Filosofia della cronaca

2. La meretrice c'era una volta

2.01Il filosofo, nel chiuso della sua stanza, mentre sta scrivendo una Scienza dell'esperienza della coscienza, ode in lontananza il rumore dei cannoni e comprende immediatamente che l'Anima del Mondo è arrivata a pochi chilometri dalla sua casa. Così, dinanzi al filosofo, la Storia si compie: attraverso la soppressione - dialettica tanto del Signore quanto del Servo e la sintesi costituita dall'Uomo integrale, il Cittadino dello Stato universale e omogeneo, creato da Napoleone È noto, la Storia finisce a Jena il 14 ottobre 1806.

La scomparsa dell'Uomo alla fine della Storia non è una catastrofe cosmica: il Mondo resta quello che è da tutta l'eternità. E non è nemmeno una catasfrofe biologica: l'Uomo resta in vita come animale che è in accordo con la Natura o con l'Essere dato.

2.02Al compiersi della Storia si accompagna l'avvento delle grandi metanarrazioni ideologiche, dove la legittimazione delle istituzioni diventa il fine di una narrazione di secondo ordine:

legittimando il sapere attraverso una metanarrazione, che implica una filosofia della storia, si è portati a interrogarsi sulla validità delle istituzioni che governano il legame sociale: anch'esse richiedono una legittimazione. La giustizia diviene in tal modo il referente di una grande narrazione, allo stesso titolo della verità.

2.03Ma già negli scritti dell'ultimo filosofo che ha cercato nel tempo la ragione dell'essere, fanno la loro comparsa, come elementi incongrui, se non proprio aberranti, del sistema: la chiacchiera, la curiosità, la quotidianità, il Si impersonale del Si-dice, che sono anche gli elementi di cui si compone il discorso proprio della cronaca. Non c'è ancora, in Heidegger, la piena consapevolezza della cronaca come discorso autonomo, che pure necessita di un fondamento ontologico che mira all'autenticità.

2.04Nell'epoca della fine della storia la meretrice c'era una volta ha perso il suo fascino. Prevale a livello planetario una tendenza alla marginalizzazione della storia *. Lyotard sancisce così la fine delle grandi narrazioni unitarie: postmoderna è incredulità nei confronti delle metanarrazioni. La cronaca sostituisce la storia anche nei riguardi delle istituzioni.

Le metanarrazioni onniesplicanti, teleologiche sono finite da tempo, lo sappiamo. Sembra essersi tuttavia accentuato il bisogno di metanarrazioni 'puntuali', sostituibili anche il giorno dopo, smentite dai poteri stessi il giorno dopo [..] La narrazione - la cronaca - di avvenimenti innegabilmente avvenuti, e la 'rivelazione' da parte dei poteri - a distanza di tempo, sempre meno tempo - delle loro responsabilità, non suscitano invece nessuna reazione apparente.

2.05La narrazione di ciò che è accaduto prima, il racconto mitologico nel quale si costruisce la storia attraverso i suoi personaggi, non ha più nessun interesse per l'uomo contemporaneo ed è stata sostituita dal racconto in tempo reale di ciò che sta accadento in questo momento qui o altrove. Nel mondo post-storico il tempo, l'altrove della storia, è stato sostituito dall'altro luogo; la dimensione spaziale sincronica sostituisce la dimensione temporale diacronica. Viviamo nel presente, l'eterno presente intemporale (atemporale) della cronaca.

L'uomo nato in opposizione al dato naturale [..] sopprime dialetticamente la propria esistenza temporale, storica e diviene egli stesso estensione o spazio.

2.06La cronaca, nella sua nudità, ci dice molto di più, sulla realtà del mondo, delle ideologie che hanno sostituito le narrazioni storiche. Parallelamente assistiamo allo svuotamento della forma romanzo, nel momento stesso in cui essa è ridotta a semplice riflesso della cronaca letteraria. Rimane, come possibile, l'autobiografia, ovvero la narrazione del proprio immaginario personale, l'unica storia autentica: dai Denkwürdigkeiten eines Nervenkranken di Daniel Paul Schreber a Known and Unknown: A Memoir di Donald Rumsfeld, per citare alcuni esempi. Tenendo però a mente quanto si grida Proust:

Vous pouvez tout raconter - s'ecrie-t-il - mais a condition de ne jamais dire: je.

2.07Rimane viva anche la storia dei contratti, quella che consente di accertare la validità della successione nell'acquisizione dei titoli di proprietà, non più in senso epico - mitologico (storia delle conquiste) bensì in senso contabile.

2.08 La cronaca rappresenta, di fronte alla storia, il molteplice, l'opinione. Cronaca è l'evento che esce dall'ordinario pur rimanendovi, perché inadeguato a fondare una storia. L'impossibilità di fondare una storia propria della contemporaneità, come riflesso della storia passata, fa sì che la cronaca sia l'unico accesso ad una reale comprensione della contemporaneità.

2.09 Infine potremmo chiederci come funziona l'operazione di porre domande nell'interpretazione di ciò che riguarda il fatto cronaca.

Bibliografia

Andrea Bajani
- [2002] Scrivere sul fronte occidentale, Feltrinelli, Milano
Giorgio Barberis
- [2001] Alexandre Kojève, Hegel, Marx e la fine della storia sta in «Teoria politica», 2001, n. 3
Robin George Collingwood
- [1955] Autobiografia, tr. Giampaolo Gandolfo, Neri Pozza, Venezia
Benedetto Croce
- [1989] Teoria e storia della storiografia, a cura di Giuseppe Galasso, Adelphi, Milano
André Gide
- [] Journal, Gallimard, Paris
Martin Heidegger
- [1969] Essere e tempo, a cura di Pietro Chiodi, UTET, Torino
Alexandre Kojève
- [1996] Intoduzione alla lettura di Hegel, a cura di Gian Franco Frigo, Adelphi, Milano
Jean-François Lyotard
- [] La condizione postmoderna, Milano, Feltrinelli
Robert Nozick
- [2000] Anarchia, stato e utopia, tr. Giampaolo Ferranti, Saggiatore, Milano