Margini di Alain «Lotta di classe»

E' in assoluto difficile trovare pagine così dense di concetti e nello stesso tempo così chiare ed illuminanti, come quella di Alain, che mi propongo di porgere alla vostra attenzione.

01Siamo nell'aprile 1932. Alain commenta il capitolo quarto della Fenomenologia dello Spirito. Nel 1931 la celebrazione del centenario della morte di Hegel è occasione per una riattualizzazione del pensiero di hegeliano. Anzi si può parlare di rinascita hegeliana in Francia alla quale partecipano non solo gli addetti ai lavori, ma anche gli artisti, come Mallarmé, Breton ed i Surrealisti. Tra i filosofi il primo ad occuparsi di Hegel, è Jean Wahl con il saggio Le malheur de la conscience dans la philosophie de Hegel. Alexandre Koyré partecipa alla celebrazione del centenario con ben tre saggi e nell'anno accademico 1932-33 dell' École Pratique des Hautes Études all'interno del seminario sulla Storia delle idee religiose nell'Europa moderna, gli dedica una conferenza. Come è noto nell'anno seguente e nei successivi, dal 1933 al 1939, quello stesso corso venne tenuto da Alexandre Kojève che li dedica interamente al commento della Fenomenologia dello Spirito. Possiamo dire che il pensiero di Hegel in quegli anni a Parigi era nell'aria ed è naturale che anche Alain vi posasse la sua riflessione.

02Alain utilizza,in modo del tutto libero, la figura centrale del quarto capitolo della Fenomenologia dello Spirito per una lettura inconsueta della lotta di classe. Al tema particolare, del rapporto del lavoratore con l'ideologia social-comunista [di cui non trattiamo ed in cui Alain prende posizione a favore del sindacato e contro il partito: il sindacato è dalla parte del reale, il partito è dalla parte della parola], si incrocia il tema ben più universale del rapporto dell'uomo con la parola. Trattazione che peraltro oscura quanto è sotteso alla parola: il desiderio. Come è noto l'inganno attuato attraverso la parola avviene mercé il desiderio.

e l'opposizione tra padrone e schiavo si sviluppa in modo che il padrone perde ogni pensiero reale e lo schiavo al contrario crea ogni pensiero reale. Perché? Perché ogni pensiero reale si forma nell'azione contro la cosa, azione che è lavoro, mentre l'azione contro l'uomo, che è il lavoro del padrone, è necessariamente mitologica.

03Il pensiero concreto si forma - dice Alain - nell'azione contro la cosa, mentre ogni azione contro l'uomo è per sua natura mitologica. La paura della morte, su cui è fondato il potere del padrone, è un mito, trasmesso dalla parola. Tutti gli uomini che utilizzano la parola per ottenere da altri uomini il soddisfacimento dei propri bisogni materiali sono quindi maghi e mitologi. Questo è il tema a cui Alain dà una lucentezza assoluta.

Un poliziotto non si guadagna la vita, un militare non si guadagna la vita, un professore non si guadagna la vita, queste specie sono nutrite, vestite, riparate, riscaldate da altri uomini. Osservate quello strano lavoro che consiste nello spiare, nel forzare, nel persuadere l'uomo; voi comprenderete che questo lavoro non nutre. Ma dico di più questo lavoro non istruisce. Perché? Perché l'oggetto antagonista è qui il simile che risponde con dei pensieri. E l'umanità che risponde con dei pensieri è l'antico ingannatore il padre di tutte le religioni. Per esempio il fanciullo è mago e mitologo finché ottiene il suo nutrimento con delle urla. Seguite l'idea con pazienza essa conduce lontano.

04 Che un poliziotto non si guadagni la vita, siamo forse tutti d'accordo. Questo giudizio ovviamente non riguarda i poliziotti per i quali l'altro uomo è solo una cosa, da padroneggiare, ma per chi usa la parola come ordine e comando non ci sono dubbi.

05 Invece ci sembra, a prima vista, una espressione forte, per chi usa la parola come strumento di pensiero, come Alain stesso, affermare che il lavoro del professore non insegni! Ma se riflettiamo ed epochizziamo questa espressione, considerandola in senso assoluto, essa ci appare molto più fondata. Tutti sappiamo che lo psicoanalista non risponde alle domande. Tutto il lavoro che l'uomo fa attraverso la parola rivolta all'altro uomo è costruito su una ambiguità radicale ed ineliminabile. Ogni risposta non può che essere un détournement. Questo è quello che Alain non dice esplicitamente, ma rende ragione delle sue affermazioni. Il punto è, sembra così in ogni caso, che abbiamo bisogno e non possiamo fare a meno di queste menzogne.

Postilla

06 Ciò di cui parla Alain è la parola, per conseguenza finché la nostra parola ottiene il suo effetto anche noi siamo maghi e mitologi... ma le parole di Alain significano anche un'altra cosa, che non c'è risposta... se non fuori bersaglio!

MP

Bibliografia

Alain (Émile Auguste Chartier, 1868 - 1951)
- Lutte des classes, in Propos, Gallimard, Paris, 1956, vol. I, pag. 1073