Statistica e politica

Note sull'uso politico della statistica

Questa pagina accoglie alcune note sparse sulla manipolazione dei dati statistici ad uso politico. L'opinione che intendo verificare è la neutralità politica della statistica come scienza applicata.

Il grande Caritat

Il grande Caritat certamente non immaginava che la sua aritmetica sociale con il trascorrere del tempo sarebbe diventata sempre più uno strumento atto a gabellare il popolo; ovvero uno strumento di manipolazione della realtà attraverso la manipolazione dei dati nelle mani dell'élite che detiene il potere.

Dans les numéros quatre et six, datés des 22 Juin et 6 Juillet 1793, [Journal d’Instruction Sociale] Condorcet publie, en deux morceaux d'une vingtaine de pages chacun le Tableau général de la science qui a pour objet l'application du calcul aux sciences politiques et morales où se trouve définie cette nouvelle science: [..]

[..] C'est alors qu'il donne la fameuse définition de la Mathématique Sociale

J 'ai cru que le nom de mathématique sociale était celui qui convenait le mieux à cette science. Je préfère le mot mathématique, quoiqu'actuellement hors d'usage au singulier (...) parce qu 'il s'agit d'applications dans lesquelles toutes les méthodes peuvent être employées. (...) Je préfère le mot sociale à ceux morale ou politique, parce que le sens de ces derniers mots est moins étendu et moins précis [p. 107].

Un peu plus loin, il écrit :

Lorsqu 'une révolution se termine, cette méthode de traiter les sciences politiques acquiert un nouveau genre, comme un nouveau degré d'utilité [p. 108]. 4

vi è la necessità che l’informazione statistica ufficiale assuma sempre più una funzione arbitrale nella piccola e grande conflittualità tra gruppi di individui. In una società pluralistica e multi-classe è necessario che la statistica pubblica sia prodotta tenendo conto delle numerose esigenze presenti e dunque, in un certo senso, dei differenti punti di vista

Gni o Pil?

Quanto valgono per l’economia irlandese le attività di Google, Facebook, Microsoft, Apple e corporation assortite? Stando ai numeri, circa 85 miliardi di euro, cioè poco meno di un terzo del Prodotto interno lordo nazionale (Pil), pari a 275 miliardi. Peccato però che di “prodotto interno”, e di valore associato, ce ne sia davvero poco: e a dirlo, per una volta, non sono i soliti scettici no global, ma le stesse istituzioni del Paese. Il Central Statistic Office, centro di statistica nazionale, nel 2017 ha calcolato infatti un nuovo indice, chiamato Gross national income (GNI), traducibile con Guadagno nazionale lordo: un indicatore epurato dai profitti delle multinazionali, sia quelle che vendono cose immateriali come i big del digitale, sia quelle che in teoria producono beni fisici ma che in Irlanda hanno solo residenza fiscale e realizzano le merci altrove, quindi senza un reale impatto occupazionale o di indotto.

Il risultato dell’operazione è un deciso ridimensionamento: il Gni, infatti, si ferma a 190 miliardi. E impatta altri indicatori rilevanti nel valutare come se la passano gli irlandesi: il livello di indebitamento pubblico è infatti pari al 106% del Gni (mentre è solo il 75% del Pil) mentre il deficit raggiunge addirittura il 3,4%, oltre i paletti europei e molto sopra lo 0,9% misurato sul prodotto nazionale lordo.

Onesto ma improvvido

Andreas Georgiou è stato il presidente dell'ELSTAT dal 2010 al 2015.

La sua colpa è aver svelato nel 2010 le reali dimensioni del deficit di un Paese che era in default, ma non voleva saperlo. Sulla base dei numeri appurati da Georgiou, in nome dello Stato greco, da allora Atene ha accettato centinaia di miliardi di «prestiti» dagli altri governi d’Europa. Ma lo stesso Stato greco nelle sue corti non ha mai smesso di perseguitare Georgiou, nel silenzio del governo di Atene e dell’Europa. Sull’economista pendono due capi d’accusa (uno è di aver «complottato» per creare danni da 171 miliardi alla nazione) e poco importa che per otto volte certi giudici e procuratori lo abbiano assolto o ne abbiano raccomandato il proscioglimento. I processi ripartono sempre, fra le urla della folla in tribunale («Impiccatelo a Syntagma!»)

Il y a soixante ans, le politologue suédois Herbert Tingsten affirmait :« Les critères généraux présidant à l’évaluation des politiques créant désormais consensus, les fonctions de l’Etat atteignent un tel niveau de technicité que la politique en vient à se résumer à de la statistique appliquée » [1]. Soixante ans plus tard, nous ne pouvons que constater avec amertume combien il avait raison pour notre plus grand malheur.

La capacità delle statistiche di rappresentare accuratamente il mondo è in declino. Si avvicina una nuova era, nella quale l'elaborazione di una grande massa di dati controllati da aziende private, sta assumendo importanza, sino a mettere la democrazia in pericolo [questo si dice].










Un altro esempio di come certi indicatori possano risultare fuorvianti è dato dai numeri sulla disoccupazione. I calcoli statistici finiscono per considerare “occupati” anche lavoratori precari o addirittura, come nel caso italiano, considerano occupato chi nella settimana di riferimento dell’indagine ha lavorato almeno un’ora.

MP

Bibliografia

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Robert W. Edwards and Gary Jones
- La qualità dei dati: standard e valutazione dei sistemi statistici nazionali, Istat, November 24, 2004 URL
Pierre Bourdieu
- L’opinion publique n’existe pas, Les Temps modernes, no 29, (318), 1973, p. 1292-1309
Alain Desrosières
- Prouver et gouverner. Une analyse politique des statistiques publiques, Paris, La Découverte, 2014
- La politique des grands nombres. Histoire de la raison statistique, Paris, La Découverte, 2011
Ian Hacking
- The Social Construction of What ?, Cambridge, Harvard University Press, 1999
- L’émergence de la probabilité, Paris, Seuil, 2002
Bruno Latour
- Les Microbes. Guerre et paix, suivi de Irréductions, Paris, Métailié, 1984