Cattolicesimo romano e forma politica

01Se di rappresentazione apologetica si tratta, di raffigurazione trionfalistica della Chiesa, come suggerisce Carlo Galli nel saggio che accompagna la riedizione di Cattolicesimo romano e forma politica scritto da Carl Schmitt nel 1923 (per ingraziarsi la gerarchia e ottenere l'annullamento del primo matrimonio, che non arrivò), il risultato appare quantomeno ambiguo.

02Già a partire dalle quattro caratteristiche sulle quali Schmitt si sofferma nelle prime pagine del saggio l'adulazione è frammista ad un senso di repulsione. C'è un «sentimento antiromano» dice Schmitt tracciandone i punti di repere: da Gladstone a Dostoewskij, da Bismarck a Cromwell .

C'è un sentimento antiromano. Di esso si nutre quella lotta contro il papismo, il gesuitismo e il clericalismo che agita alcuni secoli di storia europea... Non soltanto fanatici settari, ma intere generazioni di pii protestanti e di cristiani greco-ortodossi hanno visto in Roma l'Anticristo, o la prostituta babilonese dell'Apocalisse.

03 Ma certo l'ostilità nei confronti della macchina papista non è solamente politica, ha le sue radici più profonde nella alterità radicale del corpo sacerdotale cattolico - una «burocrazia di celibi» - percepita a livello del popolare come una casta di perversi.

c'è, costante, la paura davanti all'inconcepibile potenza politica del cattolicesimo romano. Posso ben capire che un protestante anglosassone provi, di fronte alla "macchina papista", tutta l'antipatia che gli è possibile, quando si accorge dell'esistenza di un mostruoso apparato gerarchico amministrativo che vuole controllare la vita religiosa, diretto da uomini che rifiutano per principio di avere una famiglia. Una burocrazia di celibi. E ciò non può non atterrirlo, dato il suo senso della famiglia e la sua avversione a ogni controllo burocratico.

04 L'ammirazione di Schmitt diventa palpabile quando descrive il relativismo morale espresso nella «complexio oppositorum» romano-cattolica la cui essenza consiste nella specifica superiorità formale nei confronti della materia della vita umana e su cui fonda il comportamento politico della Chiesa.

Il più delle volte si ode l'accusa [...] che la politica cattolica non sarebbe altro che opportunismo senza limiti. La sua elasticità è in effetti sorprendente. È infatti capace di unirsi a correnti e gruppi contrapposti [...] Ad ogni mutamento della situazione politica cambiano, a quanto pare, tutti i princìpi, meno uno: la potenza del cattolicesimo. "Si pretende dall'avversario ogni libertà, in nome dei suoi stessi princìpi, e gli si negano tutte le libertà in nome dei princìpi cattolici"

05 Nel suo essere sempre pronta al compromesso ed al realismo dei fatti la chiesa cattolica romana dimostra la sua natura di impresa politica.

Assai spesso è dato vedere [...] alti prelati che benediscono i cannoni di tutte le potenze in guerra; oppure intellettuali "neocattolici" che sono parte monarchici, parte comunisti; oppure l'Abbé viziato dalle dame di corte e, accanto a questi, il francescano irlandese che esorta gli scioperanti a resistere.

06 L'universalismo comporta come conseguenza il relativismo dei punti di vista. Qui Schmitt per definire il comportamento del cattolicesimo romano usa il termine relativismo e non quello, che si adatta altrettanto bene di tolleranza, forse perché l'idea di tolleranza implica un riconoscimento.

Che la Chiesa cattolica romana come sistema storico e come apparato amministrativo continui l'universalismo dell'impero romano è riconosciuto con sorprendente consenso da ogni parte. [...] Ora, è tipico di ogni impero mondiale manifestare un certo relativismo verso la variegata moltitudine dei possibili punti di vista...

07 Riaffiora il rifiuto:

Io credo che quel sentimento antiromano diventerebbe infinitamente più profondo se si comprendesse, in tutta la sua portata, fino a qual punto la Chiesa cattolica sia una complexio oppositorum. Pare non possano darsi opposizioni che essa non riesca ad abbracciare. (*) [...] Anche da un punto di vista teologico la complexio oppositorum domina ovunque. L'Antico e il Nuovo Testamento valgono entrambi, l'uno accanto all'altro...

08 Non manca infine una annotazione, niente di più, sulla «volontà di decisione», tentativo di ripristino dell'unicità della volontà imperiale attraverso il dogma dell'infallibilita papale fatto approvare da Pio IX il 18 luglio 1870, durante il concilio Vaticano I, con la costituzione dogmatica Pastor Aeternus

Questa infinita ambiguità si combina di nuovo col più preciso dogmatismo e con una volontà di decisione, nel momento in cui culmina nella dottrina dell'infallibilità pontificia.

09 Questi, mi sembrano, all'interno di un discorso schmittiano peraltro molto articolato, gli argomenti più interessanti e quindi mi fermo qui.

MP

Bibliografia

Carl Schmitt
- Cattolicesimo romano e forma politica, il Mulino, 2010, introduzione di Carlo Galli
Carlo Galli
- Lo sguardo di Giano. Saggi su Carl Schmitt, il Mulino, 2008
- Genealogia della politica, il Mulino, 2010 (1996)