Effetti di mercato

Michael J. Sandel
Quello che i soldi non possono comprare
Feltrinelli, Milano, 2013

La prima formulazione di What Money Can't Buy di Michael J. Sandel tradotto da Corrado del Bò per i tipi di Feltrinelli si ritrova nelle Tanner Lectures of Human Values tenute da Sandel al Brasenose College dell'Università di Oxford, nel 1998.

Come dice Jonathan V. Last nella recensione sul WSJ: What worries Mr. Sandel is that, over the past 30 years, economic imperatives have begun crowding out other values. Gli imperativi economici hanno determinato il progressivo spiazzamento degli altri valori. Quindi, non basta inveire contro l'avidità umana, è necessario ripensare il ruolo dei mercati, perché è all'interno della logica indotta dall'uso del denaro che si cela il problema. Questo il pensiero di Sandel.

Il più grave cambiamento in atto negli ultimi decenni non è stato l'aumento dell'avidità. È stato l'espansione dei mercati e dei valori di mercato in sfere della vita a cui essi non appartengono. Per affrontare questa situazione, non basta inveire contro l'avidità; occorre ripensare il ruolo dei mercati nella nostra società.

Il libro va letto come uno stimolo al dibattito. Sandel descrive un gran numero si situazioni imbarazzanti per il mercato e sviluppa due chiavi di lettura critica (morale) dei fatti: gli argomenti della corruzione e dell'equità. Non sempre le situazioni descritte sono correttamente comparabili fra loro, ma il problema dell'intrusività delle regole di mercato nella vita ordinaria esiste. Ecco alcuni esempi messi a confronto.

Mercati contro code

Le code non sono tutte uguali. L'accesso preferenziale al percorso da brivido della "vendetta della mummia" può avere un peso minore, dal punto di vista morale, rispetto all'accesso privilegiato ai controlli di sicurezza aeroportuali. In molti ambiti pagare per saltare la coda è entrato nelle consuetudini accettate da tutti. Si prenda ad esempio il bagarinaggio che è, in origine, uno strumento per saltare la coda pagando un prezzo maggiorato ed è diventato con il tempo una consuetudine in tutti gli spettacoli che raccolgono un grande interesse di publico.

Secondo alcuni, Sandel riporta l'opinione di John Seabrook, i concerti sono eventi sociali e tentare di fare di un'esperienza live una merce rischia di rovinare tutto.

Nel 2009 Bruce Springsteen tenne due concerti nel suo stato d'origine, il New Jersey. Fissò a 95 dollari il prezzo del biglietto più costoso, sebbene potesse far pagare molto di più e riempire comunque l'arena. Questa politica calmierata dei prezzi portò a un dilagante bagarinaggio dei biglietti e privò Springsteen di un mucchio di soldi. Recentemente i Rolling Stones hanno fatto pagare 450 dollari per i posti migliori nel loro tour di concerti. Gli economisti che hanno analizzato i prezzi dei biglietti di un precedente concerto di Springsteen hanno scoperto che, facendo pagare meno del prezzo di mercato, Springsteen quella sera ha rinunciato a circa quattro milioni di dollari. [37] Quindi perché non fissare il prezzo di mercato? Per Springsteen, tenere relativamente accessibili i prezzi dei biglietti è un modo per rimanere fedele ai suoi fan della classe operaia. E anche un modo per esprimere un determinato modo di intendere i concerti.

Se valutiamo oggettivamente il comportamento di chi fissa un prezzo inferiore a quello di mercato, come ha fatto Bruce Springsteen, ne ricaviamo la giustificazione economica del bagarinaggio. Esemplare a questo proposito quanto accaduto con la vendita dei biglietti per il concerto dei Coldplay che si terrà a Milano tra un anno, nel luglio del 2017. Pochi minuti dopo l'apertura della vendita sul sito TicketOne, i biglietti risultavano esauriti e sono ricomparsi subito dopo in vendita a prezzo maggiorato su analoghi siti web. Codacons ha presentato un esposto alla Procura di Milano contro l'agenzia di vendita per: Appurare eventuali ipotesi di reato e che vengano duramente sanzionati tali soprusi. Non sorprende il sovraccarico del sito internet, ma che alcune agenzie siano riuscite ad accaparrarsi migliaia di biglietti e che al pubblico ne sia rimasto poco o nulla. Rimane infatti il dubbio che si tratti di una messa in scena al fine di eludere il fisco e la Siae. Una volta che siano state pagate le tasse, dal punto di vista morale non trovo nulla di riprovevole nel bagarinaggio, posto che lo stesso problema morale si dovrebbe porre per il diverso costo dei biglietti di prima fila. Dopotutto nessuno è costretto a portare il suo obolo a Wilt Chamberlain.

L'introduzione dell'economia di mercato in un ambito nella quale in precedenza non esisteva, in regime di scarsità o come si esprime Locke se non è a disposizione una sufficiente quantità di merce, danneggia la parte più povera della popolazione. Il mercato rialloca le merci in modo diverso dal non mercato. Questo non è un fenomeno naturale. Talvolta i valori di mercato scalzano valori non di mercato di cui varrebbe la pena tener conto.

Se il solo vantaggio della ricchezza fosse comprare yacht, auto sportive e vacanze esclusive, le disuguaglianze di reddito e di ricchezza non importerebbero molto. Man mano che il denaro arriva a comprare sempre più cose – l’influenza politica, una buona assistenza sanitaria, una casa in un quartiere sicuro, l’accesso a scuole d’élite – la distribuzione del redditto e della ricchezza assume un ruolo sempre maggiore. Laddove tutte le cose buone sono comprate e vendute, avere i soldi fa la differenza.

Sanzioni pecuniarie contro tariffe

La distinzione tra una sanzione pecuniaria ed una tariffa a volte è molto esile. Quando la sanzione pecuniaria è l'equivalente di una tariffa ha la funzione di escludere la classe media.

Qual è la differenza tra una sanzione pecuniaria e una tariffa? Vale la pena riflettere sulla distinzione. Le sanzioni pecuniarie contemplano una disapprovazione morale, mentre le tariffe sono semplicemente prezzi che non implicano alcun giudizio morale. Quando imponiamo una sanzione pecuniaria a chi getta l'immondizia per terra, stiamo affermando che gettare l'immondizia per terra è sbagliato. Gettare una lattina di birra nel Grand Canyon non solo impone costi per la pulizia, ma riflette una cattiva condotta che noi, come società, vogliamo scoraggiare. Supponiamo che la sanzione pecuniaria sia di 100 dollari e che un ricco escursionista decida che vale la pena avere la comodità di non dosersi portare i svuoti fuori del parco. Egli tratta la sanzione pecuniaria come una tariffa e getta le lattine di birra nel Grand Canyon. Sebbene paghi, pensiamo che abbia fatto qualcosa di sbagliato. Trattando il Grand Canyon come un costoso cassonetto per l'immondizia, egli non è riuscito ad apprezzarlo in un modo appropriato.

Oppure consideriamo le aree di parcheggio riservate ai disabili. Supponiamo che un indaffarato imprenditore fisicamente sano voglia parcheggiare vicino al proprio cantiere. Per la comodità di lasciare l'auto in un posto riservato ai disabili, è disposto a pagare la sanzione pecuniaria piuttosto alta; la considera un costo del fare business. Benché paghi la sanzione pecuniaria, non pensiamo forse che stia facendo una cosa sbagliata? Egli tratta la sanzione pecuniaria come se fosse semplicemente una costosa tariffa di parcheggio. Ma così non ne coglie il significato morale. Trattandola come una tariffa, egli non riesce a spettare i bisogni dei portatori di handicap e il desiderio della comunità di provvedere a loro predisponendo appositi spazi per il parcheggio.

Quando le persone trattano le sanzioni pecuniarie come tariffe, trasgrediscono le norme che tali sanzioni esprimono. Spesso la società reagisce. Alcuni automobilisti benestanti considerano le multe per eccesso di velocità il prezzo da pagare per guidare alla velocità che desiderano. In Finlandia, la legge tende a contrastare questo modo di pensare (e di guidare) stabilendo le sanzioni pecuniarie sulla base del reddito del trasgressore. Nel 2003, Jussi Salonoia, l'erede ventisettenne di un'industria di salsicce, fu sanzionato con 170.000 euro per aver guidato a 80 chilometri all'ora in una zona con il limite di 40.

Quel che rende le multe finlandesi per eccesso di velocità delle sanzioni pecuniarie piuttosto che delle tariffe non è soltanto il fatto che variano col reddito. È anche l'obbrobrio morale che vi sta dietro — il giudizio che violare i limiti di velocità è sbagliato.

La moralità delle sanzioni pecuniarie progressive non sta nel giudizio sull'azione in sé, ma nel fatto che esse ristabiliscono l'equità di trattamento nei confronti di tutte le persone che compiono un'azione che ha un costo sociale. In questo senso la sanzione dovrebbe tenere conto non solo del reddito ma anche della recidiva.

Effetti del mercato sulla natura dei beni

La commercializzazione di un bene, ovvero l'introduzione della mediazione del denaro in un rapporto economico, trasforma la stessa natura del bene.

In che modo i valori di mercato corrompono, dissolvono o rimuovono le norme non di mercato? La logica economica standard sostiene che la mercificazione di un bene - in vendita - non ne altera il carattere. Gli scambi di mercato aumentano l'efficienza economica senza modificare i beni stessi. Ecco perché gli economisti sono generalmente favorevoli a usare incentivi finanziari per suscitare un comportamento desiderato; a permettere il bagarinaggio dei biglietti per concerti costosi, eventi sportivi e persino per le messe del papa; a utilizzare quote commerciabili per allocare inquinannento, rifugiati politici e capacita riproduttive; a fare regali in contanti piuttosto che donare oggetti; a usare i mercati per attenuare il divario tra domanda e offerta per tutti i tipi di beni, persino i reni.

Oggi molti economisti riconoscono che i mercati cambiano il carattere dei beni e delle pratiche sociali che governano. [..] Hirsch sostiene che il pensiero economico dominante abbia sottovalutato ciò che egli chiama "l'effetto di commercializzazione". Con ciò intende "l'effetto che si esercita sulle caratteristiche di un'attività o di un prodotto se questi vengono offerti esclusivamente o prevalentemente in termini commerciali anziché su qualche altra base: scambio informale, obbligazione reciproca, altruismo o amore, o perché sentiti come servizio o obbligazione".

Un caso paradigmatico nel quale l'introduzione del mercato nello scambio di un bene ne modifica il carattere è certamente la donazione degli organi. Sandel cita il lavoro di Richard Titmuss sulla donazione del sangue nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Per una prospettiva diversa si vedano i lavori di Alvin E. Roth sulla donazione dei reni.

Nel suo libro del 1970, The Gift Relationship, Titmuss paragonò il sistema delle donazioni adottato nel Regno Unito dove tutto il sangue per le trasfusioni proviene da donatori volontari, non pagati — al sistema in vigore negli Stati Uniti — dove una parte del sangue è donata e una parte comprata da banche commerciali del sangue che pagano persone, normalmente i poveri, disponibili a venderlo per fare soldi. [..] Egli presentò una gran mole di dati che mostravano che, anche in termini soltanto economici e pratici, il sistema britannico delle donazioni di sangue funziona meglio di quello americano. Nonostante la supposta efficienza dei mercati, egli argomentava che il sistema americano porta a carenze croniche, sprechi di sangue, costi elevati e a un rischio più elevato di sangue contaminato. Titmuss propose però anche un'argomentazione etica contro la compravendita di sangue. [..] osservò che negli Stati Uniti le banche del sangue reclutavano per gran parte delle proprie scorte i residenti a Skid Row alla ricerca disperata di soldi. [..] "Sta emergendo una nuova classe di popolazione umana sfruttata, composta da grandi produttori di sangue," egli scrisse. La redistribuzione del sangue "dai poveri ai ricchi appare come uno degli effetti prevalenti dei sistemi americani delle banche del sangue.

Naturalmente in un mercato nel quale il sangue si può vendere nessuno avrà più interesse a donarlo gratuitamente. Altrettanto naturalmente non si deve essere così ingenui da credere che il denaro (ed ogni suo equivalente) non influenzi anche gli scambi di beni non commerciali al di fuori di un'economia di mercato.

MP

Bibliografia

Michael J. Sandel
- Quello che i soldi non possono comprare. I limiti morali del mercato, tr. Corrado Del Bò, Feltrinelli, Milano, 2013
- What Money Can't Buy. The Moral Limits of Markets,
Anna Dotti
- Se il valore-vita lo stabilisce la denarocrazia, URL