Economia della religione

Robert B. Ekelund - Robert F. Hébert - Robert D. Tollison
Il mercato del cristianesimo
Università Bocconi Editore, EGEA, 2008
Sullo sparire del cristianesimo e sulla questione in quali paesi esso cederà più lentamente, ci si può permettere una supposizione, se si considera per quali motivi e dove, il protestantesimo si propagò così impetuosamente. Come si sa, esso promise di fornire molto più a buon mercato tutte le stesse cose che forniva la vecchia Chiesa, ossia senza costosi uffici per i morti, pellegrinaggi, sfarzo e sontuosità di preti [..]

1.

1.01Libro sfaccettato quello di Ekelund, Hébert e Tollison. Mescolando un pò di Max Weber e Adam Smith con un pò di Gary Becker e un pizzico di Gordon Tullock ci propongono una teoria economica della religione come espressione di domanda ed offerta di servizi religiosi.

Il presupposto di questo libro è che la storia e la situazione attuale delle religioni possano essere meglio comprese utilizzando i principi economici per analizzarne l'evoluzione e lo sviluppo.

In estrema sintesi l'ipotesi che gli Autori si propongono di verificare è questa:

La teoria che proponiamo prevede che, a parità di altri fattori, le società basate sulla ricerca della rendita rifiutino il protestantesimo, mentre quelle basate sulla ricerca del profitto lo accolgano.

1.02Le obiezioni a questo metodo arrivano direttamente nella Prefazione, a firma di Stefano Zamagni. Secondo Zamagni l'assunto (su cui sostanzialmente si fonda l'economia classica) che tutti gli individui siano autointeressati e si comportino in modo razionale è falso. Inoltre dal punto di vista cristiano un comportamento autointeressato è insostenibile.

Per ottenere la funzione di domanda di servizi religiosi [..] gli Autori devono assumere, per coerenza con il paradigma della scelta razionale, che tutti gli individui siano agenti autointeressati e strumentalmente razionali. [..] tale assunto è fattualmente falso [..] la religione cristiana non è in grado di sostenere e tanto meno giustificare sistemi motivazionali di tipo autointeressato.

Di conseguenza il discorso sul mercato del cristianesimo si può fare, certo, ma deve essere messo tra parentesi, trattato come se. Se le ipotesi su cui si fonda il discorso fossero vere sarebbe così, ma siccome sono false il discorso non regge, è semplicemente una esercitazione intellettuale. Questa è la conclusione di Zamagni.

1.03Il libro di Ekelund et alii, come ho detto, è molto articolato, con numerose analisi di casi particolari: dalle conseguenze della costruzione di cattedrali sull'accumulazione del capitale, agli effetti delle leggi sulla primogenitura nella scelta della religione, fino ai rapporti fra le prescrizioni sull'osservanza del venerdì ed il prezzo del cuoio. Qui mi limiterò a delineare alcuni cenni sulla struttura del ragionamento.

1.04Ogni discorso economico trova le sue origini in Adam Smith, questo vale anche per l'economia della religione. Smith si occupa di religione nel quinto libro dell'Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni. Due sono le annotazioni riprese dagli Autori, la prima riguarda la differenza tra clero parrocchiale e ordini mendicanti rispetto al modo di assicurarsi la sussistenza. I primi ricevono uno stipendio indipendentemente dalla propria attività i secondi debbono procacciarsi la sussistenza con i propri mezzi. La seconda annotazione riguarda struttura e funzioni delle chiese.

Il clero di ogni chiesa costituita rappresenta una grande corporazione. Esso può agire di concerto e perseguire il proprio interesse secondo uno schema ed uno spirito come se fosse sotto la direzione di un singolo uomo; e spesso è sotto una siffatta direzione. Il suo interesse come corporazione non è mai lo stesso di quello del sovrano, e talvolta è direttamente l'opposto. Suo grande interesse è mantenere l'autorità sulla massa; e questa autorità dipende dalla supposta certezza e importanza di tutte le dottrine che esso insegna e della supposta necessità di adottarne ogni aspetto con la fede più assoluta al fine di evitare l'eterna dannazione.

1.05Le chiese si comportano come un corpo unico - un'impresa in senso economico - la cui funzione è imporre la propria dottrina - la merce in senso economico - alle masse. Il prodotto religioso, che è un bene-fiducia complesso, puo essere quindi analizzato secondo le indicazioni proposte da Gary Becker in A Theory of the Allocation of Time.

La religione è un bene z [nel senso di Becker] poiché, quale che sia la forma del suo output finale (promessa di salvezza, solidarietà sociale, assicurazione sociale, contatti d'affari, sicurezza, compagnia e così via) i servizi religiosi vengono prodotti combinando beni capitali (fisici e umani) lavoro e merci. L'output che ne risulta viene consumato in modo tale da massimizzare l'utilità. La domanda di questo bene z è funzione del suo prezzo pieno, che equivale alle risorse (che comprendono denaro e tempo) sacrificate per partecipare all'attività religiosa. [..] Le famiglie il cui tempo vale meno concederanno alla partecipazione più tempo rispetto a quelle il cui tempo vale di più e viceversa.

1.06La scelta della religione appare allora come una decisione che tiene conto,sia dal lato della domanda che dell'offerta, non solo della tradizione e della dottrina, ma anche di fattori più strettamente economici. Certamente, concordo con Zamagni, il comportamento religioso degli uomini non è definibile secondo la nozione di razionalità. Nondimeno il comportamento degli imprenditori religiosi, la storia ce lo insegna, persegue finalità di successo economico e mondano, esprimibili in termini di scelte razionali.

I cambiamenti di forma religiosa si verificano come decisioni razionali, determinate da confronti tra benefici e costi. Gli individui chiedono un bene z, che consiste in servizi religiosi per cui pagano un determinato prezzo pieno (che è la somma di costi monetari e tempo) e ricevono benefici. La domanda di questo bene z è determinata da vari fattori che comprendono, tra gli altri, reddito, istruzione e tolleranza al rischio. In società che consentono a varie religioni di competere fra loro, gli imprenditori religiosi definiscono le caratteristiche del prodotto in modo da adattarsi a diversi profili di domanda, e in questo processo creano, a volte, forme alternative di religione.

1.07L'argomento di fondo del libro è la genesi della Riforma.

Nella vasta letteratura sulla Riforma si trovano, sostanzialmente, tre ipotesi alternative. La prima, avanzata da teologi protestanti, è che la chiesa cattolica aveva gradualmente perso influenza a causa della corruzione etica e morale. La seconda, avanzata dagli storici, afferma che le circostanze costrinsero la chiesa cattolica a schierarsi in una serie di conflitti tra stati e le città emergenti dell'Europa settentrionale. Le ripetute sconfitte dei suoi alleati condussero al graduale declino dell'influenza e del prestigio della chiesa cattolica. La terza ipotesi, avanzata dagli economisti, trae spunto da un'affermazione sostenuta nel 1776 da Adam Smith, secondo cui i monopoli religiosi favoriti dallo Stato si comportarono in modo inefficiente da vari punti di vista, offrendo così opportunità d'ingresso a rivali che hanno maggiore efficienza.

1.08In condizioni di monopolio la ricerca della rendita, che comporta meno rischi, sostituisce la ricerca del profitto. Ma la rendita rappresenta una perdita per la società nel suo complesso, determinando una situazione di impoverimento e di conseguente instabilità. Qualcosa di analogo è accaduto alla fine del medioevo.

In Sacred Trust abbiamo avanzato per la prima volta l'ipotesi che l'estrazione di rendita attraverso l'offerta di servizi spirituali a prezzi particolarmente elevati avesse importanti conseguenze. Uno dei principali risultati di tale indagine è stato che il controllo delle autorità religiose su una parte del sistema legale conferisce loro un potere di mercato che possono usare per escludere i rivali. [..] la chiesa cattolica estraeva rendite amministrando la giustizia ed esercitando la propria funzione di gatekeeper (controllo delle chiavi del paradiso)

1.09Il rischio a cui la chiesa cattolica si è esposta nel medioevo, in conseguenza dello sfruttamento intensivo delle rendite, è stato l'ingresso sul mercato di competitori, che hanno saputo offrire prodotti religiosi più sofisticati a costi inferiori

la definitiva scomparsa dei sacramenti come mezzi di salute amministrati dalla chiesa, che nel luteranesimo non si è del tutto compiuta, è la differenza decisiva nei confronti del cattolicesimo

1.10L'analisi weberiana del rapporto tra i mutamenti della religiosità e la nascita del capitalismo è stata più volte contestata, ma è difficile negare che, in linea generale, l'evoluzione economica nei paesi cattolici sia stata diversa rispetto ai paesi riformati ed a questo fatto occorre dare una spiegazione. Alcuni autori, pur respingendo l'idea di Weber secondo cui il successo economico dell'Europa protestante sia dovuto alla tendenza individuale dei protestanti a lavorare ed a risparmiare di più dei cattolici, evidenziano come determinanti altri aspetti dell'ideologia protestante, ma rimangono, a mio avviso, sulla linea tracciata da Max Weber. Fra questi Autori è interessante l'ipotesi di Blum e Dudley.

Blum e Dudley affermano che il protestantesimo cambiò i costi relativi di inadempienza dei contratti d'affari in modo tale da stimolare la crescita economica. Collocando le loro ipotesi nel quadro della teoria dei giochi non collaborativi, essi argomentano come segue:
  • il sacramento della penitenza si traduceva in un basso costo di inadempienza , contrattuale, dal momento che il peccatore poteva sempre ottenere prontamente il perdono ad opera di un prete [..]
  • rifiutando il sacramento della penitenza, le confessioni protestanti dissenzienti accrebbero il costo soggettivo dell'inadempienza [..]
  • il protestantesimo pertanto produsse il risultato di ridurre la probabilità di inadempienza in un gioco di scambio una tantum, e ciò estese la rete di relazioni commerciali per i singoli attori [..]

1.11In conclusione si può supporre, ad esempio, che una parte della popolazione, quella più agiata e razionale, sia propensa a ridurre il costo delle pratiche religiose. Mentre la parte più povera e masochista (il masochismo è una componente essenziale della religione) sia propensa ad un aumento del sacrificio personale pur di "incastrare" la parte più ricca in un confronto di monete ineguali.

2.

2.01 Un aspetto interessante dell'economia religiosa è la soppressione dei monasteri che inizia nel XVIII secolo per proseguire poi nel XIX, in coincidenza con la sviluppo del capitalismo e la sua necessità di manodopera aggiuntiva. Anche in questo caso il fenomeno religioso si modella sull'economia.

la proprietà ecclesiastica costituiva un grave ostacolo ad una sana economia; le esenzioni erano 'odiosissime' ed intollerabili. Gli ordini mendicanti sottraevano all'artigianato e all'agricoltura persone che ivi si renderebbero utili al bene comune, anziché gravare sul popolo col loro molesto questuare. Il numero del clero è ritenuto eccessivo e sovrabbondante, la dismisura in tal senso è ripetutamente segnalata.

2.02 Paradigmatico e anticipatore in Italia, è il caso della Lombardia dove a partire dal 1765, in epoca teresiana, dopo il completamento del catasto e la lotta per le esenzioni dai tributi, l'amministrazione statale inizia ad interessarsi alle proprietà ecclesiastiche.

con il riconoscimento del diritto regio nell'apprensione, ed amministrazione dei vacanti, si evidenziava e si faceva perno sullo stato di indigenza del monastero, come pure sulla prospettiva di liquidazione dei beni ad esso appartenenti con una duplice destinazione: la copertura dei debiti, e l'assegnazione del rimanente importo a sostegno delle monache trasferite in altri conventi.

2.03 Affermata la necessità di intervenire, per il bene delle congregazioni religiose interessate dai provvedimenti di soppressione

non restava che stabilire il modo delle soppressioni, e ciò avvenne con dispaccio reale del 20 marzo 1769, in cui rilevati i disordini e gli inconvenienti che si verificavano nelle piccole case religiose, specialmente in campagna, si affermava indispensabile rimediare a tale situazione mediante la soppressione dei conventi e monasteri con meno di dodici membri, nonché di tutti gli ospizi e 'grange'

Con questa giustificazione, tra il 1767 e il 1789, sotto i regni di Maria Teresa e Giuseppe II, vennero soppressi nello Stato di Milano 212 conventi e monasteri su 477 esistenti al 1769.

2.04 Un aspetto collaterale del fenomeno è il contemporaneo prevalere della parrocchia, inserita all'interno del tessuto sociale, rispetto alle forme di religiosità separata, rappresentate da conventi e monasteri. Si evolve in questo caso, come nota Vismara Chiappa, anche il tipo di religiosità.

Lo spazio conquistato dai regolari tra Sei e Settecento a scapito delle parrocchie e del clero secolare è malvisto. Nel quadro di nuove concezioni ecclesiologiche, si vuole eliminare l'attività e l'influenza del clero regolare in cura d'anime. Ad esso si preferisce sostituire il clero secolare, attuando una ripresa ed una eventuale risistemazione del sistema parrocchiale, anche per il tipo di formazione dei regolari e quindi della pietà da essi proposta ai fedeli. [...] Conseguenza di tutto ciò è la conclamata inutilità del clero regolare.

Ciò dimostra la complessità delle forze che determinano gli eventi umani. Se da un lato ci sono le motivazioni strettamente economiche come lo stato di dissesto di molte congregazioni religiose, dall'altro vi sono motivazioni più genericamente ideologiche come quelle che inducevano a privilegiare forme di religiosità più legate alla comunità dei fedeli.

MP

Bibliografia

Gary Becker
- [1965] A Theory of the Allocation of Time, in "Economic Journal, 65, n° 299, september 1965, pp. 493-508
U. Blum & L. Dudley
- [2001] Religion and Economic Growth: Was Weber Right?, in "Journal of Evolutionary Economics, n. 11, 2001, pp. 207-230
Robert B. Ekelund; Robert F. Hébert; Robert D. Tollison
- [2008] Il mercato del cristianesimo, tr. Marco Cupellaro, prefazione di Stefano Zamagni, Università Bocconi Editore, EGEA, Milano, 2008
R.B. Ekelund; R.F. Hébert; R.D. Tollison; G.M. Anderson; A.B. Davidson
- [1996] Sacred Trust: The Medieval Churc as an Economic Firm, Oxford University Press, New York, 1996
Adam Smith
- [2006] La ricchezza delle nazioni, a cura di Anna e Tullio Biagiotti, UTET, Torino, 2006
Mario Taccolini
- [2000] Per il pubblico bene. La soppressione di monasteri e conventi nella lombardia austriaca del secondo Settecento, Bulzoni, Roma, 2000
Paola Vismara Chiappa
- [1982] La soppressione dei conventi e dei monasteri in Lombardia nell'età teresiana, in Economia, istituzioni, cultura in Lombardia nell'età di Maria Teresa, III, Istituzioni e società, Bologna, 1982
Max Weber
- [1990] L'etica protestante e lo spirito del capitalismo, Sansoni, Firenze, 1990