Cosa c'è di sbagliato nell'urbanistica?

Nella mia vita ho fatto molte cose inutili. Una di queste è il progetto architettonico di un capannone industriale (in foto). Duemila metri quadrati su due piani. Disegnato in una settimana per rimediare alla svista di un committente poco attento che avendo acquistato un terreno senza preventivamente informarsi sull'indice di edificabilità dello stesso aveva dovuto modificare urgentemente il progetto già presentato per ottenere la licenza edilizia nei tempi utili per non perdere i finanziamenti della Comunità Europea.

Ma non è come pensate. L'inghippo era nel piano regolatore. Il progetto, che ho disegnato ed è stato approvato e regolarmente costruito, ha una volumetria doppia rispetto a quella necessaria all'attività industriale prevista.

Non trovo motivazioni ragionevoli a questa incongruità. Posso solo supporre che la norma che obbliga ad una maggiore volumetria inserita dai tecnici comunali nel piano regolatore corrisponda a questo ragionamento: maggiore la volumetria di un edificio industriale, maggiore il numero di operai necessari alle lavorazioni. (sic)

Perché l'urbanistica è messa così male? Perché lo statuto delle città oggi è l'espressione più lampante di una nostra generale schizofrenia. Le città sono diventate il luogo dove di moltiplica o si depaupera la ricchezza [..] Esse sono investite dal verbo della globalizzazione e chi ci vive si abitua a guardare la propria città dal di fuori, come parte di ciò che dovrebbe accadere o che sta per accadere altrove.

Se c'è qualcosa di sbagliato nell'urbanistica non è la pur deplorevole megalomania degli architetti.

In tutto il mondo si diffonde l'idea che l'urbanistica sia una tecnica in mano ad alcuni esperti che, con capacità di intuizione quasi divina, vedono dall'alto la città e la ridisegnano.

Il peccato originale dell'urbanistica è la committenza. La committenza è sempre politica. L'urbanistica implica un'idea del mondo ideale applicata al mondo reale che è determinata da una committenza politica. Il problema dell'urbanistica moderna è che la politica vuole presentarsi come espressione della razionalità scientifica sebbene non sia (ancora) una scienza.

Con l'accordo devastante di Chirac, Jean Nouvel trasforma due importantissimi musei antropologici in una teoria di vetrine per gioiellini da collezione, appiattisce due secoli di antropologia in un catalogo per vendite a distanza

Il problema è che abbiamo un'immagine dell'agricoltura di sussistenza tutta legata all'emergenzialità delle Ong e delle organizzazioni internazionali. [..] Il problema è che l'urbanistica delle organizzazioni internazionali è schiava delle statistiche, anzi di quelle strane cose che sono le proiezioni.

Neppure le Valutazioni di impatto sono in grado di modificare questa ambigua relazione tra politica ed urbanistica.

L'aspetto interessante della Vis è che scava dentro i processi decisionali e non solo in quelli partecipativi. Mette in dubbio la compattezza dell'impostazione urbanistica e prevede che essa venga compensata da metodologie di analisi sociale. Insomma implica non una professionalità della relazione, ma una professionalità della lettura della relazione.

La proposta di legge presentata dall’on. Realacci e altri deputati del P.D. riprende la proposta di legge “Principi in materia di governo del territorio” presentata dall’on. Lupi nel 2005 e stoppata da una durissima opposizione da parte di urbanisti, associazioni ecologiste e culturali.

Il progetto Lupi-Realacci che sta passando in Italia, senza quasi alcuna opposizione da parte delle classi professionali di architetti, ingegneri e urbanisti, prevede la creazione di uno spazio decisionale in cui i privati, intesi come imprenditori immobiliari e finanzieri, possono decidere a pari peso delle istituzioni sui destini di una città.La Lupi-Realacci (non a caso firmata da un ex ambientalista) svende il territorio italiano a una logica edilizia di rinnovo del patrimonio urbano che consente ai privati di pagare fiscalmente i danni che fanno all'ambiente e ai centri storici ed espropria buona parte delle prerogative di controllo degli enti publici.

Intendiamoci, anche spoliticizzare la scienza del territorio, delegando potere agli architetti ed agli immobiliaristi, è espressione di un inconscio politico che si manifesta nonostante ogni dichiarazione di razionalità della propria azione politica. La confusione è grande:

il dibattito sugli slums è impelagato in una diatriba tra chi condanna l'uso stesso della parola e chi invece sostiene che gli slums sono la soluzione al problema dell'abitare.

Il problema delle periferie è la loro falsità. Ogni periferia autocostruita, perfino una orrenda bidonville ha più dignità, cioè esprime uno sforzo vero, umano, di abitare e non un'utopia zoppa che alcuni progettisti applicano ad altri uomini, il cui destino abitativo non vorrebbero senza dubbio condividere. [..] Ripeto, gli abitanti lasciati a sé stessi finiscono per fare meglio.

Come funziona l'architettura? Da sempre gli architetti costruiscono modificando o demolendo quello che altri architetti hanno costruito prima di loro.

C'è un libro geniale uscito qualche anno fa, Enduring Innocence, che spiega con estrema chiarezza la situazione dell'edilizia attuale. Oggi il business non è costruire, ma distruggere.

La novità di oggi consiste nel fatto che si distrugge quello che è stato costruito pochi anni prima.

C'era un video in cui un architetto, credo fosse proprio lui, commentava delle scene di demolizione di uno slum, trattori e caterpillar che travolgevano misere stamberghe con la gente dentro o con la gente che fuggiva appena in tempo. Credo di aver deciso proprio in quel momento che c'era qualcosa di marcio in tutto ciò. Come era possibile che il realismo intelligente di Koolhaas portasse a questo?

A Genova quel genio di Renzo Piano vuole riportare l'acqua dove era fino a pochi anni fa demolendo edificio ex Ansaldo Nira ed ex Ansaldo Trasporti ultimato nel 1964 su progettato di Maurizio Vitale, Domenico Del Vecchio e Edoardo Sarzano. Ma non si tratta di un ripristino naturalistico, bensì di una nuova e più estesa urbanizzazione.

MP

Bibliografia

Franco La Cecla
- Contro l'urbanistica, Einaudi, Torino, 2015
- Contro l'architettura, Bollati Boringhieri, Torino, 2008