Note su equità ed eguaglianza

1. Teorema

1.01Teorema. Assioma. Da un punto di vista sociale, data la limitazione delle risorse disponibili l'eguaglianza deve essere intesa come diritto di ciascuno ad un usufrutto sulla rendita della terra e sui frutti del lavoro delle generazioni precedenti, senza per questo alterare la scala delle differenze economiche esistenti.

1.02Ipotesi. Oggi non è più possibile acquisire liberamente l'uso e la proprietà della terra senza avere prima ottenuto un titolo di proprietà riconosciuto socialmente e le generazioni che ci hanno preceduto hanno accumulato e trasmesso ereditariamente titoli di proprietà e grandi quantità di beni ad un numero limitato di individui.

1.03Dimostrazione. Tesi.

agosto 2012

2. Il paradosso dell'articolo 3 della Costituzione italiana

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

2.01 L'art. 3 della Costituzione italiana tratta dell'uguaglianza, riprendendo l'articolo primo della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino del 1789 (Déclaration des Droits de l'Homme et du Citoyen): Gli uomini nascono e rimangono liberi ed eguali nei diritti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune, che a sua volta richiama la Dichiarazione d’indipendenza americana del 4 luglio 1776

Quando, nel corso degli umani eventi, diviene necessario per un popolo spezzare i legami politici che lo hanno unito ad un altro, ed assumere, fra le potenze della terra, la posizione distinta e paritaria a cui le leggi della Natura e di Dio gli danno diritto, il giusto rispetto dovuto alle opinioni dell'umanità esige che esso dichiari le ragioni che lo costringono a separarsi.
Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità.

2.02Appare ovvio che non sia nella facoltà del Legislatore e neppure quindi del Costituente stabilire due norme tra loro contraddittorie. Per questo motivo si deve stabilire una priorità delle norme. La legislazione costituzionale rappresenta appunto il tentativo di stabilire una priorità normativa.

2.03Il secondo comma dell'art. 3 in contrasto con il primo comma, pone una distinzione tra lavoratori, ai quali vengono esplicitamente riconosciuti diritti, e i cittadini in genere che non sono nominati. Il primo comma afferma la generica uguaglianza di tutti i cittadini - mentre il secondo parla di promozione sociale dei soli lavoratori. Questo rappresenta un evidente lapsus, ed una incomprensione dello spirito della dichiarazione universale dei diritti, considerando la classe dei lavoratori diversa dagli altri esseri umani.

dicembre 2012

2. Posizione del problema

1.01L'uguaglianza è in primo luogo un concetto matematico e solo secondariamente sociale ed economico. Il concetto di eguaglianza sociale si fonda sul concetto di uguaglianza matematica, sebbene non sia ad esso omogeneo. Ciò comporta come conseguenza

1.01

1. Diseguaglianze economiche

1.01Uguaglianza e disuguaglianza sono termini logici utilizzati per instaurare un paragone fra individui in termini sociali.

1.01Partire dai concetti di uguaglianza e disuguaglianza è un modo sbagliato di affrontare il problema della povertà. Si tratta di due piani diversi.

Le disuguaglianze del vecchio regime erano intollerabili perché erano arbitrarie, non risultato di differenze di capacità personali, ma di favoritismi politici e sociali. [Tawney, Eguaglianza, p. 626 UTET]
anche se avesse senso presumere che uguali opportunità soggettive corrispondano a possibilità oggettivamente uguali, l'essere umano individuale valuterebbe tali opportunità nei termini delle sue personali speranze, ansie e passioni che sono le sue. In senso stretto l'uguale possibilità esiste solo dal punto di vista oggettivo. Le opportunità soggettive sono diseguali [Schutz, p. 465]
Tale considerazione che nasce in Schutz da una discussione di Tawney e Simmel, tra loro contrapposti, contiene tesi importanti: che la rappresentazione sociale della diseguaglianza, nella forma di una parte della propria concezione del mondo dato relativamente scontanto da ognuno, ha effetti sull'azione più della disuguaglianza stessa... [Scamuzzi, p. 78]

1.01Uguaglianza sociale, politica, civile. [uguaglianza matematica sociologica, legale]

La tesi principale di Marshall è che le uguaglianze fondamentali che, nelle democrazie occidentali, sono condivise da tutti i cittadini, servono tanto a ridurre quanto a legittimare le disuguaglianze di classe esistenti. [...] ha identificato tre dimensioni della moderna cittadinanza [...] la cittadinanza civile [...] l'insieme dei diritti necessari a garantire la libertà individuale [...] libertà della persona, di parola, pensiero, stampa, fede, di stipulare contratti, etc. [...] la cittadinanza politica [...] il diritto di partecipare all'esercizio del potere politico - che nelle società contemporanee è limitato al suffragio universale - nonchè al diritto di assumere cariche politiche [...] la cittadinanza sociale intesa come diritto di godere di un livello minimo di benessere e sicurezza economica, secondo gli standard prevalenti nella società [Crompton, p. 173]

1.01

[Citando Simmel, Schutz dice] Miriadi di esperienze hanno dimostrato che una volta che il subordinato sia uguale al superiore, tale condizione, che precedentemente costituiva la meta essenziale del suo comportamento, è solamente un punto di partenza di sforzi successivi, la prima tappa di un cammino senza fine verso la posizione più favorevole. Dovunque si compia un tentativo di realizzare l'equiparazione, la lotta dell'individuo per superare gli altri riemerge in tutte le forme possibili al nuovo livello che si è raggiunto. [Schutz, p. 460]

1. Runciman

1.01Importante capitolo sulla privazione relativa

L'esempio più facile di progresso verso l'uguaglianza che provoca un aumento della privazione relativa sta nell'osservazione comune secondo cui è probabile che le rivoluzioni avvengano in periodi di benessere crescente. [...] L'argomento è svolto nel modo più conciso da Tocqueville nella sua trattazione della rivoluzione francese Si noti, poi, che le regioni della Francia che dovevano essere i principali focolai dell'incendio sono proprio quelle dove il progresso è maggiore... Il male, che pazientemente si tollerava come inevitabile, sembra impossibile a sopportarsi dal momento che s'affaccia l'idea di sottrarvisi ... Il feudalesimo in tutta la sua potenza non aveva ispirato ai francesi tant'odio come al momento in cui stava per scomparire. [L'antico regime e la rivoluzione, in Scritti politici, Torino, 1969, p. 764] [Runciman, p. 31]

1.01Nota L'altruismo, è per l'abbondanza non per la povertà.

La stessa osservazione di Pelling venne formulata in termini più generali da Masterman nel 1909 [The condition of England, p. 150] Il socialismo si diffonde e trionfa tra i lavoratori nei periodi di abbondanza, si indebolisce e sparisce nei periodi di crisi. Ciò significa esattamente il contrario della credenza comunemente accettata, secondo cui è la sofferenza che spinge i poveri al socialismo, come l'ingiustizia spinge alla poesia i poeti. [Runciman, p. 32]

1.01Le tre dimensioni dell'ineguaglianza sociale Distinzione tra eguaglianza economica, sociale e politica

Se le società sono classificate secondo tre, e soltanto tre, dimensioni fondamentali - classe, status e potere - ne segue necessariamente che ogni ineguaglianza sociale (in quanto contrapposta alle ineguaglianze individuali come la statura o il peso) appartiene necessariamente all'uno o all'altro di questi tre tipi. [Runciman, p. 58]

1.01Critica al concetto di bisogno assoluto

la nozione di privazione relativa ha indotto alcuni autori a ritenere che vi siano desideri o bisogni che si possono indicare come privazione assoluta [Dahrendorf, Classi e conflitto di classe nella società industriale, p. 378] [...] Vi sono forse bisogni assoluti nel senso di ciò che è richiesto dall'organismo umano per la sua sopravvivenza, ma essi non ci danno una definizione utile di assoluto, né nel senso di non relativo né in quello di universalmente valido. [...] Perché mai l'istruzione dovrebbe essere considerata come un bisogno meno assoluto di una dieta adeguata? [...] è vero che alcuni sentimenti non sono sentimenti di privazione relativa: il senso della fame non rappresenta, di solito, una privazione relativa. Ma questo è un altro discorso. [...] Sebbene molti vogliano definire la giustizia in modo da includervi i bisogni cosiddetti assoluti, la giustificazione si basa su quel che si intende col termine giustizia, non su quello che si intende col termine assoluta.
Solo una teoria della giustizia può darci una valutazione adeguata della privazione relativa... [Runciman, p. 323-324]

1.01

l'argomento della priorità dei bisogni si può portare oltre il livello della morte per inedia. In effetti lo si può portare fino al punto in cui ha inequivocabili implicazioni per gli argomenti relativi ai provvedimenti caratteristici del Welfare State. Poche persone contesteranno la priorità attribuita ai bisogni al livello dell'inedia. Perfino gli amministratori della Legge sui Poveri al momento della sua massima inumanità erano disposti a violare a questo livello l'ottimalità di Pareto, spendendo denaro di altre persone per mantenere in vita i loro concittadini più miseri. Non c'è però ragione per cui i contraenti del contratto primordiale debbano limitare la priorità dei bisogni al livello dell'inedia, soprattutto nel caso di una società in cui il livello minimo di sussistenza potrebbe essere di gran lunga superiore. [Runciman, p. 340]
la possibilità di contrasto tra opposte interpretazioni della giustizia sociale [...] sono risolubili soltanto invocando un principio estraneo alla giustizia. [Mill, Utilitarianism, vs. Rawls, Distributive Justice, Mill aveva ragione nel ritenere che per valutare un sistema di distribuzione del reddito è necessario assumere una posizione esterna ad esso. [Runciman, p. 344]
Per quanto riguada la giustizia distributiva, l'implicazione forse più importante del modello contrattuale sta nel fatto che esso è fondamentalmente egualitario. Non si tratta di egualitarismo nel senso che chiunque ha diritto ad un'eguale quantità di ricchezza o che chiunque ha eguale diritto a tutta la ricchezza che può accumulare una volta che le opportunità siano aperte a tutti. Significa piuttosto che si debbono tollerare solo quelle ineguaglianze che possono essere difese facendo riferimento a principi accettabili in anticipo nelle condizioni di contratto. [Runciman, p. 344]

1. Sen

1.01Imparzialità e uguaglianza

Una teoria può accettare - e addirittura richiedere - diseguaglianza in termini di molte variabili, ma nel difendere tali diseguaglianze sarebbe difficile ignorare il bisogno di collegarle, in ultima istanza, a una considerazione eguale per tutti in qualche modo adeguato e sostanziale. [Sen, 1994, p. 35]

1.01Si deve paraltro ritenere che l'elemento fondante sia l'ineguaglianza e che il desiderio o la richiesta di uguaglianza sia solo una conseguenza, non prevista, di una situazione di debolezza. Nessuno si sognerebbe di richiedere uguaglianza di diritti se fosse in una posizione di forza.

Ciascun approccio possiede una sua interpretazione di quella che abbiamo denominato eguaglianza di base, cioè l'eguaglianza di uno specifico aspetto che è ritenuto basilare per la concezione della giustizia sociale e dell'etica politica di volta in volta presa in considerazione. [...] Ad esempio, richiedere eguaglianza nell'attribuzione di un ampio assieme di diritti libertari come requisito basilare dell'organizzazione sociale [come fa Nozick] ha come conseguenza che qualsiasi argomentazione per l'eguaglianza di reddito, ricchezza o utilità viene a cadere. Allo stesso modo, se dobbiamo acquisire l'eguaglianza di reddito, allora non è possibile insistere anche per ottenere eguaglianza di utilità, diritti o libertà.
Comunque, conflitti che potrebbero sorgere in teoria non sorgeranno necessariamente in pratica. Il bisogno di determinare certe priorità concettuali - importante in linea di principio - diviene oneroso in pratica a causa dell'ampio spettro delle diversità degli esseri umani. Le esigenze dell'eguaglianza in spazi diversi tendono a entrare in conflitto, nella realtà dei fatti, e non solo in principio, fra loro. [Sen, 1994, p. 183]

1.01Probabilmente dal lato dell'uguaglianza il problema è mal posto o insolubile. è probabile che risultati migliori, più efficenti nel contrasto della povertà, si ottengano dal lato della diseguaglianza relativa.

1.01Ciò vale anche per l'eguale libertà alla Nozick o alla Hayek. Non ci sono spazi di libertà senza uguaglianza di reddito, di status, etc. e poiché uguaglianza di reddito, status, etc. sono incompatibili con uguali spazi di libertà, ne segue che la libertà può essere sempre o mai presente, indipendentemente dai livelli di status, di reddito, etc. come dal tipo di regime o altro.

In un paese più ricco può essere necessario un reddito maggiore per comprare merci sufficienti ad acquistare gli stessi funzionamenti sociali, come apparire in publico senza vergogna [Smith, 1776, p. 351] [Sen, 1994, p. 162]

1.01

Si consideri ad esmpio la ben nota regola di scelte sociali che si dice enunciata dall'Imperatore Hailé Selassié durante la carestia etiopica del 1973 per spiegare l'assenza di misure contro la carestia prese dal governo: Abbiamo dichiarato che la ricchezza deve essere guadagnata attraverso il duro lavoro. Abbiamo dichiarato che chi non lavora, morirà di fame. Si tratta di un vecchio principio, privo di senso, che è stato spesso sostenuto e per il quale, con qualche sforzo, si potrebbe anche trovare un supporto nella Bibbia. [Chi non vuol lavorare, non deve neanche mangiare, (II, Tess. 3, 10) [Sen, 1994, p. 112]

1. Piketty

1.01

Bisogna lasciare che il mercato con il suo sistema dei prezzi operi liberamente e accontentarsi di ridistribuire mediante tasse e trasferimenti fiscali, oppure bisogna cercare di modificare strutturalmente il modo in cui le forze di mercato producono disuguaglianza? Nel linguaggio degli economisti, questa contrapposizione corrisponde alla distinzione fra redistribuzione pura e redistribuzione efficiente. La prima è adeguata alle situazioni in cui l'equilibrio di mercato è efficiente nel senso di Pareto, cioè laddove è impossibile riorganizzare la produzione e l'allocazione delle risorse in modo tale che tutti vi guadagnino, ma considerazioni di pura giustizia sociale esigono una redistribuzione dagli individui meglio dotati a quelli che lo sono meno. La seconda corrisponde alle situazioni in cui delle imperfezioni del mercato imoplicano l'esistenza di interventi diretti nel processo produttivo che consentano insieme di migliorare l'efficienza paretiana nell'allocazione delle risorse e l'equità della loro distribuzione. [Piketty, 2003, p. XV]

1.01Piketty dice che negli Stati Uniti la diseguaglianza tra capitale e salari è diminuita in percentuale. Ma è possibile che il salario medio sia diminuito, se è aumentato il numero dei lavoratori.

si osserva negli Stati uniti, a partire dall'inizio degli anni Settanta, una notevole contrazione del mercato del lavoro e della popolazione attiva ufficiale degli strati meno qualificati, e questo sviluppo, paragonato a quello degli altri gruppi della popolazione si spiega interamente con il crollo dei bassi salari. [...] Un gran numero di persone in età lavorativa si trovano così escluse dal mercato del lavoro, pur non rientrando nelle statistiche sulla disoccupazione. Una manifestazione estrema di questo fenomeno è l'impressionante aumento della popolazione carceraria. Nel 1995 c'erano un milione e mezzo di detenuti nelle prigioni americane, a fronte di 500.000 nel 1980, mentre per il 2000 se ne predevano 2,4 milioni. [Piketty, 2003, p. 23]

1.01

Una flat tax sul capitale? Per redistribuire efficacemente il capitale in presenza di razionamento del credito bisogna dunque trovare strumenti il più possibile trasparenti e universali, onde evitare le trappole del credito amministrato. Il modo più trasparente sarebbe imporre un'imposta generale sul patrimonio che consenta di finanziare un trasferimento forfettario del patrimonio, una sorta di assegno - investimento dato a ciascun cittadino maggiorenne, e lasciare poi ognuno libero di prendere a prestito e investire laddove gli paia più vantaggioso. Evidentemente una tale redistribuzione permanente della ricchezza avrebbe dei costi, scoraggiando inevitabilmente l'accumulazione futura del patrimonio. Ma questi costi vanno raffrontati con i benefici apportati dal finanziamento d'investimenti redditizi che non sarebbero stati fatti in assenza di questa redistribuzione: l'argomento tradizionale, secondo il quale i costi del calo dell'accumulazione di capitale di lungo periodo indotto dalla tassazione del capitale finiscono sempre per prevalere, non può essere applicato senza condizioni allorché il mercato del capitale è imperfetto. (Chamley, Capital Income Taxation, Income Distribution and Borrowing Constraints, DELTA, 1996) [Piketty, 2003, p. 74]

1.01

il bilancio della redistribuzione capitale/lavoro nel XX secolo è disastroso non solo nei paesi che hanno tentato di abolire la proprietà privata del capitale, nei quali le condizioni di vita dei lavoratori hanno ristagnato mentre nei paesi capitalistici progredivano a ritmo elevato, ma anche nei paesi occidentali, dove una parte estremamente esigua del prelievo fiscale grava veramente sul capitale. [Piketty, 2003, p. 75]

1.01La curva a U dei tassi marginali

Che i tassi marginali siano alti anche per i bassi salari si spiega con il fatto che il passaggio da un salario zero a un salario basso è accompagnato non solo da alti prelievi gravanti sul salario ottenuto, ma anche dalla perdita dei trasferimenti sociali riservati a chi è privo di redditi da lavoro. [...] si tratta di una caratteristica comune a tutti i paesi occidentali: riservare i trasferimenti sociali a chi non ha alcun reddito da lavoro ed escluderne i bassi salari è il modo meno costoso, in apparenza, per combattere la povertà, ed è questa la logica prevalsa ovunque al momento della messa a punto di tali sistemi. [Piketty, 2003, p. 126 ss.]

1.01EITC

L' EITC, vale a dire credito d'imposta sul reddito guadagnato, è un dispositivo di credito d'imposta e trasferimenti fiscali a favore dei bassi salari introdotto nel 1975, che negli anni Novanta è diventato l'elemento centrale del paesaggio fiscale e sociale americano. [Piketty, 2003, p. 132 ss.]

1.01Disuguaglianze nei sistemi pensionistici publici a ripartizione

[nei sistemi pensionistici publici a ripartizione] al momento della pensione, i contributi proporzionali al reddito pagati nel corso della vita attiva danno diritto a trasferimenti che sono anch'essi proporzionali ai redditi passati. Si potrebbe dunque pensare che il bilancio redistributivo sia neutrale. In realtà, la disuguaglianza fondamentale rispetto alla pensione è quella della speranza di vita: in genere i bassi salari hanno speranze di vita sensibilmente più basse degli alti salari, e godono perciò della pensione per un periodo sensibilmente più breve. [...] In altre parole, le pensioni effettuano una redistribuzione al contrario. in media, una parte cospiqua dei contributi degli operai finanzia la pensione dei quadri superiori. [Piketty, 2003, p. 144]

1.01Redistribuzione keynesiana della domanda

non mancano gli argomenti per dare ragione del fatto che la redistribuzione del potere d'acquisto possa a un tempo diminuire la disuguaglianza e rilanciare l'attività economica a vantaggio di tutti. Non vi è tuttavia ragione di ritenere che le condizioni di validità di questo meccanismo virtuoso siano sistematicamente riunite: bisogna giudicare caso per caso. [Piketty, 2003, p. 147 ss.]

1.01Conclusioni

L'esempio della redistribuzione keynesiana dimostra fino a che punto può essere improduttivo cercare di giustificare qualsiasi redistribuzione sperando in una redistribuzione efficiente che risolva tutto contemporaneamente. Questo pericolo già illustrato dal mito della società assicurativa è molto più generale. Sarebbe illusorio e controproducente, imputare la disuguaglianza del capitale umano a fenomeni di tipo discriminatorio, o l'esiguità dei salari al potere di monopsonio dei datori di lavoro. Se è indispensabile identificare le redistribuzioni efficienti laddove esistono, denunciare in ogni disuguaglianza l'evidenza di una grossolana inefficienza cui un volontarismo alquanto mitico potrebbe porre fine può a volte dispensare dal pagare le tasse necessarie per finanziare trasferimenti fiscali che, se non possono eliminare la disuguaglianza irreale, consentono almeno di attenuare in modo certo la ben reale disuguaglianza nelle condizioni di vita delle persone. [Piketty, 2003, p. 149-150]

1. Nagel

1.01

Il dibattito politico contemporaneo riconosce quattro tipi di eguaglianza: politica, legale, sociale e economica. Le prime tre non possono essere definite in termini formali. Non si garantisce l'eguaglianza politica assegnando a ogni adulto un voto o il diritto a ricoprire una carica publica. Non si garantisce l'eguaglianza legale accordando a tutti il diritto a un processo regolare, il diritto di intestare causa per danni, il diritto alla difesa. Non si garantisce l'eguaglianza sociale con l'abolizione di titoli e barriere ufficiali alla mobilità di classe. Rilevanti ineguaglianze sostanziali di potere politico, protezione legale, stima sociale e rispetto di sé sono compatibili con queste condizioni formali. È opinione diffusa che qualsiasi tipo di eguaglianza autentica è sensibile a fattori economici. Anche se le istituzioni formali possono garantire una condizione sociale minima a ognuno, grandi differenze di ricchezza e reddito produrranno ulteriori grandi differenze - differenze che possono anche essere ereditate.
La questione dell'eguaglianza economica, perciò, non può essere isolata dalle altre, e questo complica il problema.... [Nagel, 2001, p. 106]

1.01

la difesa dell'eguaglianza economica sulla base del fatto che essa è necessaria per proteggere l'eguaglianza politica, legale e sociale, non può essere una difesa dell'eguaglianza per se - eguaglianza nel possesso di benefici in generale. [Nagel, 2001, p. 107]

1.01

Il principio di utilità marginale decrescente afferma che, dati molti beni, un particolare incremento ulteriore ha meno valore per chi già possiede una quota considerevole del bene che per chi ne ha meno. [..] Questo principio deve essere applicato in modo da far fronte a certi costi. Primo, tentativi di ridurre l'ineguaglianza possono anche ridurre la quantità totale di beni disponibili, intaccando gli incentivi al lavoro e all'investimento. [..] Oltre un certo punto, la ricerca dell'eguaglianza può sacrificare l'utilità sociale, o anche il benessere di ciascuno nella società.
Secondo, la promozione dell'eguaglianza può richiedere mezzi discutibili. Per raggiungere un'eguaglianza anche moderata è necessario restringere la libertà economica, inclusa la libertà di lasciare eredità. Non si può conseguire un'eguaglianza maggiore se non attraverso tecniche coercitive più generali, che includono infine l'assegnazione del lavoro attraverso l'amministrazione publica al posto di contratti privati. [Nagel, 2001, p. 107]

1.01

Un tempo l'egualitarismo può essersi opposto a teorie aristocratiche, ma ora, nel dibattito teorico, gli si oppongono due valori non aristocratici: utilità e diritti individuali. [Nagel, 2001, p. 108]

1.01

La posizione di Rawls. Essa si applica specificamente al disegno delle istituzioni sociali fondamentali piuttosto che alle scelte distributive e forse non è possibile estenderla ad altri casi. Ma è la più sviluppata teoria egualitaria liberale [..] attribuisce più importanza all'eguale distribuzione delle libertà politiche e personali che non all'eguaglianza nella distribuzione di altri benefici. Ciò nonostante è fortemente egualitaria anche sotto questo aspetto. Il suo principio di distribuzione per beni generali, una volta che l'eguaglianza delle libertà fondamentali è assicurata le ineguaglianze sono giustificate solo se vanno a beneficio del gruppo più svantaggiato nella società. [Nagel, 2001, p. 109]

1.01Contro Rawls.

Da un punto di vista utilitarista è insensato rinunciare a benefici maggiori per benefici minori o benefici che vanno a più persone per benefici che vanno a meno persone, semplicemente perché i benefici per chi sta peggio saranno maggiori. è meglio avere più di ciò che è buono e neno di ciò che è cattivo, non importa come distribuiti. [non è esattamente cosi la posizione utilitarista] [Nagel, 2001, p. 110]

1.01

Secondo la teoria dei diritti individuali [..] le ineguaglianze non sono un male se non darivano da danni reciproci. Devono essere accettate se il solo modo di impedirle è quello di ridurre i diritti individuali a una sorta di azione libera che non viola i diritti di nessun altro. [Nagel, 2001, p. 110]

1.01Io non posso concedere a nessuno di privarmi di qualcosa se l'altro, avendo più di me, non conviene che debba cedermene una parte. (Hobbes)

Qual'è la natura della discussione? [..] Il problema è se (a) la pretesa di chi sta peggio sia prioritaria, o (b) sostenere quella pretesa significherebbe ignorare la pretesa più rilevante di altri non inclusi tra quelli che stanno peggio, i quali si avvantaggerebbero in modo significativamente superiore se fosse invece adottata una politica meno egualitaria, oppure (c) quella pretesa violerebbe le pretese di altre persone alla libertà e alla protezione dei loro diritti.
Questo assomiglia a una discussione sul valore dell'eguaglianza. [..] Le tre teorie [..] concordano che le pretese morali di tutte le persone sono, a un livello sufficientemente astratto, le stesse, ma sono in disaccordo su quali esse siano. [Nagel, 2001, p. 111]

1.01

L'eguaglianza morale dell'utilitarismo è una sorta di regola di maggioranza: gli interessi di ogni persona contano una volta, ma certi possono pesare meno di altri. Non è veramente una maggioranza di persone a determinare il risultato, ma una maggioranza di interessi convenientemente soppesati per intensità. [..] Thomas Scanlon ha sostenuto che qualunque principio distributivo, utilitarista o egualitario, deve far uso di qualche criterio oggettivo di interesse, bisogno o urgenza, distinto da una semplice preferenza soggettiva per il rifiuto di conseguenze inaccettabili. [Nagel, 2001, p. 112]

1.01

è abbastanza strano che l'egualitarismo sia basato su una concezione dell'eguaglianza più oscura di quella delle due teorie meno egualitarie. Esso impiegna una versione molto più ricca del punto di vista di ogni persona di quanto non faccia una teoria dei diritti. Sotto quest'aspetto è più affine all'utilitarismo. Assomiglia all'utilitarismo anche formalmente, perchè si applica alla valutazione di risultato piuttosto che di azioni. Ma non combina tutti i punti di vista con un metodo maggioritario. Stabilisce invece un ordine di priorità tra i bisogni e dà la preferenza ai più urgenti. Sotto quest'aspetto è più affine a una teoria dei diritti. [Nagel, 2001, p. 116]

1.01

Uno dei problemi posti dallo sviluppo di questa idea è la definizione dell'ordine di priorità [..] la caratteristica essenziale di un sistema di priorità egualitario è che esso considera il miglioramento del benessere di chi sta peggio come più urgente del miglioramento del benessere di chi sta meglio. [Nagel, 2001, p. 116]

1.

1.01

Hugo Preuß dice letteralmente: In verità non è allora l'uguaglianza o l'equivalenza politica degli individui il principio democratico fondamentale, bensì al contrario la loro infinita ineguaglianza, disparità e diversità politiche (Reich und Länder, p. 42) [Schmitt, p. 115]

1.01

cfr. le argomentazioni di Max Weber nel suo saggio del 1917 Wahlrecht und Demokratie in Deutschland [Sistema elettorale e democrazia in Germania, in Scritti politici, Donzelli, 1998, p. 64]: Dal punto di vista puramente politico non un mero caso il fatto che oggi si faccia strada dappertutto il 'suffragio universale a base di cifre'. Infatti questa universalità del voto corrisponde nella sua natura 'meccanica' all'essenza dello Stato odierno [..] Ciò non ha ovviamente nulla a che vedere con una teoria di qualche 'uguaglianza' naturale degli uomini. Secondo il suo senso al contrario, costituisce un certo contrappeso alle diseguaglianze sociali create non da qualità naturali, bensì da condizionamenti sociali spesso nel più stridente contrasto con quelle, alle diseguaglianze cioè per niente fondate su diversità naturali, ma su inevitabili distinzioni provocate dal portafoglio. Questa frase in sé contraddittoria di Max Weber è essenzialmente diversa dall'interpretazione puramente librale di Hugo Preu&szilg;. Non c'è alcuna democrazia senza uguaglianza sostanziale [Schmitt, p. 115]

1.01Occorre distinguere fra limitazione della disuguaglianza e limitazione della povertà attraverso misure di sostegno minime. La limitazione della disuguaglianza può non essere sufficiente a limitare la povertà.

Equità

01gr. ἐπιείκεια (epiekeia), lat. aequitas, equity, Billigkeit, équité, equidad

02a) indulgenza in senso giuridico b) il termine greco ἐπιείκεια andrebbe tradotto con convenienza o con adattamento. L'equità ha l'obiettivo di produrre un assetto armonioso all'interno dei rapporti sociali (Aristotele)

Bibliografia

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