I fondamenti della democrazia liberale

Stephen Holmes
Passioni e vincoli
Edizioni di Comunità, 1998

1.01Crudeltà disinteressata

La banale dicotomia morale tra altruismo (bene) e egoismo (male) ci rende difficile concettualizzare un'idea del tutto elementare, per non dire ovvia, come quella di crudeltà disinteressata. In generale, è più facile essere crudeli quando si agisce in mome degli altri, in nome di un ideale o addirittura per il bene della vittima che quando si agisce per conto proprio. [..] Si pensi a quei cattolici fanatici della Francia medievale descritti da Montesquieu [I, libro XII, cap. IV] che si arrampicarono sul patibolo su cui un ebreo stava per essere giustiziato per avere bestemmiato la vergine Maria, neutralizzarono il boia ufficiale e si misero a scorticare lentamente il peccatore con i loro coltelli.

1.01

la storia dell'interesse individuale elaborata da Hirschman [Le passioni e gli interessi] presenta tre difetti: 1) privilegia in modo troppo esclusivo il perseguimento della gloria, trascurando altre motivazioni irrazionali a cui in questo periodo l'interesse venne contrapposto. 2) non riconosce adeguatamente il peso che la religione, e in particolare l'idea del peccato originale, ha avuto nell'innescare atteggiamenti nuovi e più favorevoli verso l'interesse individuale. 3) non sviluppa le implicazioni egualitarie del postulato dell'interesse individuale universale.

1.01

Sono soprattutto i teorici republicani ad asserire che per un uomo è impossibile agire per una motivazione diversa dall'interesse personale [..] nel senso più ampio della parola [Mill, Consideration, p. 406] E non è difficile capire il perché. L'interesse individuale è un'idea profondamente ugualitaria e democratica. Pochi hanno privilegi ereditari, ma tutti hanno interessi. Riconoscere la legittimità degli interessi è come dire che tutti i cittadini, quale che sia lo status sociale che si ascrive loro, hanno interessi meritevoli di attenzione. Lungi dall'essere espressione di meschinità e di egoismo, questa riabilitazione dell'interesse ha reso per la prima volta moralmente obbligatoria l'attenzione agli interessi degli esclusi.

1.01

L'atteggiamento assunto da Hobbes nei confronti della redistribuzione - anche della redistribuzione della ricchezza, quando è in gioco la sopravvivenza delle persone - è quanto mai intransigente e impietoso: Un uomo che per l'asprezza della sua natura tendesse a conservare per sé quelle cose che per lui sono superflue e per gli altri necessarie, non potendo, per l'ostinatezza delle sue passioni, essere corretto, deve essere abbandonato o cacciato dalla società, come cosa ingombrante [L, p. 149] A esigere un atteggiamento intransigente e punitivo verso gli individualisti possessivi non è né la pietà né la carità, ma la giustizia; è la giustizia che impone di assegnare a tutti i cittadini un'equa porzione delle risorse fondamentali.

1.01

Ogni persona dovrebbe, se possibile, godere i frutti del suo lavoro fruendo pienamente di tutti i beni necessari alla vita e di molti di quelli che ad essa arrecano piacere. Non vi è dubbio che una tale eguaglianza è la più confacente alla natura umana e toglie molto meno alla felicità del ricco di quanto aggiunga a quella del povero . [Hume, Of Commerce] Anche Hume ovviamente in questo passo raccomanda la redistribuzione. (Si direbbe anzi che egli superi Locke in quanto giustifica non solo la redistribuzione delle risorse necessarie alla sopravvivenza, ma anche quella delle risorse necessarie alla felicità) [..] Hume non ha visto nella sua tesi del diritto ai mezzi di sussistenza una posizione incompatibile con la sua credenza in un forte sistema di proprietà privata. [..] In caso di estremo bisogno non c'è nulla di criminale o di ingiusto nel disattendere le norme ordinarie concernenti la proprietà. [Hume, Enquiries, II ]

1.01

Questo legame tra proprietà privata e autogoverno è attestato dal n. 10 del Federalist, in cui Madison mette a punto una difesa interamente democratica - ossia né individualistica, né economicistica - della proprietà privata. [..] A dispetto dei sarcasmi di Hayek sulla 'teleocrazia' i liberali non sono mai stati reticenti sulla propria volontà di impegnarsi in un comportamento finalistico. Loro obiettivo erano il tramonto definitivo dei privilegi ereditari e la diffusione generalizzata della ricchezza privata.

1.01

Il mercato promuove la libertà consentendo agli individui, senza alcun intervento dello Stato, di acquistare quello che vogliono. Ma che ne sarà degli individui che non hanno denaro? Come può un sistema di mercato promuovere la loro libertà? Il fatto che a volte siano gli stessi liberisti a sentire la necessità di proporre un sistema di buoni (per l'istruzione, e così via) mette a nudo un senso di colpa latente: anch'essi si rendono conto del fatto che il mercato è tutt'altro che imparziale e privilegia chi ha soldi da spendere. Il sistema dei buoni riflette una preferenza normativa non per l'uguaglianza, ma per un minimo vitale di risorse assicurato ugualmente a tutti utilizzando il gettito di una fiscalità generale di tipo progressivo.
L'ostilità dei liberali nei confronti dell'ereditarietà delle cariche non merita neppure di venir menzionata. Ma la proprietà è, o può essere, potere. E allora in che modo il liberali potranno difendere l'eredità della ricchezza?

1.01

L'individualismo lungi dall'essere normativamente un contrasto con le varie politiche di redistribuzione economica, in uno Stato multietnico e multiconfessionale è indispensabile alla giustificazione delle misure di tipo sociale.

1.01

La leva obbligatoria dei giovani a basso reddito rappresenta un esempio importante di come coloro che sono proprietari possono tratte vantaggio diretto dal contributo civico di coloro che nulla possiedono.
[..] I Montana Freemen [..] che pensano di poter difendere la propria autonomia con pistole e fucili da caccia comperati per posta, sarebbero, in realtà, del tutto incapaci di impedire che un qualsiasi paese straniero, anche debole, si impadronisse dei loro beni, se la maggior parte dei cittadini non si sottoponesse regolarmente alla tassazione e alla leva imposti dal sistema politico nazionale.

1.01

I quattro valori fondamentali del liberalismo sono la sicurezza personale (monopolizzazione della violenza legittima da parte degli agenti dello stato, a loro volta soggetti alla legge e da essa regolati), l'imparzialità (un unico sistema di leggi che si applichi ugualmente a tutti), la libertà individuale (un'ampia sfera di indipendenza da ogni supervisione collettiva o governativa, in cui rientrano la libertà di coscienza, il diritto di essere diversi, il diritto di perseguire ideali che il proprio vicino considera sbagliati, la facoltà di viaggiare e di emigrare liberamente etc) e la democrazia ossia il diritto di partecipare alla formazione delle leggi mediante elezioni... [..] Nei confronti dell'uguaglianza l'atteggiamento liberale è opposto a quello delle società tradizionali. In queste ultime si accettavano le disuguaglianze ereditarie mentre si guardavano con sospetto le nuove disuguaglianze economiche. I liberali hanno rovesciato questo punto di vista, considerando perfettamente legittime le nuove diseguaglianze legate alla ricchezza [..] respingendo ogni pretesa di monopolio ereditario, in particolare l'autorità di poche grandi famiglie di latifondisti. Ma i liberali classici non hanno mai sposato la causa dell'ugualitarismo perché pensavano che povertà e dipendenza fossero problemi più pressanti della stessa diseguaglianza economica.

1.01

Il carnefice è la pietra angolare della società non perché la pena di morte sia un fattore dissuasivo dal delitto, ma perché il carnefice è l'ultimo prete incaricato di presidiare l'ultimo altare sacrificale dell'umanità. (De Maistre)

1.01

Immaginiamo che un filosofo proveniente da un altro pianeta venga informato che qui ci sono due tipi di killer autorizzati. Egli sa che uno di essi, il soldato, uccide gli innocenti, mentre l'altro, il carnefice, uccide i colpevoli. [..] A questo punto gli si chiede quale dei due la società terrestre onori di più... (De Maistre)

1.01

(Leo Strauss) si rendeva conto che se Nietzsche aveva attaccato il liberalismo era solo perché la società liberale richiede che gli individui rinuncino al proprio desiderio spontaneo di infliggere doloro agli altri. [..] L'obiezione vera che egli rivolge a Hobbes e Locke è [..] che essi abbiano adottato la norma dell'eguaglianza [..] Ciò che di più basso trova nelle loro opere è l'ugualitarismo.

1.01

Perché mai [Leo Strauss] assume che una delle principali preoccupazioni dei grandi pensatori, per esempio Tucidide e Machiavelli, era quella di stabilire la loro personale preminenza sui concorrenti, per esempio su Omero e Cristo? Stava forse interpretandoli a propria immagine e somiglianza?

Discorso molto fine

non c'è nulla di più facile che mettere insieme tutta una serie di passi in cui i liberali identificano l'obiettivo principale del governo con la tutela della proprietà. Locke, per esempio scrisse che il governo non ha altro fine che la conservazione della proprietà. [due trattati, II, 94, p. 294] Ma questa affermazione va interpretata alla luce del contesto.
Affermare che il fine principale del governo è la protezione della proprietà significa, prima di tutto, negare che fine principale del governo sia quello di salvare le anime. Il fatto di dare questo rilievo alla proprietà contribuisce a secolarizzare la politica e a sottrarre la vita religiosa all'autorità e all'obbedienza. I liberali classici hanno associato strettamente proprietà privata e libertà sia personale che politica. Locke notoriamente si serve della parola proprietà in riferimento alla vita e alla libertà degli individui non meno che dei loro averi. Gli esseri umani hanno la proprietà d ella loro stessa persona. [..] Se un governo il cui solo obiettivo sia quello di proteggere la proprietà incomincia a confiscare e a distruggere i beni dei cittadini, i cittadini potranno per ciò stesso resistere e ribellarsi.

1.01

Il modo miglire per conseguire il bene dell'umanità è rappresentato da un ben regolato sistema di proprietà in cui gli individui possano operare delle transazioni commerciali fra loro sulla base di principi condivisi da tutti. [..] Il modo migliore per assicurare a tutti i mezzi di sussistenza adeguati non è la concentrazione della proprietà nello stato, ma la più ampia diffusione possibile della proprietà privata. Naturalmente l'esaltazione dei vantaggi della proprietà individuale rispetto alla proprietà collettiva non è una novità. Come aveva detto già Aristotele, in genere si presta pochissima attenzione a ciò che appartiene a tutti in comune [Politica, 1262b, 33-34] Ma i liberali furono i primi a trasformare questo principio in una giustificazione complessiva della proprietà privata. Il metodo migliore per mantenere e migliorare le cose di questo mondo è assegnare i diritti di proprietà a individui che subiscano le conseguenze dirette sia della loro dilapidazione che degli sforzi tesi a conservarle e migliorarle. [..](Locke) La proprietà privata fa abbassare il prezzo del grano (in rapporto ai salari) e quindi non diminuisce, ma aumenta la riserva comune dell'umanità . [..] Secondo Hume, se in cittadini non sono stimolati dalla speranza di migliorare la propria condizione, sono inutili alla collettività. Questa base lockiana è il fondamento sul quale anche Smith costruisce tutta la sua teoria: solo una libera economia basata sulla proprietà privata consente la produzione di alimenti a prezzi accessibili anche alla classe più bassa a più povera. [..] La Ricerca [Hume] contiene una delle più chiare riformulazioni settecentesce della tesi tradizionale che, nei casi di assoluta necessità, vengono meno tutti i diritti di proprietà.

1.01

Foucault attacca la modernità in nome del mondo antico. [..] Gli antichi greci avevano messo a punto un'etica senza soggettività, un'etica dell'individuo, e quindi un'etica della libertà opposta all'etica della legge. Al centro della vita etica essi hanno posto la cura di sé ossia il culto della propria unicità personale. Il loro ideale fu quello della vita bella. Per conseguire piaceri elevati e fare della propria vita un'opera d'arte, un nobile della Grecia antica doveva padroneggiare i propri appetiti ribelli. Ma le proibizioni emozionali, le tecniche dell'austerità che egli si imponeva, facevano parte di un'etica dell'affermazione di sè, non di un'etica della negazione di sé. Ciò che mancava ai Greci [..] fu un complesso di norme universali in riferimento alle quali le persone erano incoraggiate a censurare il comportamento degli altri. Foucault ha negato che la morale del culto estetico di sé, una morale riservata a pochi aristocratici, fosse un tentativo di normalizzare la popolazione al pari dell'idea moderna di regola universale. I liberali infliggendoci delle norme generali, hanno messo in atto una crudele standardizzazione e hanno cercato di soffocare l'unicità delle persone. [..] Ma c'è qualcosa di ipocrita in questa opposizione all'universalismo: Foucault infatti conclude criticando le antiche republiche per aver istituito la schiavitù ...

Bibliografia

Stephen Holmes
- [1995] Anatomia dell'antiliberalismo, tr. Rodolfo Rini, Edizioni di Comunità, Milano, 1995
- [1998] Passioni e vincoli. I fondamenti della democrazia liberale, tr. Stefano Rini, Edizioni di Comunità, Torino, 1998
Stephen Holmes, Cass R. Sunstein
- [2000] Il costo dei diritti. Perché la libertà dipende dalle tasse, tr. Elisabetta Caglieri, il Mulino, 2000