La città dei filosofi

Prendo spunto dal libro La città dei filosofi, di Marco Di Branco per argomentare, attraverso alcuni esempi storici, sulla libertà di insegnamento.

Il libro del Di Branco si occupa dei margini della storia di Atene compresa tra due eventi, che hanno in comune l'intervento del potere imperiale nella vita culturale della città, e cioè: l'istituzione, da parte dell'imperatore Marco Aurelio, della cattedra (thronos) imperiale di retorica intorno al 174 d.C. e l'editto del 529 d.C. con il quale Giustiniano chiude la scuola neoplatonica ateniese.

Marco Aurelio

Racconta Filostrato, che:

il sofista Teodoto fu il primo ad ascendere una cattedra ufficiale, istituita e stipendiata dall'imperatore, dietro nomina imperiale; Lolliano, invece, fu il primo a salire una cattedra, anch'essa ufficiale, ma non di fondazione imperiale, bensì di fondazione comunale. [Barbagallo, p. 150]

Sull'esempio di quanto aveva fatto l'imperatore Vespasiano in Roma, Marco Aurelio istituisce la cattedra imperiale di retorica ad Atene. L'affidamento del thronos ad un avversario di Erode Attico va interpretato come un atto di sfiducia, se non di ostilità, dell'imperatore nei confronti del miliardario ateniese e costituisce quindi un fatto politico, così come:

allo stesso modo la successione a Teodoto di un allievo di Erode, Adriano di Tiro, avvenuta fra il 175 e il 175 d.C. segna la riconciliazione di Marco Aurelio con il potente sofista [Di Branco, p. 13]

L'intervento di Marco Aurelio, per quanto encomiabile, rappresenta in realtà l'alterazione di un equilibrio non solo politico, ma anche economico

Sino a Marco Aurelio, dall'età gloriosa di Atene, l'insegnamento superiore era quivi rimasto cosa privata, in mano di privati scolarchi, nel cui magistero lo Stato entrava solo per offrire il luogo di convegno necessario alle lezioni. Nel 176, narra lo storico Dione Cassio [71, 31] Marco Aurelio, venuto in Atene, dopo essersi iniziato ai Misteri Eleusinii, vi istituì cattedre ufficiali, con docenti publici per ogni disciplina, retribuiti di regolare stipendio annuo. [Barbagallo, p. 153 ]

La scelta del retore, che da quel momento verrà operata per conto dell'Imperatore, alterando la qualità dell'insegnamento diventa quindi un'intrusione nella vita della città.

nell'Eunuchus Luciano ironizza ferocemente sul provvedimento di Marco Aurelio volto alla creazione di thronoi filosofici ad Atene, descrivendo una contesa per l'ottenimento di una cattedra di filosofia peripatetica e del relativo onorario di diecimila dracme tra due personaggi [..] dipingendoli come falsi filosofi assetati di ricchezze, disposti a utilizzare i mezzi più abietti per screditare i propri avversari... [Di Branco, p. 25]

Giuliano Imperatore

Alcuni secoli dopo Adriano, anche l'imperatore Flavio Claudio Giuliano, che pure, in gioventù, aveva soggiornato in Atene dedicandosi allo studio della filosofia, un anno dopo la sua incoronazione ad Augusto non rinunciò ad emanare un editto per condizionare l'insegnamento all'ottenimento di una autorizzazione dell'autorità politica.

La prima disposizione di Giuliano sull'insegnamento è contenuta nella legge del 362. Questa stabiliva per chiunque avesse voluto professare l'insegnamento, la necessità dell'autorizzazione, sia da parte delle autorità municipali, sia da parte del potere centrale; autorizzazione, per rilasciare la quale si sarebbero dovute pigliare in considerazione così le qualità morali, come i meriti scientifici e didattici del richiedente. [Barbagallo, p. 241]

Il testo della legge, nella traduzione del Barbagallo, è questo:

È necessario che i maestri eccellano prima per costumi, poi per eloquenza. Ma giacché Io non posso trovarmi a giudicare nelle singole città, ordino che chiunque voglia insegnare non vada d'un tratto, e audacemente, a quell'ufficio, ma ottenga l'approvazione dell'ordine dei curiali e ne sia autorizzato da un loro decreto, dietro parere d'una Commissione di competenti. Il decreto sia quindi passato a Me, per un ulteriore esame, affinché l'interessato acceda all'insegnamento, rivestito - dopo il Nostro giudizio - di un più alto onore.

è possibile che l'editto avesse, nelle intenzioni di Giuliano, per obiettivo, fra l'altro, l'espulsione dei cristiani dall'insegnamento, ma come dimostra la sua ricezione nel Codice Teodosiano si trattava sostanzialmente di un intervento di ingerenza politica, neutrale dal punto di vista religioso.

l'insegnamento privato è colpito, e l'unica sua forma, che poteva rimanere, immune da tale controllo, [..] era ormai solo quella dell'insegnamento privato domestico. [Barbagallo, p. 244]

L' 11 gennaio del 364 l'interdetto ai cristiani è tolto, ma la legislazione di Giuliano rimane in vigore.

Giustiniano

La nostra breve storia si conclude nel 529 d.C. con l'editto di Giustiniano, che vieta l'insegnamento della filosofia, l'esegesi del diritto e il gioco d'azzardo ad Atene.

L'unica testimonianza diretta dell'editto è un brevissimo passo della Chronographia di Giovanni Malalas

Sempre durante il consolato di Decio, l'imperatore emise un decreto e lo notificò in Atene, prescrivendo che nessuno si desse all'insegnamento della filosofia né all'esegesi del diritto né al gioco d'azzardo in alcuna città dell'impero, giacché a Bisanzio dei giocatori, sorpresi a commettere tali terribili blasfemie, erano stati puniti con il taglio della mano ed esibiti sul dorso di cammelli.

Poiché non sembra che l'editto abbia sortito effetti nelle scuole filosofiche di altre città dell'Impero, è probabile che il provvedimento avesse di mira esclusivamente l'Accademia, che era la scuola pagana più illustre di Atene.

In realtà l'editto giustinianeo, probabilmente più per i suoi effetti che per il suo intrinseco carattere innovativo, va considerato un momento chiave non solo per la storia di Atene ma anche per la storia del pensiero occidentale. [Di Branco, p. 194]

Con la chiusura dell'ultima scuola filosofica pagana la filosofia non morì, ma la migrazione che ne seguì diede inizio ad una nuova epoca, riassumibile nella formula medievale della traslatio studiorum.

MP

Bibliografia

Corrado Barbagallo
- Lo Stato e l'istruzione pubblica nell'Impero Romano, Francesco Battiato Editore, Catania, 1911
Marco Di Branco
- La città dei filosofi. Storia di Atene da Marco Aurelio a Giustiniano, Leo S. Olschki, Firenze, 2006
Henri-Irénée Marrou
- Storia dell'educazione nell'antichità, Edizioni Studium, Roma, 1978 (1950)
Stefania Saracino
- La politica culturale dell’imperatore Giuliano, in Aevum, LXXVI (2002), pp. 123-141
Cristina Soraci
- Il valore del docere exemplo nella vita e nella politica scolastica dell'imperatore Giuliano, Annali della facoltà di Scienze della formazione, Università degli studi di Catania, 9, 2010, pp. 137-151