro per reclamare quelle somme di denaro che egli riteneva gli appartenessero, manifestava autentica costernazione, come se assistesse non soltanto a un'offesa nei suoi confronti ma addirittuta a un'ingiustizia verso l'umanità, che avrebbe inutilemente sofferto se uno dei suoi migliori filosofi non fosse riuscito a garantirsi i mezzi economici necessari per liberarsi dalle preoccupazioni materiali.

Non stupisce che questo bisogno di superiorità che si manifesta nell'amore per il denaro sia giudicato quasi sordido dal suo segretario che non ne comprende la motivazione.

Dice Eckhart, che pure generalmente vedeva le cose nel loro aspetto migliore: Leibniz nutriva un amore per il denaro che era pressoché sordido.

Il contratto del 1679 prevede che Leibniz debba sopportare le spese di installazione delle sue invenzioni nel primo anno, se esse saranno giudicate soddisfacenti avrà una rendita a vita di 1200 talleri. Leibniz aveva previsto, sbagliando i conti, di spendere 300 talleri per le spese di installazione del mulino a vento orizzontale.

Le miniere dello Harz erano miniere di piombo da cui si estraeva anche argento. Ma erano poco produttive.

Les mines de Harz n'étaient peut-être pas d'une rentabilité économique évidente [..] l'obsession mercantiliste d'argent empêcha que le problème ne pût se poser en ces termes.

le mercantilisme de Leibniz et sourtout sa philosophie de l'argent le mèneront vers une conception plus obscure, qui semble promettre la dépense continuelle sans aucune accumulation antérieure.

In una lettere di Leibnz a Pierre Bayle (Hannover 9 gennaio 1687) citata da Elster

Ce serait comme si on disait qu'un homme est plus riche, à qui l'argent a couté plus de temps à gagner.

L'absurdité d'une telle idée n'est en effet que relative, car en une société pré-capitaliste la notion de nouveau-riche lie indissolublement les deux notions dissociées ici par Leibniz. En une société capitaliste idéaltypique la consommation se fait en fonction de la richesse présente seulement, mais dans une société féodale ou esclavagiste la consommation dépend très étroitement de la genèse de cette richesse, de son histoire.

acquérir de la force, constituer un réservoir d'eau et accumuler du capital sont des processus qui ont lieu dans le temps mais dont le résultat final peut être utilisé d'une manière qui ne dépend en rien de la genèse.

L'impresa nello Harz. dal 1680 al 1686

Dopo aver ricevuto da Otto Grote, il 14 aprile 1685, la notizia della decisione del duca riguardo alla fine del progetto nello Harz, Leibniz sembra essersi rivolto alle ricerche storiche con crescente entusiasmo. [..] Nel tentativo di assicurarsi un'indipendenza finanziaria, era appoggiato da Grote, il quale informava il duca che Leibniz avrebbe di buon grado intrapreso la stesura della storia della casata del Braunschweig-Lüneburg, se il suo stipendio fosse stato convertito in una pensione a vita (Kurt Müller and Gisela Krönert, Leben und Werk von Gottfried Wilhelm Leibniz (Frankfurt am Main: Vittorio Klosterman, 1969, p. 75) Il duca accolse questo suggerimento in un documento ufficiale de 10 agosto 1685. [..] Leibniz fu sollevato dagli usuali doveri della cancelleria; gli furono garantite le spese di viaggio e assegnato un segretario permanente, oltre a venirgli dato il rango e il titolo di consigliere privato a vita.

Leibniz chiedeva di dare al filosofo Gabriel Wagner, che era caduto in miseria, un piccolo impiego come microscopista [..] Il fratello di Sofia, l'elettore, non aveva dato nessuna risposta a un simile appello. Quando il povero filosofo era caduto ammalato con la febbre, a Hannover, Leibniz gli aveva dato due talleri per superare la malattia.

La Società delle scienze (Kurfürstlich Akademie der Wissenschaften) di Berlino venne creata nel 1700 da Federico III, principe elettore del Brandeburgo, e Gottfried Wilhelm Leibniz ne fu il primo presidente.

Rimase sconcertato quando apprese dal segretario, il 6 aprile 1715, che il suo stipendio come presidente doveva essere dimezzato. Mentre era disposto a lasciar passare senza un commento questa riduzione, quando il 3 settembre 1715 fu informato dal cappellano di corte Jablonski che il pagamento doveva essere interamente sospeso, scrisse una lettera di protesta a von Printzen, facendo notare che la sua assenza da Berlino non gli aveva impedito di lavorare per la Società [..] [von Printzen] cercando di giustificare quest'azione, osservava che Leibniz non aveva più scritto una lettera né fatto visita alla Società da tre o quattro anni e sembrava non avesse più alcun legame con questa; il pagamento, aggiungeva, era stato promesso non come stipendio, ma come rimborso delle spese di viaggio e di corrispondenza.

Hannover Duca Ernst August (1680-1--) duca Johann Friedrich (1673- 1679)

Vous m'attaqués, Monsieur, par mon foible, en me proposant de faire ce qui seroit le plus conforme à l'utilité publique, car j'y suis le plus porté du monde
Vous sçavez, Monsieur, mes principes qui sont de preferer le bien public à toutes les autres considerations, même à la gloire et à l'argent
Plus son talent est grand, plus son obligation est grande. Car à mon avis un Archimede, un Galilei, un Kepler, un M. des Cartes, un M. Hugens, un M. Newton son plus considerables pour le but d genre humain, que des grandes capitaines [..] La fin de la politique apres la vertu ne doit aller qu'à entretenir l'abondance, à fin qu'on soit plus en estat de travailler d'un commun concert à ces solides connoissances qui font admirer et le souverain Auteur.
MP

Bibliografia

Gottfried Wilhelm Leibniz
- Die Philosophische Schriften von GWL, a cura di C.I. Gerhardt, Berlin, 1887, [Georg Olms, Hildesheim, 1960] Band III
Eric Achermann
- Worte und Werte: Geld und Sprache bei Gottfried Wilhelm Leibniz, Johann Georg Hamann und Adam Müller, Niemeyer Verlag, Tübingen, 1997
Eric J. Aiton
- Leibniz, tr. Giulietta Pacini Mugnai, Il Saggiatore, Milano, 1995
Johann August Eberhard - Johann Georg von Eckart
- Leibniz-Biographien, Georg Olms, Hildesheim, 1982 [Ripr. dell'ed. Chemnitz, 1795 und Nurnberg, 1779]
Jon Elster
- Leibniz et la formation de l'esprit capitaliste, Aubier Editions Montaigne, Paris, 1975
Fontenelle
- Éloge de Leibniz, Académie des sciences de Paris, 13 novembre 1717.
Kurt Müller and Gisela Krönert
- Leben und Werk von Gottfried Wilhelm Leibniz, Vittorio Klosterman, Frankfurt am Main, 1969
Matthew Stewart
- Il cortigiano e l'eretico. Leibniz, Spinoza e il destino di Dio nel mondo moderno, tr. Francesco e Marta C. Sircana, Feltrinelli, Milano, 2007
Christian Wolff
- La vie de monsieur Gottfried Wilhelm Von Leibniz, Acta Eruditorum, 1717 - Philosophique, 2002, mis en ligne le 06 avril 2012