Roland Barthes ou écrire par fragments

Il centenario della nascita di Roland Barthes è l'occasione per attualizzare la figura di uno degli intellettuali francesi più letti e influenti del XX secolo ed oggi forse un pò dimenticato. Ad inizio anno il suo storico editore, le Édition du Seuil, ne ha publicato una nuova biografia curata da Tiphaine Samoyault. Un ritratto che dice tutto del maître-penseur, ma dimentica un pò l'uomo, questa l'opinione del recensore.

Si vous aimez les biographies à bride abattue, avec cascades, femmes fatales et duels au petit matin, passez votre chemin, ce Roland Barthes n'est pas fait pour vous. Si, en revanche, vous goûtez les aventures intellectuelles dans le Saint-Germain-des-Prés de la seconde partie du XXe siècle, alors ces 700 pages signées Tiphaine Samoyault, professeur de littérature comparée à Paris III, pourraient vous convenir.

Martedì 5 maggio è stata inaugurata alla Bibliothèque nationale de France una mostra che propone una vasta scelta di documenti, manoscritti e disegni di Roland Barthes.

Descrivere la perfezione

Domenica il quotidiano la Repubblica gli aveva dedicato due pagine, con la traduzione di alcune lettere tratte dal volume Album. Inédits, correspondances et varia publicato dalle Édition du Seuil. Ne ho scelto una. L'ho scelta per la descrizione che Roland Barthes dà della perfezione e perché sto leggendo La seconde main.

A Antoine Compagnon. Urt, 23 giugno 1976

Mio caro Antoine,
le ho appena parlato al telefono, sono le tre; qui regna la dolce calma del pomeriggio; nessun rumore domestico, nessun bambino per strada, il sole dietro le imposte, il mio angolo da lavoro mi aspetta. Tutto sarebbe davvero perfetto se... sapessi di poter passare la serata con lei. Ho quasi finito le mie cento figure, in alcune la ritrovo, sia perché do forma a cose che lei mi ha detto (insegnato) sia perché qua e là indicizzo una figura pensando a lei e a ciò che c'è d'originale (si può dire?) nella nostra relazione; se questo libro verrà mai stampato, lei vi si riconoscerà a tratti, come in un rebus disegnato, nascosto e evidente. Tutto ciò suona molto letterario, ma in fondo la letteratura non è mai servita ad altro che a tutto dire senza dire tutto, no? Solo essa può mettere in scena il lapsus (il resto, il mal detto, il detto sulla punta della lingua, kataleipsis e non katalepsis).
A prestissimo. La bacio. R.

Il testo frammentato

Écrire par fragments : les fragments sont alors des pierres sur le pourtour du cercle : je m'étale en rond: tout mon petit univers en miettes; au centre, quoi?

Non è affatto vero che raccogliere frammenti sia più semplice che scrivere un romanzo, che richieda meno tempo, che non abbia unità.

Il testo multiplo

Le nostre abitudini di lettura, la nostra stessa concezione della letteratura fanno sí che ogni testo ci appaia oggi come la semplice comunicazione tra un autore (in questo caso il santo spagnolo che ha fondato nel XVI secolo la Compagnia di Gesù) e un lettore (in questo caso noi): Ignazio di Loyola avrebbe scritto un libro, questo libro sarebbe stato pubblicato noi oggi lo leggiamo. Questo schema, dubbio per qualunque libro (poiché non possiamo mai mettere definitivamente in chiaro chi sia l'autore e chi il lettore), è certamente falso per quanto concerne gli Esercizi. Se è vero, infatti, che un testo si definisce per l'unità della sua comunicazione, non è uno il testo che ci troviamo a leggere, bensì quattro

(a proposito dei carnet sulla Cina)

La scrittura, per Roland Barthes, è seduzione.

La madre è inter-detta

Che la madre sia intedetta è un luogo comune. Ma, si deve leggere inter-detta. Se il godimento della madre è inter-detto, la letteratura, ovvero il testo di piacere, è il modo migliore per dirlo. Questo è quanto afferma, in buona sostanza, Roland Barthes in quel geniale compendio di sublimi sciocchezze che è Il piacere del testo.

La paura

Roland Barthes scrive della paura almeno due volte. In Roland Barthes par Roland Barthes e in Le plaisir du texte.

Prossimità (identità) di godimento e paura. Quello che ripugna a tale accostamento non è evidentemente l'idea che la paura sia un sentimento sgradevole - idea banale - ma che sia un sentimento mediocremente indegno; è l'indesiderata di tutte le filosofie (unico, Hobbes, almeno credo: « la sola passione della mia vita è stata la paura »); la follia non la vuole (salvo la follia fuori moda: lo Horla) [..] il linguaggio delirante è rifiutato a chi la sente salire in sé. Scrivo per non essere folle, diceva Bataille - e questo voleva dire che scriveva la follia; ma chi potrebbe dire: Scrivo per non avere paura? Chi potrebbe scrivere la paura (che non significherebbe raccontarla)?

Questo, scrivere della paura, gli serve per accostare Bataille a Hobbes (c'è, in mezzo, anche un rimando a Maupassant) due autori con i quali dichiara di non avere molto in comune se non, appunto, la paura.

Bataille, en somme, me touche peu: qu'ai-je à faire avec le rire, la dévotion, la poésie, la violence? Qu'ai-je à dire du « sacré », de l' « impossible »?
Cependant, il suffit que je fasse coîncider tout ce language (étranger) avec un trouble qui a nom chez moi la peur, pour que Bataille me reconquière: tout ce qu'il écrit, alors, me décrit: ça colle.

Barthes parla della paura, non dell'angoscia che non ha un fondamento immediato nella realtà. Nella paura si teme qualcosa di reale, eppure in Roland Barthes il reale, filtrato dalla scrittura, è sempre molto lontano.

Desiderate conoscere quanto Lacan c'è in Roland Barthes?

Sul sito roland-barthes.org si trova un motore di ricerca dedicato con il quale è possibile togliersi delle curiosità. Come, ad esempio, sapere quante volte la voce Lacan ricorre nelle opere di Barthes. Ben 254 volte.

L'objectif du séminaire n'est pas intellectuel: c'est seulement de vous intoxiquer

La citazione che segue è tratta dal testo preparatorio per il seminario sulla fotografia al Collège de France nel 1980 e che non ha potuto essere pronunciato. Roland Barthes desiderava consacrare qualche sessione del seminario alla proiezione delle fotografie scattate da Paul Nadar ai personaggi che Proust ha potuto conoscere, grosso modo tra il 1885 ed il 1910, dice Barthes. Paul è il figlio di Nadar il grande pioniere della fotografia e, dice ancora Barthes, n'a pas le génie de son père, mais très bon photographe.

Che cosa mi attira in queste poche righe al punto da volerne parlare? Un'immagine - dice Barthes - è ontologicamente ciò di cui nulla può essere detto. Quindi, perché parlarne?

Le immagini hanno il potere di intossicare e di affascinare chi guarda. Per questo non siamo in grado di parlarne. Quindi, non ne parleremo. Ne subiremo semplicemente la fascinazione fino alla balbuzie.

Nous allons examiner ces Photos, une par une, dans l'ordre alphabétique. Ça veut dire quoi?

a) Nous n'allons pas les «commenter»: ni idées, ni remarques littéraires, ni remarques photographiques, aucune tentative pour retrouver le passage de La Recherche du temps perdu qui pourrait correspondre à la personne représentée (ou très peu). Seulement quelques brèves informations biographiques sur chaque personne : empruntées à Painter (je ne suis pas proustien). Des informations et des images → séminaire «distractif»: feuilleter des images → Alors, quel est l'intérêt profond, sérieux, quelle est la chance, le kairos de ces séances?

b) C'est, dans mon esprit, de produire une intoxication, une fascination, action propre à l'Image:

Une image, c'est, ontologiquement, ce dont on ne peut [rien] dire: pour parler d'une image, il faut un art spécial, très difficile, celui de la Description d'images ( ≠ descriptions imaginaires). Cf. les textes de J.-M. Gérard.

L'objectif du séminaire n'est pas intellectuel: c'est seulement de vous intoxiquer d'un monde, comme je le suis de ces photos, et comme Proust le fut de leurs originaux.

Étre fasciné = c'est n'avoir rien à dire: On échoue parler de ce qui nous fascine

Intoxiqué de quoi? De l'accumulation de ces visages, de ces regards, de ces silhouettes, de ces vêtements; d'un senti- ment amoureux à l'égard de certains ; de nostalgie (ils ont vécu, ils sont tous morts).

Le peu de mots que je dirai indexe quelque chose qui n'est pas ce que je dis; je ne parle pas là où ça est, je parle à côté; c'est le propre de la Fascination, du Bégaiement (cf. Marceline Desbordes-Valmore ※).

MP

Bibliografia

Roland Barthes
- Album. Inédits, correspondances et varia, édition établie par Éric Marty, Seuil, 2015
- La Préparation du roman. Cours au Collège de France (1978-1979 et 1979-1980), texte établi par Nathalie Léger, Seuil-Imec, Paris, 2003 (20152)
Claude Coste
- Roland Barthes par Roland Barthes ou Le démon de la totalité, Recherches & Travaux, 2009, n.75, p. 35-54 [revues.org, URL]
Maria Giulia Dondero
- Barthes, la photographie et le labyrinthe, Communication et langages Année 2006 Volume 147 Numéro 1 pp. 105-118 [persee.fr URL]
Tiphaine Samoyault
- Roland Barthes: biographie, Seuil, Paris, 2015