Il partito azienda

Politica come attività economica

Se impostiamo su Google una ricerca con le parole la politica è un'attività economica otteniamo un solo risultato utile in lingua inglese e più precisamente la pagina 87 di Social Science Under Debate: A Philosophical Perspective del sociologo canadese Mario Bunge.

Our next example is the economic approach to politics pioneered by Anthony Downs (1957). According to it, politics is an economic activity and, more particularly, an exchange of commodities: votes are traded for expected services or privileges. Downs's theory has the merit that it contains a testable hypothesis: Hotelling's law. This is the hypothesis that, in a two-party system, competition for votes Will draw both parties to the centre. To be sure, this prediction has often been confirmed. But it has been refuted just as often: indeed, many elections end up either in convergence or in left-right polarization. The mechanisms at play are not hard to guess. Convergence occurs when the incumbents are perceived favourably by the majority; in this case the opposition's tactics is, We'll deliver that and more. If, by contrast, the incumbents are unpopular, their opponents will promise, We'll do just the opposite. Thus, divergence will emerge. In short, Downs's theory is testable though, alas, true only sometimes.
Becker's voting theory has a far narrower scope: it only attempts to account for political apathy. And, unlike Downs's, it makes no forecasts other than that there is no rational hope for democracy. Indeed, Becker's citizen is essentially a selfish individual — a "free rider." This individual figures that, since he has only one vote, it does not "pay" him to bother with politics: he has more profitable things to do. This assumption is at variance with the finding of most political analysts, that voter apathy — where it does exist, as in the United States — is mainly due to dissatisfaction with all the options offered the electorate. In short, Becker's theory of democracy has no empirical basis. The same holds for Olson's (1971), which we shall meet in chapter 7. In short, the "rational" citizen is either politically indifferent or corrupt. In either case he is an enemy, passive or active, of political democracy and, a fortiori, of economic democracy. The economic approach to politics can shed some light on the dark side of politics, but it does not account for its sunny Side — voluntary popular participation, concern for the public good, solidarity, and the struggle for progressive social reform. This other side is studied by political sociology (see, for instance, Horowitz 1972).

Bunge in queste due lunghe citazioni rinvia a tre autori - Anthony Downs, Gary Becker e Mancur Olson - che si sono occupati degli aspetti economici del processo decisionale (politico). Non è di questo che mi occuperò qui.

Politica come professione

Il senso che voglio dare alle parole politica come attività economica si differenzia anche dal significato che Max Weber attribuisce alla politica come attività professionale.

Max Weber non ci dice molto sulla forma partito, molto di più sul personale politico che compone il partito.

In allen irgendwie umfangreichen, das heißt über den Bereich und Aufgabenkreis kleiner ländlicher Kantone hinausgehenden politischen Verbänden mit periodischen Wahlen der Gewalthaber ist der politische Betrieb notwendig: Interessentenbetrieb. Das heißt, eine relativ kleine Zahl primär am politischen Leben, also an der Teilnahme an der politischen Macht, Interessierter schaffen sich Gefolgschaft[528] durch freie Werbung, präsentieren sich oder ihre Schutzbefohlenen als Wahlkandidaten, sammeln die Geldmittel und gehen auf den Stimmenfang. Es ist unerfindlich, wie in großen Verbänden Wahlen ohne diesen Betrieb überhaupt sachgemäß zustande kommen sollten. Praktisch bedeutet er die Spaltung der wahlberechtigten Staatsbürger in politisch aktive und politisch passive Elemente, und da dieser Unterschied auf Freiwilligkeit beruht, so kann er durch keinerlei Maßregeln, wie Wahlpflicht oder »berufsständische« Vertretung oder dergleichen ausdrücklich oder tatsächlich gegen diesen Tatbestand und damit gegen die Herrschaft der Berufspolitiker gerichtete Vorschläge, beseitigt wer den. Führerschaft und Gefolgschaft, als aktive Elemente freier Werbung: der Gefolgschaft sowohl wie, durch diese, der passiven Wählerschaft für die Wahl des Führers, sind notwendige Lebenselemente jeder Partei. [..] [Max Weber, Politik als Beruf, zeno.org, online]

Lo stato maggiore amministrativo, il quale rappresenta come ogni altra amministrazione, anche quella politica nella sua presentazione esteriore, non è naturalmente tenuto all'obbedienza rispetto al detentore del potere soltanto in virtù di quell'idea di legittimità di cui abbiamo parlato, bensì in forza di due mezzi che fanno appello all'interesse personale: la remunerazione materiale e la onorabilità sociale. Il feudo dei vassalli, le prebende dei funzionari nello stato patrimoniale, lo stipendio dei moderni impiegati statali - e d'altro canto, l'onore cavalleresco, i privilegi dei ceti, la onorabilità della burocrazia - costituiscono il compenso, e il timore di perderli è il fondamento in ultima istanza decisivo per la solidarietà stabilita tra il corpo amministrativo e il detentore del potere. Ciò vale anche per il dominio del capo carismatico: gloria bellica e bottino per i guerrieri, spoils per i seguaci del demagogo, ossia sfruttamento dei dominati mediante il monopolio degli uffici, profitti determinati dalla politica e soddisfazioni concesse alla vanità personale.
Per il mantenimento di qualsiasi dominio fondato sulla forza occorrono certi beni materiali esteriori, come avviene nell'esercizio di un'attività economica.

Vi son due modi di render la politica una professione. Si vive per la politica, oppure di politica. Non si tratta menomamente di un'alternativa. Anzi, di regola, per lo meno idealmente ma per lo più materialmente, si fa l'una e l'altra cosa: chi vive per la politica, fa di questa, in senso interiore, la propria vita: egli gode del mero possesso della potenza che esercita, oppure alimenta il proprio equilibrio interiore e il sentimento della propria dignità con la coscienza di dare un senso alla propria vita per il fatto di servire una causa. In questo senso interiore si può ben dire che ogni uomo serio, il quale vive per una causa, vive anche di questa causa. La distinzione si applica anche a un lato molto più ampio della questione: a quello economico. Di politica come professione chi vive tende a farne una duratura fonte di guadagno...

Il partito personale dell'imprenditore

Con la caduta del muro di Berlino, tangentopoli e la fine dei partiti ideologici compare in Italia il partito politico personale. All'origine di questa trasformazione della forma partito c'è una questione economica. Il partito politico diventa un'impresa economica.

Individuato un tema qualsiasi che abbia una base popolare - i diritti civili (Marco Pannella); il federalismo (Umberto Bossi); la corruzione politica (Antonio Di Pietro); i pensionati (Carlo Fatuzzo); le televisioni (Silvio Berlusconi) si costruisce intorno ad esso un contenitore, una struttura, sotto forma di partito politico. Nasce in questo modo la prima embrionale espressione del partito azienda. Quando si crea una domanda nasce un mercato e tutto, alla fine, viene trasformato in una banale questione di denaro per chi controlla la struttura (il partito).

C'è anche un altro modo di fare della politica un'impresa economica vera e propria. Lotta Comunista, Comunione e Liberazione, le cooperative rosse e bianche ne sono esempi significativi dell'uso stumentale dell'ideologia a scopi economici.

Dalle 430 pagine di Umberto Magno, la vera storia dell’imperatore della Padania, il volume di Leonardo Facco edito da Aliberti emerge il ritratto di un partito-azienda rigorosamente a disposizione del leader e capo assoluto.

Il 6 marzo 1994, morta la Prima Repubblica, con un articolo sulla Stampa di Torino, Sergio Romano analizzava la nuova Repubblica che stava prendendo forma tra le rovine della vecchia coniando per la nascente Forza Italia e il suo dominus Silvio Berlusconi una definizione destinata a considerevole fortuna anche negli anni successivi: quella di “partito azienda”.

La politica come impresa economica

Da quando il modello americano è diventato egemone il fare politica è assimilabile, sempre di più, ad un'attività economica esercitata in modo imprenditoriale. Il politico non è più, non può più essere, semplicemente un professionista prestato alla politica, ma è un imprenditore che investe tempo, denaro e capacità professionali, propri ed altrui, in un'impresa volta a produrre un profitto personale. La carriera dei leader politici italiani degli ultimi venticinque anni, da Berlusconi a Prodi, da Bossi a Di Pietro, da Grillo a Renzi, lo dimostra.

Conseguentemente, come ogni attività imprenditoriale, anche l'attività politica può fallire economicamente e non più solo ideologicamente. Una sconfitta elettorale diventa una sconfitta economica, e può determinare la fine immediata di un partito.

Se fare politica è paragonabile ad una vera e propria attività d'impresa allora ne consegue che una teoria economica dell'attività politica.

È possibile fare qualcosa per impedire che gli effetti di struttura prevalgano sempre sui contenuti dell'azione politica?

MP