Thomas Hobbes of Malmesbury

1588 - 1679

1.01Nel 1618 Sir Francis Bacon è nominato Cancelliere del re, nel 1621 fa publicare il suo Novum Organum. Nello stesso anno, Bacon è deposto. Da allora fino alla sua morte, nel 1626, Hobbes appartiene al circolo di St. Alban e lo aiuta anche nella traduzione dei suoi Essays in latino.

1.01La posizione di Hobbes sull'istituzione ecclesiastica è icasticamente espressa da Borkenau come odio verso il clero. La chiesa è per Hobbes la causa della guerra.

Il clero, tanto quello episcopale quanto quello presbiteriano è propriamente l'unica istituzione che Hobbes non si limita a rifiutare da un punto di vista teorico, ma veramente odia.

1.01 Si può leggere Hobbes come un illuminista avant-lettre, ideatore di una teologia emancipatrice

Uno degli intenti del Leviatano [..] è la lotta contro le “tenebre” che hanno oscurato il vero messaggio cristiano e reso gli individui ignoranti, paurosi e riverenti verso un potere che non ha, nel nostro mondo, alcuna legittimità politica:
Il regno delle tenebre […] non è nient’altro che una confederazione di ingannatori che, per ottenere un dominio sugli uomini in questo mondo presente, si sforzano con dottrine tenebrose ed erronee di spegnere in essi la luce, sia della natura che del vangelo, e di renderli così impreparati per il regno di Dio avvenire.

1.01Il vinto è semplicemente un prigioniero, non ha nessun obbligo verso il vincitore. il servo deve la propria via al padrone in seguito al patto di obbedienza (20) L'osservazione ritenuta cinica e interpretata da Ronheimer (p. 180) nel senso di servire ("servare" o "servire" - 20) mostra invece l'ambiguità del rapporto di conservazione, dove la conservazione si trasforma in servitù, non la servitù in qualcos'altro come in Hegel.

1.01

Ciò che Montesquieu intendeva era la distruzione della sovranità, o almeno della sovranità indivisa. I tre poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, devraient former un repos ou une inaction (E.d.L, XI, VI): cioè i tre poteri devono paralizzarsi mutuamente. Ma siccome è necessario andare avanti saranno costretti a mettersi d'accordo per arrivare a qualche decisione. [...] ogni sistema di divisione di poteri istituisce un equilibrio che impedisce ad una parte di impadronirsi dell'insieme. [Ronheimer, 1997, p. 189]

1.01

Se Hobbes ci dice che la sua scienza delle leggi naturali, del bene e del male o delle virtù e dei vizi sarebbe l'unica e vera filosofia morale, lo può dire perché non fa nient'altro che ridurre la filosofia morale ad antropologia. È questa una delle tipiche mosse hobbesiane, non prive di genialità... [Rohneimer, 1997, p. 68]

1.01

Il primo a mettere in dubbio l'immagine di un Hobbes, metodologicamente coerente sulla base delle nuove scienze, fu Leo Strauss [...] Strauss difende la tesi che il vero fondamento della filosofia politica di Hobbes non fosse la scienza moderna, ma una certa visione dell'uomo, un'immagine della vita morale, che si era formata molto prima del suo primo contatto con il pensiero scientifico e con gli Elementi di Euclide [...] Tucidide, la Retorica di Aristotele [...] gli ideali dell'aristocrazia: la paura della morte violenta come disonore; la vanità, il senso di onore e l'orgoglio umano. Il vero metodo di Hobbes sarebbe dunque un'induzione a partire dalla storia e dalla psicologia delle passioni, un fondamento metodologico che poi viene avvolto dalla nuova presentazione 'scientifica'. [...] Però non penso che Strauss colga nel segno affermando che la filosofia politica di Hobbes soffra di un'incoerenza metodologica. Al contrario direi che a partire da un certo momento, cioè dopo la scoperta di Euclide (periodo in cui cade anche la sua importante opera non publicata A short Tract on first principles, che segnala la svolta) e dopo la conoscenza del metodo di Galileo, Hobbes cominciava a essere convinto che il metodo scientifico potesse essere il cammino per costruire, sulla base moralistica e con il 'materiale' sin allora elaborato attraverso gli studi umanistici - soprattutto Tucidide e la Retorica aristotelica e le sue esperienze con l'ethos aristocratico e la sua propria vita -, una 'scienza politica' [Rohneimer, 1997, p. 58]

Diritto di resistenza

01Nella formulazione del capitolo 17 (Pacchi, 143) Do autorizzazione e cedo il mio diritto di governare me stesso a quest'uomo (alla condizione che l'altro faccia altrettanto) e del capitolo 28 i sudditi si limitano a rinunciare ai propri diritti si tratta di una sospensione) dell'esercizio dei propri diritti a favore del sovrano, terzo neutrale.

Come David Gauthier ha giustamente osservato, contro un'interpretazione di Michael Oakeshott, secondo Hobbes l'individuo mai si spoglia dei suoi diritti. L'autorizzazione è un processo che non trasferisce ad un altro un diritto, ma l'esercizio di un diritto.

Così come non era necessario che un uomo non mantenesse il suo diritto su ogni cosa, così anche lo era che egli mantenesse il suo diritto su alcune cose: sul suo corpo (ad esempio), il diritto di difendere il quale egli non potrebbe trasferire; sull'uso di fuoco, acqua, aria libera e di un luogo per viverci, e si tutte le cose necessarie per la vita.

Qualsiasi diritto alcun uomo esiga di mantenere egli concede di mantenere il medesimo diritto ad ogni altro uomo

02Un contratto dove un uomo si impegna a rinunciare al suo diritto di resistenza a favore di chicchessia è sempre nullo. Ci sono due condizioni in cui viene in gioco un contratto di questo tipo: il diritto statale e il BDSM.

Ainsi le droit de punir est-il conçu comme le plus grand pouvoir et le signe infallible de la souveraineté: (E.L. II, I, 19)

02Beccaria, lo Stato non ha il diritto di infliggere la pena di morte in quanto nessuno consentirebbe a lasciarsi condannare a morte. Tesi di diretta discendenza Hobbesiana. [critica fuori misura in Hegel, Filosofia del diritto, par. 100] [critica in Kant, Metafisica dei costumi Dottrina del diritto]

Hobbes e l'uguaglianza

1.01

Ce que l'on a appellé dans l'épistemologie "le miracle des années 1620" se répercute dans la science politique dont Hobbes se déclare le père: à l'atomisme ou à l'élémentarisme de la phisique mécaniste, correspond l'individualisme de la philosophie politique. C'est donc sous le signe, à la fois triple et unitaire du rationalisme, du mécanisme et de l'individualisme, que se formulera l'idée d'égalité. On sait en effet comment Hobbes met en oeuvre une démarche analytique au but de laquelle, grâce à la fiction de la condition naturelle des hommes [Leviathan, cap. XIII], l'être humain apparaît comme un individu égal à tout autre individu [Elemets of Law, I, XIV, § 2]. Les différences corporelles ou intellectuelles sont relatives et pratiquement négligeables; c'est le droit de tous sur toutes choses (jus omnium in omnia) qui définit, dans l'égalité, le droit naturel de chacun à la vie [De Cive, I,I,§3] Dès lors sont posées, contre Aristote, les prémisses de l'individualisme moderne.

Hobbes e lo Stolto

01

L'ozio è la madre della filosofia e lo stato, la madre della pace e dell'ozio
Uno dei più importanti problemi interpretativi e concettuali della filosofia politica di Hobbes è posto dal testo del capitolo XV del Leviathan in cui viene mossa e superata un'obiezione potenzialmente gravissima: l'argomentazione dello Stolto contro la razionalità della giustizia, vista come il rispetto dei patti in condizione di sicurezza. Il problema interpretativo è quello di chiarire quale difficoltà stia esattamente cercando di risolvere Hobbes, e come la soluzione che ne propone si raccordi con altri aspetti del suo pensiero. Il problema concettuale è legato alle conseguenze della difficoltà individuata da Hobbes per ogni sistema di teoria morale e politica razionale, e alla validità logica della soluzione.

Storia del problema:
→ Platone (Callicle, Trasimaco, Glaucone e Adimanto nel Gorgia e nella Republica
→ Discorso di Carneade sulla giustizia. (Cicerone, libro III del De republica - Lattanzio, Libro V del Divinae istitutiones)
→ Grozio, De iure belli ac pacis, Prolegomena §§ 5-27
→ il furfante scaltro della Ricerca sui principi della morale di Hume
→ l'uomo illuminato e indipendente del Manoscritto di Ginevra di Rousseau

[Leviaathan, Micheli, p. 138-139]

Per la prima volta nella storia, con Hobbes si dà una interpretazione della politica come discorso razionale intorno alle conseguenze che la natura dell'uomo inteso nella sua assoluta individualità produce sulle relazioni tra individui.

Secondo Hobbes gli elementi universali della natura umana da cui trae origine il comportamento degli uomini sono:

il principio di autoconservazione (che ha come corollari)
l'egoismo
la considerazione di sé

Il principio che guida l' autoconservazione si propone inizialmente e comunque più profondamente in modo istintivo come desiderio di affermazione e di acquisizione egoistica. Poiché questo atteggiamento provoca necessariamente il conflitto con gli altri uomini il principio di autoconservazione propone delle condizioni che limitino lo scontro.

In questo processo di apparente scivolamento si tenga presente che l'egoismo non è mai tolto, ma fornisce sempre l'energia necessaria al mantenimento del contratto ed è sempre e comunque una energia che si ripropone la sconfitta e quindi la morte dell'altro. E questo tanto più quanto più si manifesta in forme altruistiche e sociali.

1.01

La tradizione del diritto naturale concepisce le leggi di natura come un codice morale fondamentale [...] In una fase iniziale del suo pensiero Hobbes accoglie questa concezione delle leggi di natura.[...] Pur rifiutando qualsiasi finalismo naturale connette il diritto naturale, come princioio di condotta secondo retta ragione, e una disposizione necessaria della natura umana.
Queste idee per certi versi affini alla teoria della legge di natura di Grozio e Pufendorf (ma soprattutto a quella di Spinoza) sono abbandonate da Hobbes nel Leviathan. Il punto critico è l'identificazione della retta ragione con una legge necessaria della natura umana. Nel Leviathan Hobbes nega che la ragione sia compresa fra le facoltà naturali dell'uomo e la presenta come una capacità artificiale, conseguente all'uso del linguaggio [...] [Magri, p. 46]

01

La ragione [...] non è che il calcolo (cioè l'addizione e la sottrazione) delle conseguenze dei nomi generali su cui c'è accordo, per contrassegnare e significare i nostri pensieri.

Due citazioni dal Leviathan

01Per bene comprendere il senso che voglio dare alle due citazioni dal Leviathan , su cui desidero soffermare la nostra attenzione, occorre tenere presenti la definizione di legge naturale e la funzione dello Stato (Common-wealth) che in Hobbes è di essere al servizio della legge naturale (ovvero della conservazione dell'individuo) →

02 Mancanza dei mezzi di sussistenza. La prima citazione mostra come lo Stato non abbia titolo per punire il cittadino qualora agisca contro le leggi dello Stato per la propria conservazione (stato di necessità). Ogni volta che lo Stato non è in grado di garantire la conservazione dell'individuo questi è libero di agire senza i limiti della legge.

When a man is destitute of food, or other thing necessary for his life, and cannot preserve himself any other way, dut by some fact against the law; as if in a great famine he take the food by force, or stealth, which he cannot obtain for money, nor charity; or in defence of his life, snatch away another man's sword; he is totally excused, for the reason next before alleged. [Leviathan ; II - Of Common-wealth ; XVII, Of crimes, excuses, and extenuations (26)]
Quando un uomo viene privato del cibo o di qualche altra cosa necessaria per la sua vita e non può sopravvivere se non compiendo qualche atto contro la legge - come se, durante una grande carestia, prendesse con la forza o con l'astuzia quel cibo che non può ottenere né con il denaro né con la carità o come se, per difendere la propria vita, strappasse la spada ad un altro - è totalmente scusato per la ragione appena menzionata. [ Leviatano Parte II - Dello Stato; XXVII, Crimini, giustificazioni e attenuanti (26) tr. Raffaella Santi]

03Carità publica. La seconda citazione mostra come lo Stato - non il privato cittadino - debba sovvenire alle necessità di chi non è in grado di provvedere alla propria conservazione a causa di un qualsiasi accidente.

An whereas many men, by accident unevitable, become unable to mantain themselves by their labour; they ought not to be left to the charity of private persons; but to be provided for, (as for forth as the necessities of nature require) by the lawes of the common-wealth. For as it is uncharitablenesse in any man, to neglect the impotent; so it is in the soveraign of a common-wealth, to expose them to the hazard of such uncertain charity. - Hobbes Leviathan ; II - Of Common-wealth ; XXX - Of the Office of the Soveraign Representation.
Quando, parecchi uomini, per accidenti inevitabili, divengono incapaci di mantenersi con il loro lavoro, non devono essere lasciati alla carità dei privati, ma ad essi devono provvedere (per quanto lo richiedono le necessità di natura) le leggi dello stato. Come infatti non è caritatevole per un uomo trascurare gli inabili, così è per il sovrano di uno stato esporli al rischio di una tale incerta carità. [ Leviatano Parte II - Dello Stato; XXX - Dell'ufficio del rappresentante Sovrano (18) - Tr. Gianni Micheli ]

04 Queste due citazioni rappresentano un primo essenziale elemento per stabilire correttamente la fondazione di un diritto di cittadinanza che comprenda non solo la libertà e l'eguaglianza. Si può ora discutere sulla definzione dello stato di necessità e fin dove può giungere legittimamente l'individuo che veda in pericolo la sua conservazione.

Note

  1. Qui alimentis, aliisve rebus ad vitam necessariis destituitus est, neque sine legum violatione vitam sustinere potest (quod in magna fame aliquando accidit, ubi neque venalia, sunt neque alio modo obtineri alimenta possunt) alienum ad sui defensionem aut conservationem si furto vel vi eripiat, totaliter excusantur. [ Leviathan Pars secunda; De civitate sive republica, Caput XXVII, De criminibus, excusationibus, et extenuationibus (21)
  2. Quoniam autem sunt, qui nullo vitio, sed accidentibus quæ prævidere non potuerunt, in calamitates incidunt, ita ut alimenta sua nulla industria procurare valeant; ad summi imperantis officium etiam pertinet, ne quæ ad vitam necessaria sunt, illis desint. Cum enim in summa necessitate existentibus, aliena surripere, aut etiam repere, jure naturæ permissum sit, ne civitati alias molesti sint, a civitate alendi sunt, neque singularium civium incertæ charitati reliquendi. [ Leviathan Pars secunda; De civitate sive republica, Caput XXX - De officio summi imperantis (18)]
  3. [nel testo latino si ha: Dato che è permesso, per diritto di natura, a coloro che si trovano in estrema necessità di rubare o anche di prendere a forza i beni di altri, devono essere nutriti dallo stato perché non siano molesti in altro modo allo stato e non devono essere lasciati all'incerta carità dei singoli cittadini.]
  4. Hobbes identifica commonwealth, stato civile e civitas [Aloysius Martinich, A Hobbes Dictionary, Oxford-Cambridge, (USA) 1995] Il termine commonwealth indica quindi tre concetti strettamente intrecciati: l'insieme dei cittadini, il bene comune e lo stato in quanto « uomo artificiale ».
  5. In Hobbes e in altri scrittori del diciassettesimo secolo il termine è usato per indicare che i membri di un qualche ordine sociale hanno un bene comune o un benessere sociale che è nel loro interesse preservare. [Roger Scranton, A Dictionary of Political Thought, London, 1982, p 88]

01

pour lui, le monde est un système de mouvements qui se développe de façon nécessaire et l'homme, avec ses passions et ses actes, fait partie intégrante de la nature et se trouve pris sans solution de continuité dans les rouages du monde. [...] tout mouvement tend à se conserver, tend à persévérer dans son être. [...] la liberté consiste à accomplir sans empêchement le mouvement qui est conforme à sa nature. (De cive, chap. IX, § 9) [...] par conséquent la liberté s'accorde parfaitement avec la nécessité [...] il n'y a pas de place pour une obligation distinguée de la nécessité [...] Dès lors, si l'obligation n'est pas fonction d'une liberté distincte de la nécessité, on ne voit plus comment chacun pourrait s'obliger lui-même et constituer dans sa liberté le principe de l'obligation. [...] le consentement lui-même est l'effet d'une nécessité. [Polin, 1981, p. 155 ss.]

01

Le mot Commonwealth fait tellement partie du vocabulaire de Hobbes, le concept qu'il désigne est tellement fondamental dans sa doctrine et fait tellement corps avec elle, qu'il semple aller de soi.
Dès qu'on veut le traduire dans une autre langue, cependat, tout change. On ne sait plus que mot employer. Délibérément, en 1642, dans le De Cive, Hobbes qui avait déjà utilisé en 1640 le mot Commonwealth dans le Elements of Law, emploie d'ordinaire dans sa traduction de 1646 le mot cité, mais il n'hésite pas à se servir aussi, suivant le cas, du mot Etat, et, plus rareement, des mots ville ou République, et parfois Gouvernement. [...] Tout change avec le Leviathan où le terme de Commonwealth fleurit partout [...] semble satisfaire désormais entièrement Hobbes [Polin, 1981, p. 75 ss.]

01

Si Dieu était le monde, écrit Hobbes (*), le monde serait sans cause; ce qui serait contradictoire; on nierait la cause du monde, par conséquent, on nierait Dieu. Le panthéisme est donc en apparence rèfuté. Mais la première suppose que Dieu lui même est sans cause. Or, tout être sans cause est contradictoire, affirme la deuxième prémisse. Donc, pour qui sait lire entre les lignes, Dieu lui-même est rationellement contradictoire. C'est l'athéisme qui triomphe implicitement. [Polin, 1953, p. XV]

varie

01

La consapevolezza che alle chiese mancava la capacità di ristabilire la pace è ormai caratteristica dello Stato moderno, che costituisce viceversa l'unica entità in grado di provvedere a questo compito. Si cerca di riconoscere nella pace e nell'ordine il fondamento dell'idea dello Stato. (Schmitt, Der Leviathan, p. 64) [Schnur, p. 40]

01

Il merito di aver rielaborato il concetto di individualismo nel pensiero di Hobbes spetta in primo luogo a Ferdinand Tönnies, René Capitant, Leo Strauss, Carl Schmitt e Michael Oakeshott. Oakeshott intitila significativamente un capitolo dell'introduzione al Leviatano da lui curata Individualismo e assolutismo e giunge al punto di dire che in Hobbes il nesso con la filosofia liberale è più evidente che non in un gran numero di pensatori liberali. Il risultato di tale ricerca su Hobbes (Koselleck) si può forse indicare con una specie di motto: gli idividui creano con l'aiuto della loro ragione l'artificiale Leviatano, lo Stato come macchina. Questo Stato deve essere forte abbastanza da poter proteggere gli individui, ma non tale da fagocitarli. [..] Dobbiamo a Hobbes ( e quindi a Gassendi) anche un notevole contributo alla costruzione del concetto di diritto soggettivo (Villey): Hobbes ha formulato come nessun pensatore prima di lui il concetto di soggetto nel suo significato moderno. [Schnur, p. 3]

1.01La guerra civile di religione determina un mutamento del pensiero politico definibile con il termine sospensione (Gehlen, Zeit-Bilder). Il senso di questa sospensione è riscontrabile in postulati scettici come Je laisse le jugement en suspens oppure Je ne détermine rien.

Gli uomini evitavano così di prendere posizione, dal momento che non riconoscevano più alcuna posizione (al di fuori dell'immediato individuale) che valesse la pena di essere abbracciata. [Schnur, p. 43]

01

Nella biblioteca dello storico e giurista Jacques-Auguste de Thou i fratelli Pierre (1582-1651) e Jacques Dupuy (1591-1656) raccolsero attorno a sé una cerchia di studiosi di notevole valore: Padre Mersenne, Gassendi, Peiresc, Guez de Balzac, La Mothe Le Vayer, e Naudé. In veste di ospiti parteciparono a questo circolo tra gli altri Grozio, Hobbes, Descates, Sorbière, Huet, Bossuet, ma anche Galilei e Campanella. [Schnur, p. 22]

01

Hobbes pone, alla base della sua concezione etica, un valore assoluto, che si chiama 'autoconservazione' (self-preservation) 'diritto alla via', 'sicurezza', 'pace'. Questo è il solo motivo in base al quale sorge la società politica, quando l'uomo si accorge che solo in essa, realizzata mediante un patto stipulato congli altri uomini, si può ottenere la garanzia della sicurezza. [Cattaneo, p. 69]

1.01Hobbes - Bentham via Helvétius

se consideriamo l'autoconservazione, la vita come il massimo bene o piacere, e la morte come il massimo male o dolore, vediamo nella teoria hobbesiana la base della dottrina dell'utilità aviluppata da Bentham e la sua scuola [Cattaneo, p. 70]

01

Riassumendo quanto si apprende dall'analisi delle Objectiones riguardo alla questione del soggeto, possiamo allora affermare: 1) Non c'è in Hobbes alcuna supremazia della soggettività, alcun suo particolare status gnoseologico. La conoscenza di se stessi è completamente parificata alla conoscenza del resto del mondo, e quindi non ha alcun ruolo fondamentale rispetto a questa; 2) il soggetto conoscente è supposto non avere uno status ontologico particolare. La tesi della corporeità dell'anima lo immette nel mondo dei corpi materiali, senza alcun privilegio; 3) la stessa tesi della corporeità dell'anima si presenta come una ipotesi di ricostruzione fondata sull'elaborazione linguistica di alcune supposizioni, senza che alla ragione venga riconosciuta nessuna capacità di cogliere l'essenza del reale. [..]
non è il soggetto ciò che fonda la certezza delle nostre conoscenze, ma un ruolo centrale lo assume immediatamente il linguaggio. [..] il soggetto non è tale in forza della sua immediata e intuitiva conoscenza di sé stesso, ma si costruisce nell'artificialità del linguaggio, nell'esteriore, nel convenzionale. [..] la costruzione della soggettività attraverso la ratiocinatio annuncia quella che sarà nell'Hobbes politico la svalutazione del ruolo della coscienza. Non è il soggetto a creare il suo mondo: è al contrario, piuttosto il contesto linguistico - artificiale a creare quelle condizioni entro le quali soltanto si dà l'idea di soggetto. [Amendola, 1998, p. 50]

01

L'uomo come meccanismo non possiede una recta ratio; il che significa che l'ordine - non naturalmente dato - non può che essere un prodotto artificiale.
[..] Se la natura non conosce ordine, non si vede come giustificare un ordine che non discenda dalle scelte degli uomini stessi. Essi devono volontariamente accettare norme valide per tutti; devono in altri termini cooperare [..]
Si incontra qui quello che è stato definito il paradosso dell'ordine sociale spontaneo: l'ordine, non naturalmente dato, deve essere il prodotto di una interazione fra gli uomini; ma la possibilità di interazione fra gli uomini presuppone regole comuni, ma allora si crea un evidente circolo vizioso, dove si giustificano criteri che permettano la cooperazione, presupponendo la cooperazione stessa. [in nota. I contrattualisti contemporanei che si sono rifatti al modello hobbesiano hanno cercato di risolvere il problema della creazione della cooperazione da una situazione di partenza non cooperativa rifacendosi allo strumentario della teoria dei giochi. (vedi anche Magri, Contratto e convenzione, Feltrinelli, 1994, p. 11-16)] [Amendola, 1998, p. 109 ss.]

01

Un patto che inizialmente è prudentemente irrazionale, sembra che obblighi pienamente, nonostante la sua irrazionalità [..] Al contrario, un patto inizialmente razionale, che però venga ragionevolmente ritenuto passibile di inadempimento da parte della controparte, viene posto nel nulla: in questo secondo caso, la ragione prudenziale finisce per sovrastare l'obbligatorietà dei patti.
Questa tensione fra obbligo e prudenza finisce per rendere difficilissimo a Hobbes fondare, come vorrebbe, l'ordine sulla capacità degli uomini di rinunziare alla valutazione prudenziale e soggettiva delle proprie azioni e di obbligarsi al rispetto della ragione publica attraverso lo strumento dei patti. Se infatti chi è obbligato da un patto può non adempiere, semplicemente qualora, successivamente alla stipula del patto, diventi per se stesso razionalmente conveniente rompere il contratto, la ragione soggettiva finisce non solo per avere il ruolo di suggerire o meno la conclusione dei patti, di fondare una volta per tutte l'ambito artificiale della giustizia, ma per riproporsi continuamente anche dopo la conclusione dei patti stessi, in quanto la loro validità continua a dipendere dalle valutazioni che i contraenti formulano su proprio personale interessa ad adempiere.
[..] C'è chi come J. Hampton, [Hobbes and the Social Contract Tradiction, p. 56] ha creduto di individuare proprio in questa concidenza fra obbligo e interesse la specifica novità del sistema morale hobbesiano; e quindi ha visto in questa coincidenza fra i due termini che rischia di risultare dal discorso sulla validità dei patti, la precisa affermazione del principio portante di tale sistema etico che cioè una obbligazione contrattuale esiste solo nella misura in cui è nel nostro interesse adempierla [NB di entrambi i contraenti] [Amendola, 1998, p. 236]

01

può diventare conveniente tener fede ai patti anche quando sembra più conveniente romperli [Amendola, 1998, p. 239]

Il canone moderno

01

Hobbes è l'inizio del canone moderno [..] Il canone moderno di fregia di una precisa versione del testo hobbesiano, ne determina le condizioni di ammissibilità all'interno della tradizione che il canone ha contribuito a fissare. [Farneti, 2002, p. 61]

01

la canonizzazione moderna di Hobbes sembrerebbe riuscita se si considera che Hobbes rappresenta una delle 'icone' del discorso liberale, forse la sua essenziale cifra indentitaria. [Meadowcroft, in The liberal political tradition] Il testo hobbesiano rappresenta quel discorso in modo così preciso e inequivocabile che molto spesso il termine hobbesiano sostituisce nella letteratura il termine liberal [Farneti, 2002, p. 64-65]

01

Sono convinto che Hobbes avesse una conoscenza più precisa della nostra del fatto che all'associazione umana inerisce originariamente una componente mitico - simbolica. Hobbes sembra condividere la convinzione occidentale secondo cui la violenza ha sempre una ragione e per questo mette a punto un congegno razionale di grande precisione. [..] Hobbes indica nel mito (che lui conosceva sotto forma di un residuo della religione dei gentili) il nucleo generativo di una violenza sopravvissuta incapsulata nel cristianesimo [no, il cristianesimo non conserva] [Farneti, 2002, p. 167]

01

Una forte istanza di problematizzazione del commentario moderno si trova già nel giovane Nietzsche, che nella Tragödie aveva riconosciuto il fondo cieco del razionalismo politico occidentale... [Farneti, 2002, p. 168]

1.01Un libro in tutto e per tutto esoterico

ritengo sia possibile mettere in evidenza il modo in cui Hobbes volle fornire una soluzione al problema del disordine politico. E comprendere la ragione per cui i suoi nemici temettero, di quella soluzione, i contenuti sovversivi. In questo senso la rivelazione di quei contenuti (a noi divenuti estranei) è possibile solo rimettendo in gioco la controazione polemica di questi nemici di Hobbes. [..] Secondo la vulgata moderna Hobbes sarebbe lo scopritore di una formula teorica che consentirebbe razionalmente di uscire da uno stato di guerra di tutti contro tutti. Mentre in realtà Hobbes si interroga essenzialmente sulla valenza distruttiva del mito politico e cerca gli strumenti atti a neutralizzarla.
La ragione per cui Hobbes scrive la seconda metà del Leviathan è da cercare nella sua scoperta che le passioni umane sono dei contenitori di immagini mitico - simboliche facilmente fungibili da parte dei nemici dello Stato. Il mito contro cui Hobbes mette in gioco l'immagine del leviathan è il mito di una comunità mistica attualmente presente nella storia, un Regno finale di Cristo già instaurato prima della fine dei tempi [..] In Hobbes il mito è essenzialmente altro dal cristianesimo, nella misura in cui si installa come residuo (Lev., LXV, Della demonologia e degli altri residui della religione dei gentili) come traccia residua di un Elementare mitico. [..] Hobbes è convinto che il mito, sotto forma di demoni e altri idoli, sia sopravvissuto all'interno del cristianesimo [..] La mia tesi è che Hobbes gioca contro questo mito una figura con funzione antimitica, un negativo del mito, capace di svelare e neutralizzare i residui della religione dei gentili, di mettere a nudo la menzogna (che il Regno di Dio sia la Chiesa presente) che per Hobbes costituisce non solo il principale e più grande abuso della Scritture (Lev., 599; XLIV, 4) ma anche l'effetto politicamente rischioso di una demonologia non neutralizzata. [..] Scegliendo il leviathan Hobbes credette inequivocabilmente di scegliere un simbolo capace di evocare immediatamente la sua cifra teologica, cioè la sua provenienza ebraico - cristiana. [..] I nemici di Hobbes vedono nel Leviathan ciò che noi - addomesticati da un certo modello di leggibilità del testo hobbesiano -non riusciamo a vedere. [..] In altre parole, i nemici di Hobbes, capirono che il Leviathan minacciava una visione del mondo che essi volevano preservare con ogni mezzo, una concezione che si basava sulla convinzione che il Regno di Dio era già cominciato sulla terra e che il suo luogo elettivo era la terra contrapposta al mare.
La prospettiva di interpretazione che intendo proporre è stata inaugurata da Carl Schmitt (Leviathan, 1938) [Farneti, 2002, p. 170-173]

01

Questo contenuto demoniaco delle due figure perse progressivamente di rilievo. [..] Leviathan e Behemot sono delle semplici creature animali, anche se mostruose, e insieme degli specula della potenza di Dio, e dell'impotenza dell'uomo. Tale senso si perderebbe se li considerassimo simboli del diavolo. [Magri, I mostri di Hobbes, p. 40]

01

il Leviathan fallisce a causa di un lapsus del suo autore, che credeva di servirsi ai propri fini di quest'immagine come di un simbolo fortemente espressivo e non si accorse di richiamare in realtà sulla scena le forze invisibili di un mito antichissimo e dai molti significati [Schmitt, p. 127 tr.] [Farneti, 2002, p. 202]

01

Hobbes non è uno studioso di miti, né è egli stesso un mito; al mito si è avvicinato soltanto con la sua immagine del Leviatano. Ma proprio con questa sua immagine si è sbagliato, e il suo tentativo di restaurare l'unità naturale è naufragato. L'immagine del Leviatano non è riuscita a evidenziare un nemico in modo sicuro e univoco, ma ha anzi contribuito, in fin dei conti, a far sì che il pensiero della indivisibile unità politica soccombesse di fronte all'azione distruttiva dei poteri indiretti esercitata dall'interno. [..] La scientificità di Hobbes, come ogni razionalismo che si conclude nella tecnica, ha carattere attivistico e richiede un universo interamente costituito dal lavoro cosciente degli uomini. [..] Tuttavia, anche nei suoi fallimenti, Hobbes resta un incomparabile maestro politico. Non c'è un altro filosofo i cui concetti abbiano avuto tanta efficiacia... [finale di Schmitt 1938] [Schmitt, 2011, p. 127]

1.01Da notare nei diversi scritti di Schmitt dedicati a Hobbes come il vero interesse di Schmitt non sia il pensiero di Hobbes, ma la mitologia del Leviatano.

L'antichissimo mito politico del Leviatano è ancor oggi sufficientemente forte da sviare l'interpretazione di Hobbes dal suo tema oggettivo e di trasformare lo stesso Hobbes in una figura mitica. Questa mitizzazione ha raggiunto il suo primo apice alla metà dell'Ottocento con August Comte [che] ha esaltato il filosofo di Malmesbury come un Padre della Chiesa della nuova religione [..] Un secondo apice di segno opposto, è stato raggiunto sotto l'impressione del totalitarismo moderno. Qui Hobbes è stato considerato responsabile dei terrori e delle atrocità di questo totalitarismo. [finale di Schmitt 1965] [Schmitt, 2011, p. 164]

Opere di Thomas Hobbes

Leviathan
- [1651] Leviathan, or The Matter, Forme, & Power of a Common-wealth ecclesiastical and civil, London, Andrew Crooke, 1651
- [1668] Leviathan, sive De Materia, Forma, et Potestate civitatis ecclesiasticae et civilis, Amstelodami, Ioannem Blaeu, MDCLXVIII
- [1909] Leviathan, a cura di W.G. Pogson Smith, Oxford, 1909
- [1946] Leviathan, a cura di Michael Oakeshott, Oxford, 1946
- [1968] Leviathan, a cura di Crawford B. Machpherson, Harmondsworth, 1968
- [1991] Leviathan, a cura di Richard Tuck, Cambridge, 1991
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