Ricordo di Claudio Costa

1Ho incontrato la prima volta Claudio Costa, o meglio la sua immagine, sulla porticina di un magazzino in piazza San Marcellino. A quel tempo abitavo in San Filippo e passavo spesso in San Marcellino per raggiungere sottoripa attraverso il vecchio ghetto ebraico di piazza dei Greci e gli archi delle case dei Fregoso. Non ricordo bene se si trattasse di una fotografia o di un disegno, ne ho un ricordo ormai sbiadito dal tempo. Probabilmente era una fotografia, un collage, una di quelle manipolazioni in cui è l'essenza dell'arte di Claudio. La carta, incollata sul legno a poco a poco era stata consumata dalle intemperie. Poi un giorno la porticina è stata verniciata e anche le tracce della colla che erano rimaste a lungo sul legno sono scomparse.

2Nonostante fossimo vissuti per anni camminando negli stessi vicoli e nelle stesse piazze ho conosciuto Claudio solo in occasione della mia conferenza su Marcel Duchamp. Idea folle. Opera d'arte direi oggi. I genovesi come è noto, dai tempi di Dante e di Montesquieu, sono molto riservati e non sono per nulla curiosi di quello che accade dietro alla porta accanto. Per questo alla conferenza mi sono ritrovato da solo, in compagnia di Claudio, che si era fatto accompagnare da Aurelio Caminati, forse per non sentirsi troppo diverso. Non aveva resistito al richiamo di vedere con i propri occhi chi aveva il coraggio di parlare di Duchamp a Genova.

3Conosceva Duchamp. Forse è uno dei pochi artisti ad aver preso sul serio i readymades. E prendere sul serio i readymades senza cadere nella mistificazione (o nella follia) non è facile. Sul significato dei readymades si può discutere, anche animatamente, come avevamo fatto quel giorno. Io sostenevo una interpretazione assolutamente formale: ready-made come libera associazione e puro gioco di idee. Claudio sosteneva una interpretazione sostanzialistica, quella che un pò a torto viene detta alchemica. Ready-made come simbolo di un reale, che esiste comunque al di là del segno e che si manifesta in esso. Era una discussione forzata, perchè entrambi avremmo concesso volentieri molto alla tesi dell'altro, se non fosse stato che, per amore della disputa intellettuale, avevamo continuato a discutere a lungo.

4Le costruzioni di Claudio, come i readymades di Duchamp, prima ancora che essere opere d'arte, sono viaggi attraverso la psiche. Ne ero convinto allora, e ne sono ancora più convinto oggi: l'opera d'arte in se stessa non esiste. Questo è l'assunto dimostrato, con logica ferrea e determinata, nello svolgersi di una vita intera, dall' arte di Marcel Duchamp. Nessuno dopo di lui può più dirsi artista senza di-mostrare il suo pissoir.

5L'opera di Claudio si presenta come la dimostrazione che l'oggetto con funzione artistica è presente in ogni luogo dove l'uomo segna l'ambiente con il suo passaggio. Dove l'uomo lascia tracce, tracce animali, tracce dell'umano. E' necessario solo saperle vedere. In questa capacità di mostrarci nel concreto la strada e di insegnarci a vedere le cose nello spazio, sta, secondo me, la grandezza del lavoro di Claudio Costa. Lo straniamento operato dall'artista sull'oggetto, è, per lui, un atto alla portata di tutti gli uomini, che avviene in modo inconsapevole e indipendentemente dalla volontà. Ma questa nuova visione dell'oggetto, che consente l'accesso alla dimensione dell'arte, richiede un capovolgimento della prospettiva sotto cui l'oggetto viene visto nello spazio.

Il rapporto che l'Uomo ha con le cose nel mondo come quello con gli individui nella società, si basa sempre di più sull'alienazione esasperata dello spazio estensibile insito nella Cosa e nell'Individuo, che non sul riconoscimento dell'utilità mentale di questa possibile estensività.

6Questa concezione dello spazio, come spazio mentale occupato dagli oggetti nel mondo, viene ripresa ancora negli ultimi capitoli di Evoluzione e Involuzione :

Le cose si presentano all'uomo come uno spazio occupato nel mondo, e la conoscenza che egli poteva realizzare di esse era la precisazione del rapporto tra lo spazio occupato dal soggetto che le studia ed esse stesse come spazio-di-cose nel mondo. (Vorrei chiarire che ho usato la nozione e la parola spazio, oltre che come fisica, quasi sempre con un significato mentalistico, come una caratteristica non determinante della percezione, un attributo "estensivo" dell'oggetto fenomeno.

7Il rapporto mentale, e non solo fisico - percettivo, dell'uomo con gli oggetti nello spazio è una delle chiavi per l'interpretazione dell'opera di Claudio Costa. Egli assembla gli oggetti unendoli fra loro nello spazio, con una operazione mentale, che si sovrappone alla percezione fisica della cosa nel suo aspetto materiale, e dà all'oggetto un valore mentale, che rimane comunque spaziale ed estetico. In questo equivoco equilibrio si gioca la forza dello immaginario come ci viene presentato dagli artisti.

8C'è in tutta l'opera di Claudio anche un interesse antropologico, per lo spazio abitato dall'uomo e per gli oggetti di cui l'uomo si è circondato. Ma l'uomo è sempre al di là degli oggetti che ne indicano la presenza. O meglio si suppone che sia al di là, perchè gli oggetti rimandano, o forse noi crediamo che rimandino, a qualcosa di esistente al di là di essi. Arte Sella, Borgo Valsugana L'albero della cuccagna, ricco di doni, immerso nella natura indica la presenza dell'uomo come mancanza. E' come se avessimo la certezza che appena pochi istanti prima lì c'era qualcuno, ma le due inquietanti costruzioni ai piedi dell'albero sono tutto quello che rimane dopo la dissoluzione della presenza umana. L'assenza dell'uomo lascia tracce ovunque:

Queste società anonime, che stanno sostituendo le private, possono oggi trascurare i propri azionisti, che hanno un potere divenuto minimo, ed imporre le proprie leggi di mercato ad una sottoclasse, anch'essa di privilegiati, mentre gli interessi dei tecnocrati e dei burocrati, che sono gli individui più ricchi ed autorevoli della società, tendono a diventare gli obiettivi dei burocrati politici, il cui potere è più forte del Parlamento stesso ed infine, attraverso vari gradi, ad essere gli interessi della società stessa da una parte, e di nessuno, perchè di tutti, dall'altra. (Passare con un trattore sopra tonnellate di mele o altro non interessa nessuno, ma pare sia l'interesse di tutti).

9Le costruzioni di Claudio Costa, riproducendo un mondo dell'uomo dove dell'uomo rimangono solo tracce, trasmettono ossessivamente, pur nella varietà delle forme, un unico stato mentale: l'assenza.

MP

Bibliografia

Claudio Costa
- [1972] Evoluzione e Involuzione, Genova, Edizioni Masnata, 1972