Intellettuali, borghesia e stupidità

Michel Foucault
La società punitiva. Corso al Collège de France (1972-1973)
Feltrinelli, Milano, 2016

Un pre-testo. Mi riferisco ad un frammento della Lezione tenuta al College de France il 28 febbraio 1973. Nona lezione del corso 1972-73

La classe come effetto dell'organizzazione

Una premessa per contestualizzare il discorso.

Questa caratterizzazione della classe dei lavoratori come oggetto privilegiato della trasformazione penitenziaria per l'integrazione in un patto sociale costituisce il giunto ideologico, pre-istituzionale, che renderà accettabile tutta l'organizzazione del sistema penale e penitenziario.

L'organizzazione (del sistema penale e penitenziario) è il soggetto. L'organizzazione prevale, il sistema è un effetto dell'organizzazione. Penale e penitenziario sono semplici specificazioni del sistema. La classe dei lavoratori: l'oggetto. La classe prevale, i lavoratori sono in quanto classe. La trasformazione, il patto sociale, il giunto ideologico: i complementi.

Foucault propone l'esempio di un contrabbandiere di sale, tale Montagne, che si presenta come un intruso nel sistema del lavoro borghese. Con la nuova classe, la borghesia, avviene la trasformazione di un illegalismo tollerato [tollerato nell'Ancien régime perché necessario] in un delinquente mostruoso. Un lavoratore a tutti gli effetti, poiché contrabbandare il sale comporta, in ogni caso, fatica, che non è più riconosciuto come lavoratore. Un lavoratore che non appartiene più alla classe del lavoratori questo è il delinquente.

Ma, la figura di Taurin Montagne è ambigua, difficilmente tratteggiabile senza gli scritti apocrifi prodotti dall'apparato giudiziario.

La justice avait besoin de ces apocryphes pour se fonder en vérité. Ses décisions étaient ainsi entourées de toutes ces «preuves» posthumes. Il arrivait aussi que des récits de crimes et de vies infâmes soient publiés, à titre de pure propagande, avant tout procès et pour forcer la main à une justice qu'on soupçonnait d'être trop tolérante. Afin de discréditer les contrebandiers, la Compagnie des Fermes publiait des «bulletins» racontant leurs crimes: en 1768, contre un certain Montagne qui était à la tête d'une troupe, elle distribue des feuilles dont le rédacteur dit lui-même : On a mis sur son compte quelques vols dont la vérité est assez incertaine...; on a représenté Montagne comme une bête féroce, une seconde hyène à laquelle il fallait donner la chasse; les têtes d'Auvergne étant chaudes, cette idée a pris. 1

Il giunto ideologico fra il vecchio ed il nuovo è rappresentato agli occhi di Foucault da Guy Jean-Baptiste Target, illustre avvocato e legislatore, che accosta ai grandi riformatori.

On fait gloire aux grands «réformateurs» — à Beccaria, Servan, Dupaty ou Lacretelle, à Duport, Pastoret, Target, Bergasse, aux rédacteurs des Cahiers ou aux Constituants — d'avoir imposé cette douceur à un appareil judiciaire et à des théoriciens «classiques» qui, tard encore dans le XVIIIe siècle, la refusaient, et avec une rigueur argumenté.

Nella lezione del 28 febbraio Foucault cita per esteso Target.

Target, uomo di legge dell'Ancien régime, incaricato di elaborare, tra il 1802 e il 1804, il primo progetto di codice penale, poi ripreso nel 1808. Nella sua presentazione si trova esplicitamente formulata la maggior parte delle effettive operazioni che la legislazione penale metterà in atto successivamente:

Supponete una grande regione la cui immensa popolazione è formata, per cosi dire, da popoli diversi che hanno in comune soltanto l'autorità centrale, e che si suddivide in innumerevoli classi, alcune più illuminate, perfezionate dall'educazione, addolcite dalla socievolezza, nobilitate dai sentimenti morali; altre degradate dalla miseria, avvilite dal disprezzo e invecchiate tra abitudini di vecchia data o crimini o colpe; ogni giorno si vedrà il penoso contrasto tra le virtù più rispettabili e i vizi più ignobili. Lì, accanto all'elevatezza del coraggio, della generosità, dell'eroismo, si faranno notare con disgusto l'egoismo, l'insensibilità, l'abiezione e l'atrocità stessa. Lì anime dure, rinsecchite, scontrose, prive di idee morali, obbediranno soltanto alle loro rozze sensazioni; la pigrizia, la dissolutezza, l'avidità, l'invidia appariranno come nemiche inconciliabili della saggezza e del lavoro, dell'economia e della proprietà. Lì pulluleranno delitti e crimini di ogni specie, non tanto nella massa della nazione quanto nella feccia di questa schiera estranea al carattere generale, che si è formata accanto al vero popolo con la forza delle circostanze e delle abitudini accumulate nel corso dei secoli. Quasi sempre, per una nazione del genere, le pene devono essere commisurate alla natura di questa razza imbastardita, che è la fucina dei crimini, e la cui rigenerazione si lascia a malapena intravedere anche dopo un lungo numero di anni del governo più avveduto.

E lo commenta così:

In questo testo si nota innanzitutto l'assimilazione tra l'illegalista e il nuovo personaggio del delinquente, che costituisce con il suo seguito — una popolazione straniera. In secondo luogo, una popolazione che è straniera in quanto selvaggia: imbastardita e primitiva al tempo stesso, degenerata e attaccata alla natura e agli istinti. Questo carattere di selvatichezza è determinato dall'immoralità: il selvaggio, portatore nella sua primitività della morale allo stato puro, è scomparso, ora la selvatichezza si manifesta con l'immoralità. In terzo luogo, rispetto a queste classi contrapposte, il potere politico è definito come un arbitro. La funzione del potere si definisce in rapporto allo scontro fra le classi e per proteggere una classe contro l'altra. Infine, l'idea di una rigenerazione di questa classe primitiva e imbastardita tramite l'intervento del potere politico e la sorveglianza costante permette di articolare la teoria del delinquente come nemico sociale con la pratica della correzione.

[La funzione del potere borghese si definisce in rapporto allo scontro fra le classi. Ma le classi sono un effetto dell'organizzazione borghese, quindi il potere... con quel che segue]

Ritorna ancora sull'importanza che attribuisce a questo autore.

Se ho insistito su questo testo, sul carattere preliminare dell'operazione ideologica come condizione di accettabilità di alcune operazioni, è per diverse ragioni. a Innanzitutto è un testo di una straordinaria lucidità.

Le poste in gioco della lotta politica

Immediatamente dopo con un imprevedibile e straordinario scarto di lato [la mossa del cavallo], si passa, senza soluzione di continuità, dalla straordinaria lucidità di Target, alla stupidità della borghesia, per concludere con la stupidità degli intellettuali.

Si è sempre abituati a parlare della "stupidità" della borghesia, ma mi chiedo se il tema della stupidità borghese non sia un tema per intellettuali b: quelli che si immaginano che i commercianti siano ottusi, gli uomini con i soldi siano cocciuti e gli uomini di potere ciechi. Contrariamente a questa credenza, invece, la borghesia è di un'intelligenza notevole. La lucidità e l'intelligenza di questa classe che ha conquistato e conservato il potere nelle condizioni che sappiamo producono certo degli effetti di stupidità e di accecamento, ma dove se non appunto nella massa degli intellettuali? Gli intellettuali si possono definire come coloro su cui l'intelligenza della borghesia produce un effetto di accecamento e di stupidità. c

Nel commento Bernard Harcourt aggiunge:

Il corso del 1973 è animato da un'indignazione, quasi una collera, contro coloro che disconoscono le poste in gioco della lotta politica.

Questa indignazione alimenta una militanza espressa attraverso il corso del 1973 e qualche mese dopo si ritroverà nelle conferenze di Rio su La verità e le forme giuridiche, in cui si riflette anche la corrispondenza, in Foucault, tra teoria e impegno politico. A Rio il tema della cecità (degli intellettuali) sarà direttamente legato a quello che egli chiamerà il grande mito occidentale dell'antinomia tra sapere e potere, e più in generale alla questione della verità. Questo grande mito va liquidato, dichiara Foucault nel maggio 1973. È questo mito che Nietzsche ha cominciato a demolire, mostrando [..] che dietro ogni sapere, dietro ogni conoscenza, ciò che è in gioco è una lotta di potere. Il potere politico non è assente dal sapere, è ordito con esso." 34 Sono parole forti - "liquidare", "demolire" - che sollevano molte questioni sugli effetti dell'accecamento, sulla loro relazione con la verità, e in particolare sull'importante ma delicato ruolo dell'intellettuale. In un'intervista con Deleuze, il 4 marzo 1972, Foucault aveva precisato che "il ruolo dell'intellettuale [..] è [..] di lottare contro le forme di potere là dove è al tempo stesso il loro oggetto e strumento: nell'ordine del 'sapere', della 'verità', della conoscenza, del 'discorso"'. 35 Quindi, per smantellare il grande mito occidentale, per liquidare questa illusione, nel corso del 1973 Foucault si propone di analizzare nel dettaglio la produzione di questo regime di verità — la forma-prigione, la forma-salario all'interno della società disciplinare contemporanea.

A questo punto inevitabili, almeno per me, alcuni rimandi: La stupidità è mortale; Nozick (il link verrà, forse); Benvenuti nell'ipermeritocrazia.

Il non-detto

Ancora uno scarto di lato (nella mente di Foucault): dall'accecamento (la stupidità) degli intellettuali al non-detto del testo che non dice nulla.

Successivamente, tutto ciò che accade in questa messa a punto del sistema penale è stato detto: il principio di un'analisi in forma di ricerca del non-detto non è forse la caratteristica di coloro che non sono capaci di vedere dove sta il cinismo effettivo della classe al potere? Nessun bisogno del silenzio del non-detto per farvi precipitare l'intelligenza, la profondità dell'interprete che troverebbe quello che gli altri non hanno potuto dire. In realtà gli altri hanno sempre detto [tutto]. Il problema, quindi, non è di andare a cercare nelle lacune di un testo la forza o l'effetto di un non-detto. 19 Questo implica, inoltre, che non si andrà mai a cercare questo detto, questo cinismo e questa intelligenza fra i testi di un autore, o dentro un'opera. d Se la borghesia sembra stupida, è perché cerchiamo le tracce della sua intelligenza o della sua stupidità in quella categoria di discorsi particolarmente scolarizzati che si chiamano le opere degli autori, [i] testi. Tutte queste categorie - autori, scrittori, opere, testi - sono ciò che la scolarizzazione della società ha isolato rispetto alla massa attiva, strategica dei discorsi. Un testo è un discorso che ha perso il suo contesto e la sua efficacia strategica. Un'opera è un discorso riconducibile da una parte a un autore e dall'altra ai significati impliciti di un non-detto.

I testi, le opere degli autori [della borghesia] non dicono nulla. Il non detto [della borghesia] è presente nei discorsi [della borghesia], nelle realizzazioni concrete [della borghesia].

Funzione strategica del discorso

Vediamo ora dove va a parare il ragionamento.

"La borghesia è stupida', "le cose non vengono dette", "l'importante sono le opere" - queste tre proposizioni a dominano l'analisi testuale che bisogna abbandonare. Dire che le cose sono dette significa ammettere il principio del cinismo della borghesia e misurare l'ampiezza del potere contro cui si lotta. Ammettere che l'importante sono i discorsi vuol dire ricollocare il discorso là dove effettivamente è possibile attaccarlo: non nel suo senso, non per quello che non dice, ma a livello dell'operazione che è grazie a esso, vale a dire nella sua funzione strategica, allo scopo di disfare quello che il discorso ha messo in piedi. Trascuriamo quindi le opere, i testi, e studiamo piuttosto i discorsi nelle funzioni o nei campi strategici in cui hanno prodotto i loro effetti.

Il fuori-testo

Il manoscritto, riportato in nota dal curatore, conclude in modo diverso.

Perché in effetti, dal punto di vista delle opere, da cui è assente, perlomeno in quanto borghesia, e in prima analisi, essa è stupida, muta e ostinata. Ma se vogliamo vederla all'opera, nel foro delle sue decisioni, nella sua agilità strategica, nella formazione ininterrotta del suo sapere, allora bisogna ricorrere al fuori-testo. È nel fuori-testo [che] tutto si gioca, si dice e si vede. Nel testo, dorme, si nasconde; non si dice. E normale che la ricerca del non-detto sia in definitiva la grande modalità di analisi del testo. [Che diventa] alla fine interpretazione. L'analisi del fuori-testo, invece, ha il compito di fissare la funzione e il ruolo strategico dei discorsi nelle lotte. In che modo sono legati ad alcune operazioni che essi permettono, o di cui fanno parte, o di cui sono una conseguenza.
Opporre la serie 'testo - non-detto - interpretazione' alla serie 'fuori-testo - atto discorsivo - strategia'. Ciò permette di individuare le posizioni, le alleanze, i blocchi, i punti di forza e di debolezza. In breve di fare una critica che faccia immediatamente parte delle lotte, Fare quindi una storia 'fuori testo' della morale. 20

Dal non-detto del testo [Leo Strauss] al fuori-testo [Derrida].

MP

Bibliografia

Michel Foucault
- La società punitiva. Corso al Collège de France (1972-1973) , tr. Deborah Borca e Pier Aldo Rovatti, Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano, 2016
- La société punitive. Cours au College de France 1972-1973, édition établie sous la direction de François Ewald et Alessandro Fontana, par Bernard E. Harcourt, Seuil-Gallimard, Paris, 2013