L'uomo e le sue passioni

L'idea che il controllo delle proprie passioni sia per l'uomo una qualità da ricercare è certamente molto antica, e ritorna costantemente in ogni epoca negli scritti dei moralisti.

La formulazione che ne dà Baltasar Gracián nella massima ottava de Oráculo manual y arte de prudencia ha, però, una particolarità che la distingue dalle altre.

Non vi è in essa una condanna della passione in quanto tale, semplicemente la passione non deve ostacolare l'attività dell'uomo e pregiudicarne l'immagine publica. Si tratta, in un certo senso, di un controllo delle passioni puramente strumentale al mantenimento della propria reputazione.

Ma vi è di più, l'uomo può lasciarsi possedere dalle proprie passioni purché mantenga il controllo delle proprie azioni e del proprio comportamento. Ovvero, anche qualora la passione s'impadronisca della persona non deve pregiudicare il suo oficio

Si può, ad esempio, porre, oggi, la massima del Gracián a fondamento della pratica BDSM.

L'Uomo, che non si appassiona giammai

Questo è il contrassegno dell'animo più sublime a, innalzandosi l'uom per questo mezzo sovra le qualità comuni. Non v'è più gran Signoria di quella di se stesso, e delle sue passioni b. Questa è il trionfo del nostro libero arbitrio. Se mai la passione diventa Padrona dell'animo, ciò sia senza punto pregiudicare all'ufizio, principalmente, s'egli è grande, e questa è la maniera di risparmiarsi i travagli, e fastidi, e di montare ad alta reputazione c.
a Niuno argomento è più certo della grandezza dell'animo di un uomo, che il non appassionarsi per qualunque cosa succeda. Nullum esse argumentum magnitudinis certius, quam nihil posse, qui instigeris accidere. Sen. nel lib. I * de Ira. Un animo sublime vive sempre quieto, e composto: Sublimis animus quietus semper, et in statione tranquilla collocatus. Nel lib. 3, de Ira.
b Siccome al contrario non vi ha schiavitù più insoffribile, nè più difficile a superarsi di quella delle passioni. Haec est assidua servitus, et ineluctabilis per diem, ac noctem aequaliter premens. Sibi servire gravissima servitus est. Sen. nel lib. 3. delle quest.nat. E nel lib. de Mor. chiama uom forte colui che vince il nemico: più forte chi vince la cupidigia; e fortissimo chi vince se stesso: fortis qui hostem: fortior qui cupiditatem: fortissimus qui se ipsum vincit. Regium, dice Cicerone, ita vivere, ut non modo homini nemini, sed ne affectui quidem ulli servias, Pro Sylla. Onde Alfonso Re di Aragona stimava, non convenire il comando degli uomini a colui, che non sa comandar alle proprie passioni.
c Quod desideras autem magnum et summum est, Deoque vicinum non concuti. Senec. nel c. 2 de Tranquill. anim.

L’homme qui ne se passionne jamais

C’est la marque de la plus grande sublimité d’esprit, puisque c’est par là que l’homme se met au-dessus de toutes les impressions vulgaires. Il n’y a point de plus grande seigneurie que celle de soi-même, et de ses passions. C’est là qu’est le triomphe du franc-arbitre. Si jamais la passion s’empare de l’esprit, que ce soit sans faire tort à l’emploi, surtout si c’en est un considérable. C’est le moyen de s’épargner bien des chagrins, et de se mettre en haute réputation.

Hombre inapassionable,

prenda de la mayor alteza de ánimo. Su misma superioridad le redime de la sugeción a peregrinas vulgares impressiones. No ai mayor señorío que el de sí mismo, de sus afectos, que llega a ser triunfo del alvedrío. Y quando la passión ocupare lo personal, no se atreva al oficio, y menos quanto fuere más: culto modo de aorrar disgustos, y aun de atajar para la reputación.
MP