La forma prigione e l'estrazione del tempo
Michel Foucault
La società punitiva. Corso al Collège de France (1972-1973)
Feltrinelli, Milano, 2016
Nella lezione tenuta al Collège de France il 24 gennaio 1973 [Quinta lezione del corso 1972-73] ed a seguire nella lezione del 31 gennaio 1973 Michel Foucault introduce il discorso sul tempo come relazione tra la forma-prigione e la forma-salario.
Il tempo borghese è interscambiabile con il denaro, ne è l'equivalente ed in quanto tale istituisce l'economia del capitale dove il tempo di vita è monetizzabile. In questo senso la forma-prigione fondata sull'equivalenza tempo-denaro reintroduce nel nuovo sistema penale borghese gli usi del diritto germanico sotto altra forma.
Proprio come il salario retribuisce il tempo durante il quale la forza lavoro è stata comprata da qualcuno, la pena risponde all'infrazione non in termini di risarcimento o di aggiustamento esatto, ma in termini di quantità di tempo di libertà.
Il sistema delle punizioni fa apparire come sanzione del crimine la forma-prigione che non è derivabile dalla teoria ed è imparentata con la forma-salario: così come si eroga un salario per un tempo di lavoro, all'opposto si preleva un tempo di libertà come prezzo per un'infrazione. Essendo il tempo l'unico bene che si possiede, lo si compra per il lavoro o lo si preleva per un'infrazione. Il salario serve a retribuire il tempo di lavoro, il tempo di libertà servirà a pagare per l'infrazione.
[..] Non voglio dire che il salario ha imposto la propria forma, che è stato il modello socioeconomico ripreso nella pratica penale. Nulla nella storia delle istituzioni o nei testi permette di dire che sia stato questo modello a essere trasferito all'interno del sistema penale. Voglio dire soltanto che la forma-prigione e la forma-salario sono due forme storicamente gemelle, anche se non è ancora possibile dire con esattezza quali siano i loro rapporti.
Ma questo accostamento non è una semplice metafora, come indicano alcuni elementi. Innanzitutto, la continuità, [nei] sistemi penali del XIX secolo, tra la pena dell'ammenda e la pena della prigione, e la loro sovrapposizione: quando uno non è in grado di pagare un'ammenda, va in prigione. Laddove l'ammenda appare come il surrogato della giornata di lavoro, la prigione rappresenta l'equivalente di una certa quantità di denaro. [In secondo luogo,] si vede apparire tutta un'ideologia della pena come debito, che riattiva le vecchie nozioni del diritto germanico che il cristianesimo e il diritto classico avevano cancellato.
Di seguito Foucault nota che la pena come estinzione di un debito contraddice la teoria della carcerazione come difesa sociale cardine.
Ora, nella teoria non c'è niente di più lontano che questo principio della pena come debito; tutto indica, invece, che la pena sia una precauzione e una difesa sociale. La riapparizione del pagamento del debito per cancellare il crimine deriva in realtà dall'interpretrazione delle forme salario e prigione.
Ancora un'osservazione importante. La punizione tramite il tempo di vita è un'innovazione. [Deriva dal maggior valore attribuito alla vita comune]
Quel che vediamo apparire, attraverso queste due forme, è l'introduzione del tempo nel sistema del potere capitalista e nel sistema della penalità. Nel sistema della penalità: per la prima volta nella storia dei sistemi penali, non si punisce più tramite il corpo o i beni, ma tramite il tempo di vita. Il tempo che resta da vivere: è di questo che si approprierà la società per punire l'individuo. Il tempo si scambia con il potere. [E] dietro alla forma-salario, la forma di potere messa in atto dalla società capitalista ha essenzialmente l'obiettivo di esercitarsi sul tempo degli uomini: l'organizzazione del tempo operaio [nell']officina, la distribuzione e il calcolo di questo tempo nel salario, il controllo del tempo libero, della vita operaia, il risparmio, le pensioni ecc. Il modo in cui il potere ha inquadrato il tempo per poterlo controllare da cima a fondo ha reso possibile, storicamente e [in termini di] rapporti di potere, l'esistenza della forma-salario.
Nella lezione seguente, il 31 gennaio, Foucault introduce il concetto di estrazione reale del tempo
che richiama uno dei punti piu' ragguardevoli del Capitale di Marx: la spiegazione dell'estrazione del plusvalore da parte del capitale
.
Avevo detto soltanto che la stessa forma si ritrova nel salario e nella prigione: da una parte, il tempo di vita diventa una materia scambiabile; dall'altra, è la misura del tempo che permette la quantificazione dello scambio, attraverso la relazione stabilita sia tra una quantità di lavoro e una quantità di moneta, sia tra una quantità di tempo e la gravità della colpa. Questa forma rinvia a quel fenomeno essenziale che è l'introduzione della quantità di tempo come misura, non solo come misura economica nel sistema capitalista, ma anche come misura morale. Dietro a questa introduzione, affinché la quantità di tempo possa diventare materia e misura di scambio, ci vuole una presa di potere sul tempo, [non come] astrazione ideologica, ma come estrazione reale del tempo a partire dalla vita degli uomini: condizione reale di possibilità del funzionamento del sistema del salario e del sistema della reclusione.
Il problema - come osserva Foucault - sta nell'individuare l'apparato di potere che assicura l'estrazione del tempo e costituisce quest'ultimo come regola del sistema degli scambi e delle misure.
Vi è qui un processo reale che bisogna analizzare a partire dai rapporti di potere che assicurano questa estrazione reale del tempo. È a questo livello di potere che prigione e salario comunicano. Non perché il salario sarebbe servito alla prigione come modello rappresentativo, ma perché prigione e salario si ricollegano, ciascuno al suo livello e a suo modo, a questo apparato di potere che assicura l'estrazione reale del tempo e che introduce quest'ultimo in un sistema di scambi e di misure. Il problema sta proprio nel ritrovare questo apparato di potere, e nel vedere come la forma-prigione abbia potuto effettivamente inscriversi e diventare uno strumento nei rapporti di potere.
Sull'importanza del tempo come quantificatore universale del capitalismo non occorre soffermarsi oltre. Ciò che invece merita di essere sottolineato è la pervasività dell'operazione di estrazione del tempo, operata dall'apparato di potere - estesa via via a tutte le forme di vita - e le implicazioni, anche paradossali, che ciò può avere.
Il tempo libero, ad esempio, diventa disponibilità di un bene, il cui possesso implica che il disoccupato non abbia diritto, nella giustizia equa di Rawls, ad alcun aiuto.
In un lavoro del 1988, sulla scorta delle riflessioni maturate più di dieci anni prima, in occasione della pubblicazione di A Theory of Justice, e in particolare del suggerimento di Musgrave (1974) di includere il tempo libero tra i beni e i diritti primari, Rawls nega implicitamente qualsiasi giustificazione etica al reddito di base. Prevedendo che tra gli ipotetici destinatari di un trasferimento monetario incondizionato. sarebbero stati compresi anche i surfisti «a tempo pieno» della California. Rawls esclude per questi ultimi il diritto all'assistenza pubblica in quanto «those who are unwilling to work would have a standard working day of extra leisure, and this extra leisure itself would be stipulated as equivalent to the index of primary goods of the least advantaged. So those who surf all day off Malibu must find a way to support themselves and would not be entilled to public funds». Cfr. Rawls (1988, p. 257. nota 7).
A partire da Rawls, questo è uno degli argomenti utilizzati contro UBI.
Bibliografia
- Michel Foucault
- - La società punitiva. Corso al Collège de France (1972-1973) , tr. Deborah Borca e Pier Aldo Rovatti, Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano, 2016
- - La société punitive. Cours au College de France 1972-1973, édition établie sous la direction de François Ewald et Alessandro Fontana, par Bernard E. Harcourt, Seuil-Gallimard, Paris, 2013