Perché leggere Bianciardi oggi?

Luciano Bianciardi
L'antimeridiano
Isbn edizioni, Milano, 2008

Prologo

Questa mattina sono entrato in biblioteca senza un'idea precisa su cosa cercare da leggere nel fine settimana. Come sempre accade in questi casi si finisce per scovare qualcosa di interessante di cui neppure si sospettava l'esistenza.

Mentre rovistavo nella storia greca, ho intravisto sullo scaffale accanto i due grossi volumi dell'Antimeridiano, la recente edizione delle opere complete di Luciano Bianciardi. Mi sono fermato e incuriosito, forse, dalla mole, ho cominciato a sfogliarli. Troppo pesanti per prenderli in prestito, ho pensato. Quindi mi sono seduto a leggere e mentre leggevo continuavo a pensare, troppo pesanti per prenderli in prestito... avrei dovuto lasciare il Burckhardt che tenevo tra le mani. Continuavo a leggere e più leggevo e più pensavo: troppo pesanti per prenderli in prestito... devo anche fare la spesa prima di rincasare. Così alla fine li ho riposti sullo scaffale e me ne sono tornato a casa con il primo volume della Storia della civiltà greca.

Ma, la sera, leggendo di Elleni e di kalokagatia e di Nietzsche e di Sparta avevo nella mente Telebianciardi e La vita agra e Sergio Zavoli lo "psicopompo volante". La biblioteca è ormai chiusa e so che continuerò a pensare a Bianciardi fino a lunedì. Per questo ho iniziato a scrivere.

L'antintellettuale

Bianciardi ( 1922 - 1971) rappresenta nell'Italia degli anni '50 uno dei molti intellettuali di provincia catapultati a Milano dove vive in una stanza a Brera circondato dalla migliore bohème della citta. Ma questo è un ambiente non suo, bastano pochi mesi e qualcosa si rompe. Già nell'articolo Lettera da Milano su Il Contemporaneo del febbraio 1955 appaiono i primi segni di disorientamento.

come non ho visto gli operai, così non ho ancora visto gli intellettuali. Li ho visti, s'intende, e li vedo ogni mattina, come singoli, ma mai come gruppo. Non riescono a formarlo, e ad influire come tale sulla vita cittadina. L'unico gruppo in qualche modo compatto è quella che forma la desolata scapigliatura di via Brera. Gli altri fanno i funzionari d'industria, chiaramente. Basta vedere come funziona una casa editrice; c'è una redazione di funzionari, che organizza: alla produzione lavorano gli altri, quelli di via Brera, che leggono, recensiscono, traducono, reclutati volta a volta, come braccianti per le faccende stagionali. [vol. I, p. 703]

Nel giugno del 1955 inizia a collaborare all'Unità, quotidiano del Partito Comunista, ma viene ben presto cacciato per un incidente diplomatico con un intellettuale organico al partito, che aveva preso in giro in un suo elzeviro. In seguito viene licenziato anche dalla casa editrice Feltrinelli, alla cui fondazione era stato chiamato a collaborare da Trombadori, con la motivazione: scarso rendimento.

Questo suo risentimento e disagio si accentua dal 1956, con il licenziamento più o meno concordato con la Feltrinelli. Bianciardi si trova infatti a vivere la condizione faticosa, stressante, precaria del traduttore, alle prese con molteplici problemi economici personali e familiari. [Ferretti, p. 43]

Il licenziamento (in realtà gli era stata promessa una collaborazione esterna, che però non si concretizzò) lo costringe per sopravvivere a buttarsi nel lavoro di traduttore in cui da buona prova traducendo in pochi anni un centinaio di volumi. Da segnalare la traduzione dei romanzi di Henry Miller: Tropico del Cancro e Tropico del Capricorno il cui stile influisce sulla composizione de La vita agra. Tradurre è un mestiere; ha qualcosa del lavoro, ripetitivo, anche manuale per il continuo dover battere sui tasti di una macchina, si avvicina al lavoro degli operai, e inoltre è un lavoro spersonalizzante e quindi pericoloso:

Nella lettera all'amico Galardino Rabiti, professore di latino e greco a Grosseto scriveva nel 1964 : Traducevo a ritmo infernale decine e decine di libri; la bronchite cronica, gli incubi notturni (il più funesto era così: dormendo sognavo in inglese e non riuscivo a tradurre quel che avevo sognato. Comune a tutti i traduttori professionisti, due dei quali morti suicidi, Pavese e Bruno Tasso). [Corrias, p. 104]

Questa sostanziale estraneità al mondo che lo circonda ne fa un osservatore acuto della società in cui vive, come critico televisivo, e del mercato culturale che lo circonda nei suoi primi libri: Il lavoro culturale

La verità è che le case editrici sono piene di fannulloni frenetici: gente che non combina una madama dalla mattina alla sera, e riesce, non so come, a dare l'impressione, fallace, di star lavorando. Si prendono persino l'esaurimento nervoso.

Anche il giudizio sugli editori con i quali collabora è oggettivamente impietoso :

Già ieri sera abbiamo fissato alcuni punti. Il fenomeno post bellico dell'editore - figlio - di - miliardario allontanato a forza dalle attività paterne perchè incapace e distruttivo, e fattosi organizzatore di cultura perchè non buono ad altro. G.G. Feltrinelli, Livio Garzanti, Roberto Lerici, Pierino Sugar ne sono esempi cospicui. Ci sarebbe poi l'editore ex autore, letterario o drammatico, che compensa il suo fallimento pubblicando opere altrui. E l'editore fattosi da solo, attraverso ruberie tipografiche o valutarie (Del Duca, ma anche Rizzoli e Mondadori. Il primo è il più bell'esemplare di gangster, nel vero senso della parola) Sono tutti fenomeni nuovi per l'Italia (a Chicago le stesse cose erano successe nel 31, e anche prima) e che entrano nel quadro del "miracolo".

Il giudizio sul Duca Valentino, che lo citò in giudizio per la promessa non mantenuta di fargli publicare La vita agra, è, se possibile, ancora più spietato.

L'obiettivo degli editori non è fare libri:

Obiettivo dell'editore Feltrinelli è quello di disporre di un unico circuito (editore, distributore, libreria) consapevole che il problema dell'industria culturale non sia tanto di fare libri quanto quello di distribuirli. [Mazza, p. 36]

Il successo che arriva con La vita agra lo trova impreparato. Il marketing a base di aperitivi non è la vita che aveva immaginato, ma non sa dire di no. Vita e la letteratura si sono confuse. Neppure Maria Jatosti, la compagna, esce bene alla lettura de La vita agra, qualcosa fra loro si incrina.

Ci si può chiedere che senso abbia avuto il rifiuto di collaborare al Corriere di Montanelli, lavoro ben pagato e professionalmente gratificante, contrapposto all'accettazione di collaborazioni degradanti dal punto di vista professionale, con riviste come Le Ore, ABC, Guerrin Sportivo, Kent, e Playmen. Non credo si possa dare una risposta semplicistica.

Occorrerebbe iniziare a rileggere con altri occhi gli scrittori degli anni cinquanta e sessanta, riscrivendo la storia letteraria del dopoguerra, per comprendere che cosa non ha funzionato nel miracolo italiano. Iniziando da autori minori come Sinisgalli e Bianciardi.

Oggi Bianciardi è vivo e attuale come pochi intellettuali di quegli anni: le sue denunce, i suoi allarmi profetici, la sua disperata voglia di un'editoria e una cultura diversa, l'urgente richiamo alla necessità di un rapporto diverso tra la massa e il sapere sono un'eredità preziosa che non può ancora a lungo essere ignorata. [Mazza, p. 16]
MP

Bibliografia

Luciano Bianciardi
- L'antimeridiano, a cura di Luciana Bianciardi, Massimo Coppola, Alberto Piccinini; Isbn edizioni, Milano,
- vol. 1°, Saggi e romanzi, racconti diari giovanili, 2005, preceduto da L'io opaco, saggio di Massimo Coppola e Alberto Piccinini
- vol. 2° Scritti giornalistici, 2008, preceduto da La mosca sul muro, saggio di Massimo Coppola e Alberto Piccinini
Maria Clotilde Angelini
- [1980] Luciano Bianciardi, Firenze, La Nuova Italia, 1980
Pino Corrias
- [1993] Vita agra di un anarchico, Luciano Bianciardi a Milano, Milano, Baldini Castoldi, 1993
Gian Carlo Ferretti
- [2000] La morte irridente. Ritratto critico di Luciano Bianciardi uomo, giornalista, traduttore, scrittore, Piero Manni, Lecce, 2000
Maria Antonietta Grignani
- [2008] Aprire il fuoco: epilogo di una scrittura in esilio, sta in "agro Bianciardi", Il Verri, n. 37 giugno 2008, p. 5-30
Marta Mazza
- [2009] I fannulloni frenetici. Luciano Bianciardi e l'industria culturale, Felici Editore, Ghezzano (PI), 2009
M. Terrosi, A. Gessani
- [1985] L'intellettuale disintegrato. Luciano Bianciardi, Ianua, Roma, 1985