I Sebregondi

Tra Rivoluzione francese e Risorgimento

1.01Il mio interesse per la famiglia Sebregondi è motivata da alcuni manoscritti e carte appartenuti a Francesco Sebregondi dei quali sono venuto in possesso. Come si vedrà in un'unica discendenza sono rappresentate tre distinte figure umane : il grande estimato, il consigliere aulico, il letterato.

1.02 La famiglia Sebregondi è originaria di Domaso sul lago di Como. Le prime notizie si hanno intorno al 1220 con un Gherardino giudice a Colico. Il ramo di cui ci occupiamo discende da Giambattista (1566-1667) podestà di Colico il cui figlio Giacomo Antonio (1642-1718) si trasferisce a Como dove costruisce il Palazzo di S. Bartolomeo, vicino a quello dei Volta, e accumula un'ingente sostanza. Uno dei suoi figli Giacomo Francesco (1695-1782) ebbe 17 figli fra i quali Giuseppe Francesco (1733-1774) giureconsulto collegiato di Como che sposa Maria Anna del nobile Giuseppe Antonio Majoni signore di Hüttenheim. Con il loro unico figlio inizia la nostra storia.

Giacomo Antonio Sebregondi

2.01Giacomo Antonio Sebregondi (1760 - 1849) deputato dei nobili, decurione, Podesta di Como. L'Imperial Regio tribunale araldico lombardo, con decreto del 17 marzo 1788, ne riconobbe l'avita nobiltà. Sposa Donna Lucia Odescalchi, del nobile Giovanni, patrizio comasco, ed ha numerosa prole.

2.02Ho sotto gli occhi un primanota (1801-1812) nel quale Giacomo Antonio riporta entrate ed uscite, sia dei proventi delle terre, sia degli interessi del denaro prestato, sia delle spese per il mantenimento e l'educazione dei figli. Siamo di fronte ad un grande estimato, attento all'economia domestica ed alla messa a frutto del denaro. Riporto le prime annotazioni:

1801 a dì 6 agosto dal Cit.o Mugiasca ò ricevuto in scudi di Milano £ 945
7 detto si sono date inprestito al Sig.r Angelo Meda per giorni dieci circa £ 32
A dì 16 detto dal Cit.o Lampugnani ò r. £ 304.10
[..] A dì 30 agosto dal Cit.o Giuseppe Odescalchi per saldo di altretante a 31 Marzo verbalmente prestategli ò ricevuto £ 193
A dì Agosto si sono date al Cit.o Carlo Bonacina £ 1000, quali si è obligato il D.r Rosselli di restituire esso frà giorni, e a 31 detto à già dato a conto £ 400, e più a dì 16 7bre per saldo à dato £ 600
e così via.

2.03Giacomo Antonio è un uomo facoltoso e presta denaro a molte persone, anche con cognomi importanti nel comasco come Odescalchi e Meda, ma capita anche che ci sia chi si lamenta della sua avidità; ecco una annotazione che esce dall'ordinario:

Si fa memoria, che Donna Delia ha scritto oggi tre Aprile [1805] una lettera in cui venni trattato da vile, da avaro da e con una immensità di titoli ignomignosi atteso l'aver ricevuto il Capitale da essa diffidatomi in tanti scudi di Milano.

2.04In compenso compie il suo dovere di buon cristiano elargendo elemosina a ben due conventi, concludendo però la pignola annotazione contabile con un come si è costumato di dare che tradisce ben poco entusiasmo:

A dì 2 Maggio [1804] in mano di Frate Nicola si sono consegnate £ 24 per il convento de Capuccini, altre £ 24 per il suo convento, e £ 3 per elemosina di Sn Pascale il tutto per la solita elemosina di pane e vino che si è costumato di dare a detti conventi.

2.05Più complicata da interpretare è questa operazione immobiliare condotta verosimilmente da un mezzadro:

A dì 30 9bre dal Sig.r Rocco Invernizzi hò ricevuto per saldo sino a Sn Martino del corrente anno 1806 £ 13.13. Dette £ 13.13 sono state allo stesso donate per caparra dell'opera, che esso ha promossa in merito alla cessione vitalizia alle sue case dalla Sig.ra Teresa in Domaso, quale cessione succedendo regolava, a vitalizio, si sono promesse allo stesso due quadruple di Genova.

2.06Infine nel Giornale sono annotati i fitti dei terreni ed i ricavi della vendita della produzione agricola, grano, foglie di gelso, fieno, vino.

A dì detto [6 xbre 1802] dal livellario del Puvione ò r.o £ 13 [..]
A dì 2 Giugno [1803] si sono venduti al Sig.r Lampugnani di Domaso m.a 17 st. 2 frumento al prezzo di £ 49 al moggio pagabile al principio del mese di luglio [..]
A dì 20 giugno [1803] a conto di foglia venduta hò ricevuto £ 134 [..]
A dì 25 detto [Febbraio 1804] il Sig.r Lampugnani hà comprato m.a 20 e st. 3 ultimo frumento rimasto e vendutogli al prezzo di £ 55 al moggio oltre un regalo spargi, cinpolla coll'obligo di pagamento nel mese di Marzo £ 4427.10
A dì 28 Febraro prezzo di un Carettino venduto a Donna Marianna Parravicini dedotta la mancia di £ 30 da darsi a chi ha avuto mano nel contratto di netto ho ricevuto £ 400 [..]
19 7bre [1804] a mano del Sig.r Bonizzone hò ricevuto a conto del contratto vino £ 288

2.07Capovolgendo il quadernetto ecco che da Giornale denari ricevuti diventa 2 Agosto 1801 Como: filioli, servitù di casa . Del primogenito Giuseppe daremo conto dettagliatamente in seguito, qui seguiamo brevemente la storia degli altri figli. La secondogenita ha un nome evocativo:

Marianna Sebregondi nata a dì 30 7bre 1793 tenuta a Battesimo da Bonaventura Corti nella Chiesa P.e di S.n Donnino.

2.08Di lei si perdono le tracce fino al matrimonio:

Mariannina spese per il suo matrimonio. 9 xbre 1813.
Date al Giuseppino servitore di casa R. mancia £ 37.10
Al S.r C.o Monti Gottiglia 6 vino di cipro a ff 55 £ 16.10
Un panettone al medesimo £ 3
12 tavolette di torone al medesimo
B.a 12 Rasetto per un abito £ 416
Guarnizione del medesimo £ 216.10
Fattura £ 4.15

2.09Della terzogenita una sola annotazione

Maria Sebregondi nata a dì 7 Aprile 1796 tenuta a Battesimo nella Chiesa P.e di S.n Donnino da D.n G.e Botta.

2.10Il quarto figlio viene dato a balia:

Antonio Sebregondi nato alla Macciasca a dì 9 xbre 1799 tenuto a Battesimo in Maccio da suo fratello Giuseppe
trovasi a 2 Agosto 1801 in Abbiate Guazzone in nutritura presso Costanza Tovagliara. Si paga pertanto a dì 22 di ciascun mese £ 13 salario, £ 3 mancia, £ 1 per £ 2 sapone. A dì 8 Agosto in saldo fino a 22 detto si sono pagate per totale £ 19

2.11Antonio rimane a balia fino al giugno del 1802 quando viene affidato ad una maestra a Como:

A dì 2 giugno à incominciato andare a scuola dalla Sig.ra Abbiati accordato £ 12 al mese per la scuola e soldi quindici al giorno quando a scuola li vien dato il vivere e il dormire. [..]

2.12Ho ritrovato Antonio e le sue figlie nelle lettere di Luigi Biraghi, fondatore delle suore Marcelline. Ne riporto alcuni stralci. In una lettera non datata, ma presumibilmente del 1843, Luigi Biraghi scrive:

Alla sig.ra Videmari Marina
superiora nel collegio – Vimercate
Una novità ben curiosa. Il sig. Sebregondi ben lungi dall’andare a Vienna è scappato nel Messico in America colla moglie, colla figlia magg[iore] e figlio magg[iore], lasciando qui un debito di 160 mille lire in varie persone: la sola modista è creditrice di oltre 5 mille lire. Egli non ritorna più d’altro [assolutamente]. Voi crederete questa una disgrazia per le due figlie e per noi. No: è anzi una fortuna. Il nonno di queste figlie ha 90 anni ed ora invece di lasciare al figlio fuggito e disonorato, lascia ai figli e figlie di lui rimaste qui: e il nonno che vive ancora a Como, è ricchissimo. Così a queste figlie arriverà presto una pingue eredità la quale se avesse dovuto passare per mani de’ genitori prodighi, sarebbe stata in breve ridotta a niente. E intanto chi pensa alla pensione delle figlie? Quando avrò parlato col sig. Avv. Bussi ve lo saprò dire. Vi par bella questa

2.13Questa lettera anch'essa non datata è presumibilmente del 1845

Alla sig.ra Videmari Marina – Vimercate
[..]
Donna Carolina Sebregondi [moglie di Antonio Sebregondi] e sua Lucietta [figlia] arrivarono stracciate come due pitocche, magre, luride, come due mummie. Feci visita a Donna Carolina: non era in casa. Ieri venne da me e mi interessò presso i parenti di lei. Mai non domandò una parola di sue figlie. Genitori senza cuore!

2.14A scopo documentario riporto ancora un frammento dell'ultima lettera dove don Luigi Biraghi parla dei Sebregondi:

[Milano], gennaio 1850
Alla sig.ra Videmari Marina
[..]
Le Sebregondi furono collocate, le due minori a Piacenza, la Teresa a S. Angiolo di Lodi, la Lucia a Brescia, tutte presso le Figlie del S. Cuore. Donna Marianna, con cui parlai, fu persuasa della freddezza della Teresina verso di lei: non mostrò ella nessuna affezione, né gratitudine, ma solo leggerezza. E notate che è morto il Nonno di Como, e alli figli di Antonio, padre delle nostre alunne, è toccato niente del tutto, nemmeno un soldo: tutto ai creditori: e dalla parte del nonno materno hanno 300 all’anno, coll’obbligo di sovvenire la madre, sicchè tocca a donna Marianna pensare al resto. Così è finita la scena del mondo anche per Teresa! Le due minori seguitarono a dire di voler andare ancora al loro collegio: che là stavano bene: ma io non volli saperne d’altro, dicendo che non c’era più posto. Chi sa cos’hanno imparato sotto la madre e la Lucia. Interessava di metterle lontane assai dalla madre.

2.15Seguono poi altri tre filioli, regolarmente battezzati nella chiesa Parrocchiale e dati a balia...

Giacomina Sebregondi nata il 26 febbraio 1801 tenuta a Battesimo nella chiesa P.e di S.n Donnino da suo fratello Giuseppe sino dal giorno 3 Marzo trovasi a baila presso l'Osta di Capiago con salario di £ 12 e £ 3 di mancia, e £ 2 d sapone...
[..]
Luigi Sebregondi nato il 9 agosto 1803...
[..]
Giacomo Luigi Giuseppe Maria Anastasio Sebregondi nato in Como il 5 8bre 1810...

Giuseppe Sebregondi

3.01Giuseppe Maria Sebregondi è il primogenito di Giacomo Antonio, che così annota:

Giuseppe Sebregondi nato a dì 3 marzo 1792 tenuto a Battesimo da Bonaventura Corti nella Parocchiale di Sn Donnino presentemente [l'annotazione è del 2 Agosto 1801] trovasi nella direzione scolastica del Sig.r Meda con salario di £ 12 al mese maturate a 24 Agosto corrente.

3.02 Giacomo Antonio segue con attenzione l'educazione del figlio:

A dì 2 Gennaro 1802 si è accordato per Maestro il Cittadino Sacerdote Bellovet collo stipendio di £ 30 mensuali, coll'obbligo altre alla scuola di celebrare la messa tutte le feste in casa. Detta scuola e celebrazione di messe sono incominciate dopo il giorno 10. A dì 31 Gennaro per saldo à ricevuto £ 30
[..]
Per il mese di Giugno à avuto per Maestro quello di Grammatica del Collegio Gallio accordato come il P.e Bellovet
A dì 4 luglio dategli per saldo del mese di Giugno £ 30
E più saldato per tutto luglio senza messa con £ 13
A dì 22 Agosto à incominciato a venire il Sig.r Angelo Meda. Saldato con £ 13
Al dì 12 9bre 1802 hà cominciato ad andare al Gesù alla scuola di umanità.
Al dì    Agosto 1803 hà ricevuto il 2° premio d'umanità
A dì Luglio 1804 hà ricevuto il 2° premio di Rettorica
In Luglio 1805 hà avuto il 2° premio di Rettorica

3.03e ancora

Il Peppino è partito a dì 29 9bre 1812 per Pavia, se li sono date da mettere nel suo ripostiglio di danaro in Como £ 92.10, onde completarlo a £ 200
à avuto per portare a Pavia, oltre una fornitura completa di ogni benché minima cosa £ 300 per pagare là tre mesi anticipati di donzina, £ 330 per le spese di viaggio a sua occorrenza in Pavia, £ 4.10 per la mancia del servitore, e £ 3 per la mancia della donzella in Como. Più ha portato del suo a Pavia £ 32.10

3.04

19 febbraio si sono date al Peppino che partiva per Pavia £ 240 per due mesi di pensione cioè Marzo e Aprile e £ 160 per lo suo spaso.

3.05

A dì 9 Aprile è di ritorno il Peppino a Pavia ed à ricevuto per pagamento della donzina sino a 23 Giugno £ 180 - pel fitto di casa di Milano £ 90 - per la Laurea £ 300 e per suo uso £ 230 Mil.i più mandate a dì 22 Maggio £ 86 Mil.i In tutto £ 2300

3.06a cui seguono alcune pagine di spese militari

Giuseppe Sebregondi hà ricevuto per le spese militari £ 300
n. 40 armette £ 1240
Più consegnate al Sig.r Airoldi presso cui trovasi attualmente SP. 100 - SPapi d'oro £ 2623, e SP. 100 - Ongari £ 1330
Spese per suddetto Peppino viaggio suo di Pavia, a piccolo equipaggiamento circa £ 300

3.07

Congiunto per parte di madre al duca Francesco Melzi d'Eril di Lodi fu da questi fatto ammettere nella Guardia nobile napoleonica ove raggiunse il grado di maresciallo tenente e fu decorato sul campo della Croce della Corona Ferrea dal viceré Eugenio di Beauharnais nel 1814

3.08Caduto Napoleone abbandona la carriera militare ed entra nella burocrazia austriaca. Nel 1817 è alunno di concetto presso la Delegazione di Como, nel '21 alunno di concetto presso il Governo di Milano, e nel '22 segretario della Delegazione di Pavia, nel '26 secondo aggiunto e nel '29 primo aggiunto alla Delegazione di Como, nel '30 vicedelegato di Brescia e nel '31 delegato di Mantova.

3.09Nel 1821 aveva sposato Camilla Francesca Barbiano di Belgiojoso d'Este, la cui madre, Maria Opizzoni, era sorella del Cardinale Carlo Arcivescovo di Bologna e da cui ebbe due figli: Francesco, e Ambrogio. Nel 1837 sposerà in seconde nozze Maddalena del marchese Carlo Carnaggia Medici della Castellanza.

3.10Nel febbraio 1832 il Metternich inviava a Bologna il consigliere aulico Giuseppe Maria Sebregondi con il compito di porre rimedio al malgoverno del cardinale Albani dopo la repressione dei moti del 1831 o come scrive il Metternich nelle istruzioni che accompagnano l'incarico di:

assister Mr. le cardinal Albani de ses conseils pour les mesures à prendre, dans les Légations, dans l'intérêt du gouvenrnement pontifical et de l'établissement solide de son autorité

3.11Il quale Albani dimostrò di non gradire affatto il mentore che Vienna gli aveva mandato, nondimeno la scelta, come si vedrà, fu felice.

La distinta e rapida carriera compiuta attraverso i più svariati incarichi, la competenza acquistatavi, i vincoli di parentela che lo legavano al cardinal Opizzoni spiegano il motivo per cui il Metternich posò lo sguardo sul Sebregondi

3.12Nel dare qualche cenno dell'opera svolta dal Sebregondi nella sua missione romana seguirò l'opinione espressa dal Nava nella sua pregevole monografia, non senza dimenticare che i giudizi sul Sebregondi non sono sempre stati così laudativi:

Svanite le speranze nelle promesse papali, e quelle dé miglioramenti ispirati dalla Conferenza e dal Memorandum; ... era rimasta più miserevole che mai la condizione delle Romagne. Il Governo impenitente, i liberali impazienti, le sette moltiplicantesi allo infinito... e fra tutto questo l'Austria, che cercava occasioni e mezzi per avvicinarsi sempre più a padroneggiare il Governo, ed arricchirsi quando che fosse delle sue spoglie.
Al primo intento essa spedì a Roma Sebregondi, delegato di Mantova, il quale sotto forma di amichevole consiglio vincolasse il pontefice e la prelatura agli interessi viennesi. Era il Sebregondi d'ingegno men che mediocre, di modi triviali, dedito all'Austria, non per sentimento, ma per vanità. L'affannosa impressione degli ultimi casi, e la paura di nuovi, gli aprirono la via presso il pontefice, il quale per sè stesso era ben lungi dallo avere simpatie per l'impero. Senonché era condizione di tutti i sovrani d'Italia: o coi popoli, o coll'Austria; ed anche papa Gregorio vi fu trascinato.
La missione apparente del Sebregondi era volta alle cose amministrative, o meglio burocratiche; ma in fatto s'intromise per tutto, e gli archivj, i dicasteri gli furono aperti; non fuvvi faccenda di Stato, non parte dell'interna amministrazione, che da lui non venisse frugata e spiata; persino nel riordinarsi del censimento e nelle consulte che a quell'uopo si tennero di di cittadini invitati dalle varie provincie, ebbe facoltà di mescolarsi, e la presidenza che vi si arrogava, aveva qualche cosa di intollerante e di umiliante per tutti, sempre più facendosi palese che il commissario viennese non era intento ad una partecipazione di lumi agli amministranti, e ad un concorso amichevole per migliorare le condizioni degli amministrati, sibbene affettava un'oltraggiosa tutela sopra lo Stato romano. Ma pure su questo terreno l'Austria trovò resistenza nell'accortezza del Cardinale Bernetti.

3.13Per inquadrare lo scopo e gli esiti della missione bisogna comunque ricordare che la situazione finanziaria dello Stato Pontificio era disastrosa al punto che il governo non aveva potuto pagare le cedole del Debito publico maturate il 30 settembre e il 30 dicembre 1831. Sondaggi compiuti presso i banchieri di Genova, di Londra, di Parigi, non avevano dato esito. I soli che si dimostrarono disposti a trattare, sia pure con molta esitazione, furono Carlo e James Rothschild, capo il primo dei rami di Napoli e Francoforte e il secondo di quello di Parigi. Dopo molte trattative venne erogato un prestito del valore nominale di 3 milioni di scudi al 65%, unitamente ad una provvigione del 2% per casa Torlonia e dell'1% per i Rothschild, per cui la somma incassata fu di 1.860.000 scudi, ad un tasso del 5% annuo. Pochi mesi dopo, nell'Agosto 1832 fu necessario negoziare un nuovo prestito che venne contratto al 72,5% più il 2% di provvigioni per un incasso di 2.115.000 scudi sempre al 5% annuo di interesse. Nel settembre 1833 venne contratto, sempre con la casa Rothschild di Parigi, un nuovo prestito all'82%, più il 2% di provvigione per un incasso di 2.400.000 scudi. L'ammortamento prevedeva il versamento annuo dell'1% del capitale, oltre agli interessi. Il miglioramento, seppure relativo, delle condizioni dell'ultimo prestito alla cui stipula partecipò anche il Sebregondi, dimostra una maggiore fiducia dei creditori.

3.14Come scrive il Belviglieri non fuvvi faccenda di Stato in cui il Sebregondi non s'intromise e non potremo qui dare cenno di tutte, ma solo di alcune, con particolare riguardo al risanamento delle finanze papali. Ad esempio questa osservazione sull'organizzazione dell'assistenza nello Stato pontificio ha qualcosa di ancora attuale.

Le pensioni qui oggi a carico pontificio - scriveva il 5 maggio in un rapporto al Metternich - stanno nella somma di ottocentoquattordicimila scudi annui, e sotto questa denominazione si comprendono gli assegni, anche mensili, conceduti dal Santo Padre e dai capi delle amministrazioni a chi non abbia mezzi per sopraggiunte momentanee circostanze od aspetti l'occasione di un impiego. Nessuno però tien d'obbligo di sorvegliare la sussistenza del motivo di tali assegni: e si vede monsignor Foscolo, arcivescovo di Corfù, conservare la pensione di trecentosessanta scudi conferitagli ad tempus quando era miserabile, tuttoché ne percepisca ora tremila in altro stato; la donna, vedova due volte, godere tutt'ora dell'assegno fattole in gioventù colla condizione che durasse fino al primo collocamento in matrimonio, e più sono gli impiegati i quali aggiungono, è molt'anni, al loro soldo, la pensione avuta in attesa d'un provvedimento che ottennero ben presto di poi.
Dispendiasi ogni anno in Roma dalle casse pontificie l'ingente somma d'oltre quattrocentomila scudi in sussidi. Eppure molti accattoni vagano poverissimi per la città, molte famiglie gozzovigliano invece per le prestazioni decuplicate che loro consentono altrettanti individui o corpi morali, ognuno dei quali nulla sa dell'altro.

3.15Razionalizzazione è l'obiettivo costante nel lavoro del Sebregondi.

Il primo frutto dei suggerimenti del Sebregondi fu un insieme di disposizioni miranti a riorganizzare su nuove basi l'amministrazione del Debito pubblico e quella delle pensioni e della beneficenza, il cui disordine lo aveva particolarmente colpito fin dal suo primo soggiorno romano.

3.16Il disordine a tutti i livelli, causa di sprechi e di infelicità, ferisce il Sebregondi, non per una questione di moralità, ma perché esprime mancanza di razionalità.

Il Santo Padre mi interessò a conoscere della Casa d'Industria - riferisce il Sebregondi il 9 giugno 1834 al Metternich - Vi fui, e non so dire a V.A. con quanta barbarie vi si trattino le molte centinaia di ragazzi che la frequentano. Tutto vi è sudiciume, battiture, supplizi e scelleratezze e angherie. Sto redigendo un piano di riforme. - Il 25 luglio successivo torna a scrivere - Il Santo Padre m'incaricò di provvedere a che si mutino gl'individui dell'attuale amministrazione della Casa d'Industria in Roma e vi si assegni un nuovo regolamento. Tutto è ivi ruberia e fa fremere il racconto delle atrocità che vi si sono introdotte: una ragazza di dieci anni, che rubò piccola cosa ad un'altra, fu legata barbaramente e v'abbruciarono fra le mani molta stoppia; dopo due mesi di malattia essa rimase storpia d'una mano; un ragazzo venne preso dalla colica, e, recato all'infermeria vi fu tanto battuto da quei convalescenti e infermieri perché lagnavasi del suoi mali che ne morì in brevi ore.

3.17Questi cenni della sua opera, che per loro natura non si prestano a falsificazione, mostrano un uomo intelligente ed attento alle cose minute come alle grandi. In breve non tardò ad acquistare un ascendente straordinario su Papa Gregorio XVI, che lo nominò cavaliere dell'Ordine di Cristo con croce e brillanti, poi Gran Croce dell'ordine di San Gregorio Magno e infine con Breve del 22 genn. 1836 gli conferì il titolo di conte trasmissibile per ordine di primogenitura e appose di propria mano il motto: Fide Consilio Manu sullo stemma araldico. L'I.R. governo austriaco autorizzò Giuseppe Sebregondi a fregiarsi del titolo di conte con dispaccio 1 marzo 1838.

3.18Inoltre, per i suoi servigi, con atto 2 agosto 1834, emesso dal vicario generale Cardinale Placido Zurla, Papa Gregorio XVI dona il corpo di santa Gaudentia, vergine e martire, (che era stato allora rinvenuto nelle Catacombe) al comasco Cavaliere dell'Ordine di Cristo Don Giuseppe Sebregondi, Consigliere di Governo e Delegato Provinciale della Città di Mantova presso Francesco I°. Il corpo della santa, conservato in un'arca d'argento, venne trasportato per via di acqua da Roma fino a Como e poi a spalle in processione alla Macciasca, nel comune di Maccio, per essere tumulato sotto l'altare della cappella gentilizia dove si conserva tuttora.

3.19L'opera del Sebregondi a Roma, sebbene nel complesso straordinaria - le riforme attuate in quel periodo da Gregorio XVI furono ideate e redatte in gran parte da questo inviato lombardo-austriaco - non valse a modificare stabilmente un sistema di governo fondato sull'arbitrio, sulla corruzione e sulle clientele.

3.20Rientrato nel 1836 a Milano, fu dal 1841 al 1848 vice presidente del governo veneto, dal 1850 al 1856 Podestà di Como, e nel 1856 Francesco Giuseppe lo nominò Podestà di Milano, carica che tenne fino alla cacciata degli austriaci nel 1859.

Insignito dell'Ordine di Leopoldo, sarà l'ultimo Podestà «austriaco » di Milano, ma non vorrà intervenire ai funerali di Radetzky in una gelida mattina di gennaio 1858.

3.21Si ritirò a villa Macciasca dove morì l'11 settembre 1861.

Francesco Sebregondi

4.01A mie mani il manoscritto di una poesia, probabilmente inedita. Immagini banali, alcune stonature, ma quanto basta per destare un interesse. È a causa di questi segni su di un vecchio foglio di carta che vi parlo dei Sebregondi.

Angoscia !

L'aprile della vita
per me si dileguò.
Nel petto più non ho
una speranza.
 
Sul gambo è già intristita
la rosa de l'amor.
Ha perso 'l casto fior
ogni fragranza.
 
Quel vergine pensiero
che tanto amai un dì.
Per sempre si morì
entro il mio cuore.
 
D'un sogno lusinghiero
le immagini sparir.
Restaronmi i sospir
senza l'amore.
 
Per me non hai parola
cilestrino ciel.
La pietra de l'avel
nulla mi dice.
 
Rotta dal pianto in gola
la voce mia restò.
Più non canterò
l'età felice!

4.02Francesco Maria Sebregondi, primogenito di Giuseppe, nacque il 18 novembre 1826 a Como e morì la sera del 13 marzo 1888 a Milano. Sposa Luisa del conte Carlo Tinelli già vedova Ceriani; non avendo discendenza da Luisa adotta il di lei figlio, Luigi Ceriani.

  • 1848 - (Arruolato nell'esercito piemontese come soldato semplice). Presta l'opera sua nella rivoluzione di Venezia e ne ha dal Generale Mengaldo onorevole menzione.
  • 1848-49 - Emigrato dopo il ritiro dell'esercito piemontese. Con decreto ministeriale del 7 marzo è nominato sottotenente nel Regg.to Novara-cavalleria. Brevetto che non gli venne però mai trasmesso per la catastrofe di quei giorni.
  • 1850 - Ritorna in patria chiamato dagli interessi di famiglia; compie l'ultimo anno di legge e prende la Laurea nell'Università di Pavia. [Discussione il 3 settembre 1849]
  • 1851 - Fa pratica d'avvocato presso l'avv.to Comolli in Como, poi presso l'avv.to Pompeo Ferrari
  • 1852 - Rifiuta dal governo austriaco il posto di segretario dell'Accademia di Belle arti in Milano.
  • 1858 - Avendo il padre Podestà di Milano gli viene offerto uno splendido posto presso S.A.I. l'Arciduca Massimiliano, che non accetta.
  • 1859 - Emigra in Piemonte, tra i primi ad offrire l'opera sua (vedi Revue des deux Mondes febb. 1859)
  • 1861 - Nominato nella Commissione Municipale per l'organizzazione dei nuovi cimiteri e pompe funebri civili.
  • 1862 - Commissioni diverse di beneficenza.
  • 1864 al 1869 - Membro della Congregazione di Carità. Propugnatore della chiusura del torno è chiamato a far parte di diverse commissioni provinciali e comunali affine d'istituire l'Opera pia del baliatico e ne publica un'estesa relazione.
  • 1868 - Il Governo gli conferisce attestati di lode per l'opera prestata durante l'invasione del morbi asiatico (colera) dell'anno 1867.
  • Nominato cavaliere dell'ordine dei S.S. Maurizio e Lazzaro.
  • 1869 - Eletto consigliere comunale a Milano. Chiamato alla carica di Assessore, tratta prima la partita della beneficenza, poi quella della sorveglianza ed infine è Soprintendente scolastico.
  • Fa parte del Consiglio provinciale Scolastico.
  • Presiede, delegato dal Sindaco, la Consulta archeologica.
  • Membro del Comitato ordinatore per l'esposizione nazionale di belle arti.
  • Membro del Consiglio direttivo dell'Accademia scientifico letteraria.
  • Membro del Consiglio delle Allieve Maestre.
  • Delegato alla Soprintendenza e organizzazione dell'Archivio Storico Comunale di S. Carpoforo
  • Presidente del Consiglio direttivo del Civico Museo di Storia Naturale.
  • Socio onorario dell'Accademia di Belle Arti in Milano.
  • Nominato Cav., indi ufficiale, dell'ordine della Corona d'Italia.
  • Commendatore dell'Ordine di Spagna d'Isabella la Cattolica.
  • Cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro
  • 1874 - Nominato dal Governo membro del Consiglio provinciale sanitario.
  • Chiamato dall'Associazione costituzionale a far parte di diverse commissioni incaricate di studi sulla legge delle Opere Pie e della revisione delle liste elettorali.
  • Nominato membro del Consiglio d'amministrazione degli Asili infantili di Milano.
  • 1877 - Dal Consiglio comunale nominato Membro del Consiglio di Amm.ne del R. Collegio della Guastalla.
  • 1878 - Presidente della Società Storica Comense. Tra i fondatori della Società storica per la provincia e la diocesi di Como nel 1878. Primo presidente dal 1878 al 1888.
  • 1880 - Nominato dal Governo segretario della R. Accademia di Belle Arti di Milano e della Consulta archeologica.
  • 1882 - Socio onorario dell'Istituto di mutuo soccorso tra gli insegnanti d'Italia.
  • 1884 - Socio d'onore dell'Accademia di Belle Arti di Perugia.
  • 1887 - Socio d'onore dell'Accademia Romana di S. Luca.

4.03Francesco Sebregondi è autore del romanzo: Un prode di Roma, dal quale ho estratto due descrizioni bozzettistiche della Milano ottocentesca, immagini modeste, che ricordano certi dipinti veristi. Forse il meglio della scrittura di Sebregondi.

A metà di via delle Cornacchie v'è una porta sucida e meschina, che mette ad un'osteria dalla soffitta a tavole tarlate, dalle indispensabili pancacce inzavardate d'untume, dall'umido mattonato ingombro di pagliuche e di immondizie, e dall'atmosfera acre e malsana. Pare possibile che sussistano ancora in Milano locali tanto schifosi; eppure quelli sono i simposii del proletario, ed è là che vanno a finire, accanto a un fiaschetto e ad un vecchio compare, i malumori, i guadagni e gli stenti della settimana. [p. 359]
Dal Cordusio avviandosi per quel laberinto di viuzzoli che serpeggiano attorno alla chiesa di San Vittore al Teatro, sull'angolo d'una di quelle stradicciuole, che ti ricordano in parte che cosa fosse Milano duecent'anni fa, s'innalza una casa a molti piani, con una lunga scala, sempre umida, sempre oscura, sempre ingombra di sozzure da inzavardar di concio le vesti di chi sale e scende. Questa scala mette a molti ripiani, d'onde per una lunga loggia si va alle abitazioni di una popolazione minuta, collocata dalla fortuna in quella zona sociale che sta di mezzo allo splendore e alla miseria, all'onestà e al vizio, zona che in molte parti s'assomiglia ad un nastro di seta ritinto a nuovo che svolazza sul cappellino di qualche ambigua bellezza. [ed. 1864, p. 439]

4.04Uno dei suoi interessi prevalenti è la poesia. Per anni si accanisce sul manoscritto di un carme in quattro canti, Gulda, opera impublicabile, per la quale chiede la revisione ad un amico, il quale gli risponde dal Monte Berico in casa dei Conti Carcano, 21 ottobre 1847.

Ho letto con amore paziente la tua Gulda. Molte bellezze alcune in tutta pompa di verso, altre neglette, e mi piangeva il cuore. Posi mano ad adornarle, ad ordinarle. Per molto tratto trascrissi sopra un foglio quei mutamenti ch'io credeva necessari, reclamati dall'arte, dal gusto, dal genio, dal bisogno del nostro secolo, dei cuori nostri. Poi venne la cosa a confondersi, dovetti segnare sul tuo manoscritto le inevitabili correzioni. Il male era senza rimendio: quel tuo manoscritto non poté più essere dato allo stampatore...

4.05Il bisogno di publicare è un male inevitabile per chi scrive. Nel 1879 fa pervenire al Librajo-Editore Paolo Carrara alcune novelle, che vengono implacabilmente respinte. Restano gli innumerevoli articoli publicati nelle occasioni più disparate: sul Corriere della Sera come su Il Cattolico di Lugano, ed alcune poesie, publicate qua e là.

Le fanciulle alla danza

Quando vi ammiro inghirlandate e belle
Dalle danze nel vortice passar
Mi somigliate viaggianti stelle
Che van pei cieli e specchiansi nel mar.

Nella piega sottil del vostro guanto
Voi studiate l'impronta di una man...
Poi dalle sale in un romito canto
Un'indovina voi cercate invan

Se un'auretta notturna e profumata
Lene discende a carezzarvi il sen,
Vi trema il cor... e l'anima ingannata
Beve coll'aura un sorso di velen.

E, vaneggiando in fantasie leggiadre,
A poco a poco lo svagato cor
Dimentica la voce della madre
Che gli parlava con si dolce amor.

Vaghe sognanti, col pensier precedo
L'eterno riso della vostra età;
E nella nebbia del futuro io vedo
Una larva che desta in cor pietà.

La rondine ritorna ogni anno al trave
Del diroccato baronal castel;
E, valicato il mare, aurea nave,
Raccoglie il volo al conosciuto ostel.

Così la diciottenne giovinetta
Nell'ignoto non vaghi col desir,
Ma intemerata nella sua stanzetta
Raccolga il core e attenda l'avvenir.

Nell'orto della casa oh! cresce un fiore
Si rigoglioso che non muor mai più;
È un fiorellin gentil tutto candore,
Appellato dagli angeli Virtù.

Con quel fiore sul seno attraversate
Della vita l'incerto, aspro cammin.
Vi chiameran le allegre e fortunate
Rondinelle del casto fiorellin.

4.06La poesia italiana è una modesta rivista di poesia diretta da Carlo Airaghi publicata a Milano sulla quale fra il 1864 e il 1865 compaiono alcune poesie del Sebregondi. Ne trascrivo alcune.

A giovane madre

Fanciulla, un dì sul margine
Del rivo, cölto un fiore,
Ne interrogavi il calice,
Perché del vergin cuore
Profetizzasse il timido,
E caro tuo pensier.

Allor danzavan rapide
D'innanzi a' tuoi vent'anni
L'ore fugaci e tacita,
Senza sospir, nè affanni,
Di questa vita povera
Movevi sul sentier.

Ove il gentil tripudio
Di quell'età ridente?
Le larve che passavano
Liete per la tua mente?
Ahi! fu pur breve il transito
Di quel gioir per te.

Non più tu accordi al cembalo
La nota tua romanza!
Non più nei molli vortici
Dalla volubil danza
Legiadramente perdesi
Sotto la veste il piè!

Ma tramutata in angelo,
Vegli al tuo bimbo accanto;
Se tu lo senti piangere
Ti fa tremar quel pianto;
S'ei ti sorride, sembrati
Che ti sorrida il ciel.

E con gioir festevole
Stringi il tuo bimbo al petto;
Sugl'occhi di quel pargolo
Ogni tuo bacio è un detto
Che sol ripete l'estasi
Dell'alma tua fedel.

Nè più ripensi ai taciti
Crepuscoli del giorno,
Alle tue amiche garrule
Che un dì tu avevi intorno,
Al fiore consapevole
Di tutti i tuoi sospir.

Ma chiusa nel silenzio
Dalle romite stanze,
Sai che là sante crescono
Tutte le tue speranze,
Che in quella culla acchiudersi
Un placido avvenir.

E quando a lui, tra i triboli
E le battaglie arcane,
Che serba il mondo al genio
Che si guadagna un pane,
Offuscherà di lagrime
La prima gioventù.

Colmo di mite orgoglio
Ti deporrà sul cuore,
Come mertato premio,
Quell'olezzante fiore,
che chiamasi memoria,
che chiamasi virtù.

Nizza

Quando splendido il sole e col tesoro
De' suoi raggi ti veste in sul mattino,
Tu mi somigli una corona d'oro
Collocata sul fronte a un cherubino.

E quando il mare con un'onda calma
Viene a baciarti mollemente il piede,
Un'odalisca all'ombra d'una palma
Tu mi somigli che languendo vede...

L'aura gentil dei placidi roseti
Ventila attorno alla tua dolce plaga,
E il tuo cielo lo veste di pianeti
Armoniosi una notturna maga.

Ad un puledro scalpitante il freno
Stringe la man di vergine britanna,
E divorando il facile terreno
Vola curvata qual palustre canna.

Mestamente distesa in sul cuscino
Del blasonato cocchio, ecco che passa
Una bionda bellezza del Kremlino,
Dal guardo errante e dalla testa bassa.

E nel silenzio quella figlia d'Eva
Sembra che sconti del suo giovin core
Un battito gentil che sulla Neva
Le facea amar con infinito amore.

E quell'uomo dal crine affatto bianco,
col petto ornato da splendenti croci,
Che a quella diva sta seduto al fianco
Con quegli occhi slabbrati e si feroci,

Dimmi a che guarda? A quelle nubi nere
Che van pei cieli, in sul tramonto accesi
Gli sembra di veder due lunghe schiere
Dei figli di Varsavia ai pini appesi.

D'un oleandro all'ombra amica e cara
Siede una mesta e pallida donzella,
Venuta qui ad addolcir l'amara
Stilla che rode quell'età si bella.

Sotto le pieghe di quel bianco velo
Batte consunto il diciottenne core
E coll'onde del mar lo spirito anelo
Ad una ad una contando l'ore.

La trepid'aura le accarezza il viso
Che tutti i giorni si fa magro e smorto...
Oh! quel fiore è già un fior del paradiso
E alla speranza della vita morto.

Coll'aride sue labbra ella talvolta
Alla madre rivolge la parola
"E, dì, ritornerò come una volta?"
La domanda ingannata e si consola!

Ma a un urto al cuore, e a un cupo gorgogliare
L'indebolito petto a un tratto cede
E sull'arena lucida del mare
Uno spruzzo di sangue ella travede!...

Dell'oleandro all'ombra dolce e cara
Non più siede la povera affiacchita,
L'hanno chiusa jer l'altro nella bara
E su vi han posto un fior di margherita!

Aura che attorno alla gentil Riviera
Batti olezzante l'ala tua veloce,
Tu che hai baciata quella chioma nera,
Porta ora un bacio alla deserta croce.

MP