Filosofia della cronaca

1. Cronaca e storia

1.01Molti libri sono dedicati allo studio della storia, alla storiografia ed anche alla filosofia della storia. Non ne conosco alcuno che sia dedicato ad una specifica riflessione sulla cronaca, eppure noi non viviamo più nella storia, neppure nella storia contemporanea, ma siamo immersi nella cronaca. A dispetto del titolo il nostro compito è modesto, in quanto non abbiamo ambizioni di sistematicità, che sono fuori dalla nostra portata e dalla nostra volontà. Ci contentiamo di stabilire connessioni, lasciandoci guidare da alcune intuizioni, che richiamano un ulteriore lavoro di verifica.

1.02Alla parola cronaca si danno almeno due significati, il primo tecnico è definito sinteticamente dal Grande dizionario della lingua italiana del Battaglia:

forma di narrazione storica, tipica del Medioevo, che segue il criterio cronologico, descrivendo anno per anno, con minuzia e precisione, eventi che in genere riguardano soltanto una città o una regione, e di cui il cronachista è stato testimone oculare (differisce dalla storia perché non si fonda su un criterio di valutazione e di critica, non considerando né le cause, né le interferenze, né le ripercussioni degli avvenimenti descritti)

1.03A questo significato si riferisce Benedetto Croce quando dice la che la storia è la storia viva e la cronaca la storia morta, avvertendo però, il che complica un po le cose, che è:

storia persino quella, che noi saremmo ora di solito disposti a leggere come cronaca, del monaco cassinese, che, per esempio segnava: 1001. Beatus Dominicus migravit ad Christum. 1002. Hoc anno venerunt Saraceni super Capuam. 1004. Terremotus ingens hunc montem exagitavit, ecc. [..] Il che non toglie che, per lo stesso monaco cassinese, quella storia poté atteggiarsi a cronaca, quando ne trascriveva le fredde formole senza più rappresentarsene e pensarne il contenuto.

1.04Ne segue che, secondo Benedetto Croce, la differenza fra cronaca e storia si ridurrebbe al modo in cui il soggetto vive e si rappresenta l'oggetto della storia.

1.05Il secondo significato, riportato dal Battaglia, è questo:

Parte dei giornali quotidiani in cui si descrivono gli avvenimenti più importanti della vita cittadina nei vari settori (arte, letteratura, politica, sport, teatro, moda, ecc.)

1.06Si può notare come in entrambe le definizioni il termine cronaca sia riferito alla forma della narrazione: una minuziosa elencazione degli avvenimenti nel caso del codice monacense, una più o meno brillante descrizione giornalistica nel caso dell'articolo scritto per la pagina mondana del quotidiano.

1.07 Nel linguaggio ordinario, invece, la cronaca non viene riferita soltanto alla forma bensi anche al contenuto della narrazione. L'oggetto della narrazione cronachistica è l'evento anomico, il fatto che interrompe bruscamente la quotidianità. Considerata in questo senso la cronaca ha sempre una struttura oggettivabile, che non può essere annullata, contrariamente a quello che pensa Croce, solo perché non è più pensata, ma solamente ricordata nelle astratte parole, che erano un tempo concrete e la esprimevano.

1.08Certo nei fatti la cronaca non è la realtà viva, ma qualcosa di riportato da un osservatore più o meno interessato e non sempre obiettivo, e non è neppure storia propriamente detta. Se rileggiamo i quattro volumi dei magistrali Aneddoti di varia letteratura, dove troviamo molta cronaca e ben poca storia, la distinzione operata da Croce ci appare intrinsecamente ambigua.

1.09I fatti di cui la cronaca ci dà conto, pur nella loro banalità, sono più difficili da comprendere e da spiegare dei fatti della storia. Se la gloria sembra essere un movente adeguato dei fatti storici, non lo è dei fatti di cronaca, dove opera una regressione all'animalità, che evoca una ratio in cui è in gioco qualcosa di molto più antico della gloria: la natura.

1.10Ciò che viene dato, nella cronaca, è l'assoluta determinazione della soggettività umana, che si manifesta in essa spietatamente. Diversamente dalla storia, dove il dato è sempre glorioso la cronaca si svela come fallimento del soggetto. Lo sforzo della filosofia della cronaca deve essere quello di cogliere lo specificamente umano nell'atto dove la decisione si costituisce come fedeltà dell'esistente a sé stesso.

1.11Narratologicamente la storia finisce sempre bene, alla fine il buono vince sempre, anche perché è lui a scrivere la storia, al contrario la cronaca, che viene scritta da un altro in cui agisce il piacere dell'entomologo, finisce sempre male. Nella narrazione cronachistica affiora e diventa percepibile il piacere della crudeltà gratuita e senza scopo, come nel racconto del mandarino cinese.

1.12La storia è costruita sulle idee di tempo e di progresso. La struttura della cronaca, viceversa, non ha bisogno del tempo e si ripete sempre uguale a sé stessa. Il fatto di cronaca è situabile ovunque, in una dimensione spaziale, indipendentemente dallo scorrere del tempo.

1.13Dal punto di vista ontologico il mondo di Spinoza, dove tutto è eternamente presente, appare leggibile in termini di cronaca e si presta meglio della dialettica hegeliana, che comunque ha lo strano effetto di condurre fuori dalla storia, alla descrizione di un mondo, quello contemporaneo, dove tutto sembra essere riconducibile a cronaca.

1.14Peraltro, apparentemente, nulla distingue la cronaca dalla storia, se non il fatto che gli storici se ne occupino, trasformando, solo per questo motivo, un fatto di cronaca in un avvenimento storico.

Nel 1850 a Stalybridge Wakes, in seguito ad un litigio senza importanza, un venditore di pan pepato fu freddamente linciato da una folla inferocita. Siamo di fronte a un fatto storico? Un anno fa, avrei risposto senza esitazione di no. [..] Un anno fa il dottor Kitson Clark lo ricordò in una delle Ford Lectures da lui tenute ad Oxford. Ciò è sufficiente a trasformare il fatto in un fatto storico? [..] L'esser considerato o meno un fatto storico dipende da un problema di interpretazione. Ciò vale per ogni fatto della storia.

1.15Attualmente il termine cronaca viene utilizzato per lo più in accezioni metaforiche; di seguito intenderemo con esso tanto la presentazione quanto il contenuto; tanto la forma in cui sono presentati quanto la struttura dei fatti a cui si riferisce la narrazione.

Bibliografia

Salvatore Battaglia
- [1964] Grande dizionario della lingua italiana, UTET, Torino
Jacob Burckhardt
- [1958] Sullo studio della storia, tr. Mazzino Montinari, Paolo Boringhieri, Torino
Edward H. Carr
- [1966] Sei lezioni sulla storia, Einaudi, Torino
Benedetto Croce
- [1989] Teoria e storia della storiografia, a cura di Giuseppe Galasso, Adelphi, Milano