Menenio Agrippa e il principio di differenza

La formulazione definitiva proposta da Rawls del secondo principio di giustizia, altrimenti detto principio di differenza, è la seguente:

Le ineguaglianze economiche e sociali devono essere:
a) per il più grande beneficio dei meno avvantaggiati, compatibilmente con il principio del giusto risparmio
b) collegate a cariche e posizioni aperte a tutti in condizioni di equa eguaglianza di opportunità

Il principio di differenza dice che la diseguaglianza nelle aspettative di vita fra gli individui (l'imprenditore e l'operaio ad esempio) è giustificabile soltanto se questa differenza di aspettative va a vantaggio di chi ha le aspettative di vita peggiori.

Ne segue che: se, in una data condizione di disuguaglianza, le condizioni di vita di chi sta peggio peggiorano, devono peggiorare anche le condizioni di chi sta meglio finché non sia raggiunto un punto di sella a partire dal quale non migliorino spontaneamente le condizioni di vita di chi sta peggio.

Come è noto esistono delle alternative alla condizione newtoniana di moto uniforme posta da Locke.

Il riequilibrio - in questo caso il ripristino - delle differenze può essere ottenuto aumentando l'efficienza del lavoro (come diceva Keynes, se i salari aumentano gli imprenditori diventano più intelligenti), facendo un colpo di stato, inventandosi una guerra, etc.

La formulazione rawlsiana del principio di differenza, posta alla base di A Theory of Justice, deve essere contestualizzata al periodo storico, gli anni sessanta del novecento, in cui è stata concepita. Ne segue che, la teoria della giustizia come equità è il tentativo di giustificare, secondo i criteri della razionalità ordinaria, l'esistenza della disuguaglianza sociale nella società americana della seconda metà del XX secolo: in questo senso è la versione aggiornata dell'apologo di Menenio Agrippa.

L'artificio retorico della original position e del veil of ignorance segnala precisamente che la decisione morale è possibile in politica solo a condizione che si ignorino le situazioni empiriche nelle quali operano i soggetti, solo a condizione che ciascuno ignori la propria identità e, assieme ad essa, la propria situazione di diseguaglianza e di dipendenza. Ed è questa la condizione perché si possa assumere l'universale negoziabilità degli antagonismi sociali, perché anche 'i meno favoriti' - come nell'apologo di Menenio Agrippa - legittimino le istituzioni di autorità, si sentano membra dello stesso corpo e si dispongano spiritualmente alla cooperazione sociale entro un regime giusto e democratico.

Ma, proprio per questo, ne rappresenta il punto di crisi. Il contratto sociale che ha regolato la società americana al momento della pubblicazione di A Theory of Justice, si sta già sgretolando. Attraverso la finanziarizzazione dell'economia la nuova élite culturale ritiene di poter esercitare il potere direttamente, senza altri condizionamenti che non siano il proprio limitato tornaconto ed ha già disdetto unilateralmente il contratto sociale.

MP

Bibliografia

John Rawls
- Una teoria della giustizia, tr. Ugo Santini, pref. Sebastiano Maffettone, Feltrinelli, 2008