Perché il livello degli stipendi
degli impiegati pubblici è quello che è?

Paolo Sylos Labini
Saggio sulle classi sociali
Laterza, 2015

Il saggio di Paolo Sylos Labini sulle classi sociali, ripublicato per i tipi della Laterza, rimane assolutamente leggibile e attuale a quarant'anni dalla sua prima edizione.

L'importanza delle istituzioni, e quindi anche dell'istituzione statale, per la sopravvivenza e l'evoluzione del sistema capitalistico è una evidenza empirica.

In una società capitalistica la diseguaglianza dipende, alla radice, da un fatto istituzionale, che non può essere modificato se non modificando l'intero assetto istituzionale; subordinatamente, ma non marginalmente, dipende dalla forza comparativa, variabile nel tempo, dei gruppi sociali che concorrono alla spartizione del reddito.

Nella società capitalistica la diseguaglianza dipende dalle istituzioni, e solo in secondo luogo dalla forza delle classi sociali, dei ceti, dei gruppi, delle lobby, etc.

l'appropriazione privilegiata di una quota del reddito da parte di alcuni gruppi dipende dall'assetto politico istituzionale, ma non dalla proprietà privata dei mezzi di produzione, la cui abolizione da sola non assicura affatto l'attuazione del socialismo.

Per distinguere le classi sociali il reddito è un elemento importante, ma non tanto per il suo livello, quanto per il modo attraverso cui si ottiene, che a sua volta si ricollega ai rapporti di produzione.

Controintuitivo. L'appropriazione della ricchezza prodotta dalla società non è proporzionale al beneficio apportato alla società. L'entità dell'appropriazione del reddito operata da parte delle varie classi sociali è indipendente dall'apporto di ciascuna classe al benessere della comunità, ma dipende dall'assetto istituzionale presente in quel momento.

Gli stipendi degli impiegati che operano in imprese o aziende pubbliche o private che producono merci o servizi nel mercato aperto rientrano nelle spese generali e sono in qualche modo collegati con l'attività produttiva, con i costi ed i prezzi, anche se il collegamento è diverso da quello dei salari, che di regola, almeno finora, rientrano nelle spese dirette e variano immediatamente al variare della produzione.

L'elemento a loro vantaggio [dei dipendenti publici] sta nel fatto che la gestione della cosa pubblica, come anche la gestione dei partiti, è in grandissima parte nelle mani di membri della stessa classe alla quale appartengono, la piccola borghesia, particolarmente della piccola borghesia impiegatizia, così che essi trovano i loro punti di forza, più che negli scioperi, nel campo degli interventi legislativi e amministrativi. Sia pure con un significato alquanto diverso, si può ripetere quanto Smith scriveva quasi due secoli fa (Ricchezza delle nazioni, cit., II, p. 395, trad. dell'autore):

Gli emolumenti dei funzionari sono forse, nella maggior parte dei paesi, più elevati di quanto occorrerebbe, poiché coloro che amministrano la cosa pubblica sono in generale inclini a remunerare se stessi e i loro immediati dipendenti piuttosto troppo che troppo poco.

Questa osservazione tuttavia, se vogliamo prendere Smith alla lettera, vale per gl'impiegati che dipendono immediatamente dai capi politici e amministrativi, i quali, oltre lo stipendio, hanno anche altri canali per attingere al «sovrappiù» — compensi speciali di vario genere, liquidazioni principesche e pensioni speciali. Vale anche per tutti quei funzionari e impiegati che riescono a conquistare posizioni di quasi monopolio e a difenderle con appropriate barriere istituzionali e legislative; ciò avviene, nel nostro paese, in certi settori della burocrazia, negli istituti di credito, negli istituti di assistenza e previdenza — prima charitas mea charitas - in numerosi enti pubblici e in aziende municipalizzate. (Una particolareggiata analisi quantitativa degli stipendi e dei compensi dei gradi più elevati della burocrazia pubblica e degli enti di tipo pubblico sarebbe molto istruttiva; ma, per ovvie ragioni, è difficilissima da fare).

l'altro elemento [..] che differenzia gl'impiegati dai salariati: data la minore penosità del lavoro e data la garanzia della stabilità, la pressione dei candidati ai posti del pubblico impiego è forse perfino proporzionalmente maggiore dell'analoga pressione esercitata da coloro che vogliono diventare salariati — s'intende, nel settore moderno; comunque, le resistenze sono minori, perché nell'amministrazione pubblica sono ben più incerte e indefinite che nelle imprese di produzione le esigenze organizzative e amministrative. Il limite, a rigore, è dato dalla capacità dei bilanci degli organismi su cui quegli impiegati gravano; ma poiché si tratta di bilanci non collegati direttamente con attività produttive, quel limite è molto elastico. Nello stesso tempo, per ragioni di potere e di stabilizzazione politica, è forte l'inclinazione dei gruppi dominanti, centrali o locali, a far entrare nella burocrazia quelli che sono o possono diventare loro clienti. Il risultato è, sotto un certo aspetto, sfavorevole per gli strati inferiori e intermedi di impiegati, nel senso che le remunerazioni di questi impiegati, a causa del numero, sono e restano relativamente basse o molto basse. Tuttavia, non va dimenticato che per numerosi impiegati dei gradi inferiori il vantaggio non sta in uno stipendio elevato, ma nel fatto stesso di essere entrati, grazie a favori di tipo politico, nella burocrazia, salvandosi, per così dire, da un lavoro manuale duro e mal remunerato o da condizioni di vera e propria disoccupazione. Esempi di attività in cui le frequenti retribuzioni privilegiate sono imputabili essenzialmente a posizioni di tipo monopolistico ovvero oligopolistico sono l'industria elettrica [1], il servizio telefonico, le aziende di credito; gli ospedali, le aziende municipalizzate, le amministrazioni degli enti locali offrono esempi di aree in cui operano, contemporaneamente, fattori economici e fattori politici, specialmente di carattere clientelare.

La ripartizione sociale del reddito prodotto dal lavoro si modifica in funzione delle regole istituzionalizzate, ovvero accettate e formalizzate nei contratti espliciti o impliciti che stabiliscono le relazioni fra i gruppi e le classi sociali. La natura della proprietà dei mezzi di produzione modifica la ripartizione del reddito fra le classi, ma non la rende di per sé stessa più uguale o più giusta.

MP

Bibliografia

Paolo Sylos Labini
- Saggio sulle classi sociali, Laterza, Roma-Bari, 2015