Conservatorismo e libertarismo
Glosse ad Hoppe
La parola conservatore, dice Hoppe, può assumere due diversi significati.
Il primo significato si riferisce a qualcuno che è conservatore in quanto si schiera genericamente a favore dello status quo: una persona, cioè che vuole "conservare" leggi, norme, regolamentazioni, codici morali o di comportamento che esistono in una determinata circostanza storica.
Secondo Hoppe, questo primo tipo di significato, che si può rinvenire in Oaskeshott, induce una forma di relativismo e va chiaramente messo da parte
. La definizione appropriata di conservatorismo sarebbe invece questa:
La parola conservatore [..] si riferisce a qualcuno che crede nell'esistenza di un ordine naturale, di uno stato di cose che sia naturale e corrisponda alla natura stessa delle cose, alla natura dell'uomo.
Naturalmente possiamo facilmente immaginare che l'ordine naturale che corrisponde alla natura delle cose sia lo stesso che Hoppe, casualmente, ha in testa ed esemplifica in questo modo:
Così come esiste un ordine gerarchico all'interno di una famiglia, allo stesso modo esiste un ordine gerarchico in una comunità di famiglie. Nell'ordine medievale, era il caso di apprendisti, servi e padroni, vassalli, cavalieri, signori e financo re - uniti l'uno all'altro da un intricato sistema di legami di parentela; e quello di figli, genitori, preti, vescovi, cardinali, patriarchi o Papa, e al vertice della piramide Dio. Di questi due "rami" d'autorità, quello mondano era sottoposto all'autorità divina.
Quello che Hoppe immagina come naturale è quindi il sistema proprio del feudalesimo, in cui l'autorità è regolata dalle gerarchie sociali, se non addirittura dalle caste.
Il secondo termine della proposizione è la parola libertarismo. Nell'accezione sostenuta da Hoppe il libertarismo viene identificato senza residui con il pensiero di Rothbard:
La parola libertarismo [..] si riferisce [..] ad un fenomeno [culturale] del secondo dopoguerra [..] prodotto del razionalismo moderno (illuminista) [che culmina] nel lavoro di di Murray N. Rothbard [..] pur avendo radici intellettuali sia nel liberalismo classico (settecentesco e ottocentesco) che nella più antica filosofia giusnaturalistica.
Il fine ultimo che Hoppe si propone, in questo libro, è quello di dimostrare la compatibilità del conservatorismo, nel secondo senso del termine, con il libertarismo, nel senso di Rothbard. Obiettivo a mio avviso contraddittorio e quindi quanto mai difficile da raggiungere.
Proviamo a seguire il ragionamento di Hoppe.
Ciò che i libertari controculturali non sono riusciti a riconoscere, è che il ripristino dei diritti di proprietà privata e di un'economia basata sul laissez-faire implica un netto, drastico aumento della discriminazione sociale ed eliminerebbe velocemente gran parte degli esperimenti multiculturali ed egualitari in fatto di stile di vita
i libertari autentici dovrebbero essere a favore della discriminazione, sia interna (domestica) che esterna (estera). Proprietà privata significa discriminazione. Io, e non tu, possiedo questo e quello. Sono io ad avere il diritto di escluderti dalla mia proprietà.
Il moderno Stato sociale ha in gran parte strappato ai proprietari privati ildiritto di escludereinsito nel concetto stesso di proprietà privata.
una società nella quale il diritto di escludere fosse restituito appieno ai proprietari privati, sarebbe profondamente inegualitaria, intollerante, e discriminatoria. [..] Ci sarebbero cartelli che riguardano i requisiti richiesti per entrare in una città e, una volta in città, requisiti per accedere in specifici luoghi privati (per esempio no ad accattoni, vagabondi, barboni, ma anche no ad omosessuali, drogati, ebrei, mussulmani, tedesci o Zulu) e chi non rientrasse in tali categorie sarebbe espulso.
Viceversa, seguendo questo ragionamento, ci sarebbero luoghi dove sarebbe vietato l'ingresso ai non accattoni, agli eterosessuali, ai non drogati, ai non ebrei, ai non mussulmani, ai non tedeschi, ai non Zulu, etc. Non si otterrebbe cioè quella normalizzazione che Hoppe ritiene effetto della discriminazione.
I libertari di sinistra e coloro che sperimentano stili di vita multi- o contro-culturali [..] sarebbero banditi dalla società civile e vivrebbero fisicamente separati da essa, in ghetti o ai bordi della società, e molte posizioni o professioni sarebbero per loro irraggiungibili. Di contro se volessero vivere e progredire all'interno della società, dovrebbero adattarsi e assimilare le norme morali e culturali del gruppo sociale nel quale volessero entrare.
Nei fatti questo accade già, la separazione delle classi e dei ceti sociali avviene già. La conclusione più interessante, che ne trae Hoppe, è che per conseguire lo scopo di creare una società libertaria sarebbe necessario abolire la tolleranza.
Non ci può essere tolleranza verso democratici e socialisti in un ordine sociale libertario. Essi dovrebbero essere fisicamente separati ed espulsi dalla società. Analogamente, allo scopo di proteggere famiglia e parentela, non ci può essere tolleranza verso coloro che promuovono abitualmente stili di vita incompatibili con questo scopo. Essi - i sostenitori di stili di vita alternativi, e non incentrati sulla famiglia e la parentela, quali per esempio, l'edonismo individuale, il parassitismo, l'ambientalismo, il comunismo - dovranno essere rimossi fisicamente dalla società, se si vuol mantenere un ordine sociale libertario.
Quello che Hoppe non comprende è che la società che lui immagina potrebbe anche essere minoritaria e di conseguenza essere bandita ed espulsa dalla società civile e rinchiusa in un ghetto.
Bibliografia
- Hans-Hermann Hoppe
- - Democrazia: il dio che ha fallito, liberilibri, Macerata, 2005
- Piero Vernaglione
- - Hans-Hermann Hoppe, in "Rothbardiana", 31 luglio 2009